venerdì 10 febbraio 2023

Venerdì 10 febbraio 2023: e la neve fece rabbrividire di stupore l’inverno

Martedì la neve della notte ha bussato ai vetri dell’alba ed è penetrata nei miei occhi già colmi di meraviglia e ha gridato nel silenzio della casa addormentata “la neveeeeee” e tutti si sono svegliati e sono corsi a fotografarla. Io, non potendo correre né camminare, inchiodata alle mie gambe fragili sono rimasta incantata a mirarla mentre ho sentito fiorirmi dentro versi di cristalli bianchi di bianco candore nel ricordo dei passati inverni. E oggi, dopo ricerche tra pagine sparse e fogli e note di versi nevosi dimenticati, recuperati, raccolti nella cesta delle poesie, sistemati tra rami secchi e foglie accartocciate, crudelmente cancellati come figli non voluti, ripescati col senso di colpa che ne è derivato, adagiati nuovamente in un letto di rose e ciclamini, permettetemi di riportarli qui come un canto di fiocchi bianchi negli occhi trasognati di Giulietta Masina-Cabiria. E Fellini mi sorride.

Certo, oggi è la giornata del ricordo. Non ho dimenticato. Ma non c’è stata connessione purtroppo al mio computer e non ho potuto fare testimonianza come avrei voluto e dovuto. Ho bisogno di rivedere quanto già scritto e spero di fare in tempo a pubblicarlo tra oggi e domani. Intanto, ecco un soffio di poesia a renderci forse, dopo tanto tragico dolore, nuovamente umani.

Penetra negli occhi stupore

antico di bianche piume 

d'ali d'angeli in volo 

di sogno sbriciolate tra rami

di panna e zucchero filato 

e bicchieri colmi di bianca spuma

e vincotto da mangiare

al fuoco riverberi d'inverno 

        e bracieri accesi 

e racconti come fate in volo 

       e le voci mai lontane 

        fiondate nel cuore

‌                 1956 

di strade bianche percorse 

con passi di scriccioli

infreddoliti e un amore

da vivere piano

 senza far rumore nelle sere 

di geloni e stelle filanti 

e mascherine

danzanti senza domani

da ricordare

      e vivere l'attimo

del batticuore assordante

tra mani di gelo

Tu non c'eri e non ci sarai

visibile agli occhi in un segreto

di bianco cristallo appoggiato 

a un intrico d'alberi bianchi

che vince il buio dell'assenza

presenza di girasoli a distesa

  e Lara e Zivago a perdersi

 nel racconto di braccia protese  

   in un abbraccio sfolgorante 

           di neve a primavera

                   (ricordi?)    

  

 

Mi sorprende l’alba

Con un tappeto di nuvole

Che sfilacciano il cielo

La lampada di Aladino

Il tappeto volante

Alì Babà e i sette ladroni

Danzano tra i miei occhi

Insonnoliti

D’improvviso

Una stella cometa

Fora il tappeto attraversa

Il mio cielo di gabbiani smarriti

E si porta ladroni e Aladino

Lasciandomi nello stupore

Della lampada accesa

Su tutte le stelle da afferrare

E i sogni da inventare

Per riscaldarmi ai fiocchi

Soffici di neve

(teneri ricordi nel silenzio

 dell’inverno che è realtà)

 

 

Dono immenso degli dèi

il progetto di vivere

questo tempo d’inverno

che nasce

ad una voce

negli anni che s’addensano

di malinconia.

Nuvole oscurano il cielo

d’inverno

in attesa di albe d’infinito.

Cadrà la neve

in un chiarore di mai spenta

Poesia e avrà passi

di danza su formichine

addormentate in cavi

d’alberi spogli come il rimpianto.

Accadrà che una festa di farfalle

volteggi leggera

nell’aria intrisa di fiocchi bianchi

d’innocenza bambina

al canto del cuore rinato

(e avrà una preghiera

 di bianco candore

per ogni dono che renderà

Sacro il volto nuovo di ogni uomo

                 domani)

 

 

 

Febbraio di triste cielo sferzato

Di vento

Di rami frastornati a rapire la luna

S’illumina il giardino

Al prodigio festante di ciclamini

Che ridono di giovinezza

Riso dimenticato

Nel tempo che s’acquieta

Sfogliando di notte le stelle

Sempre più accese nel sogno

Che rimane

(Fiocco di neve

 che si scioglie tra le mani)

 

Tutto qui? Per ora basta così… Angela

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