Qualche giorno fa ho pubblicato sul nostro blog la mia recensione al libro di Raffaele Nigro, IL DONO DELL’AMORE, pubblicato solo qualche mese fa dalla Casa editrice La nave di Teseo (Milano, 2024, pp.423, £ 22). Ma, purtroppo, rileggendola, dopo la pubblicazione, mi sono resa conto di aver cancellato, involontariamente, una parte che ritengo importante per conoscere più approfonditamente la scrittura del nostro immenso Raffaele, quella riguardante il suo “realismo magico” e la sua visione politica della realtà, in netto contrasto con la magia, di cui sono intrisi tutti i suoi romanzi. Raffaele Nigro ha bisogno, dunque, costantemente di uncinarsi alla realtà e di sospendersi, funambolo e senza rete, sul filo della fantasia, visionaria e ricca di intrighi e di misteri.
Occorre, pertanto, fare i conti innanzitutto
col suo “realismo magico” in
letteratura e con la sua partecipazione concreta alla politica dei nostri giorni.
Occorre, allora, ricordare che verso
la fine dell’Ottocento si diffondeva in Europa un modo nuovo di dipingere,
influenzato dalle prime teorie di Freud
sui sogni e l’inconscio (la locuzione, “realismo magico”, infatti, fu coniata
nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh,
per quei pittori che percepivano e dipingevano la realtà come sogno e magia).
Dalla pittura alla letteratura il passo fu breve. Fu Massimo Bontempelli che usò per primo la stessa locuzione in
letteratura per indicare il fiabesco, il mito, il sogno e il mistero, tra
l’onirico e l’occulto, che, nei suoi racconti, avviluppavano la realtà.
Bontempelli fu, in Italia, colui che, facendo tesoro della visione multipla dei
comportamenti umani avanzata da Luigi
Pirandello (si pensi a Uno, nessuno,
centomila) si fece capostipite di altri grandi autori visionari come Tommasi Landolfi, e più tardi Dino Buzzati, Anna Maria Ortese, fino a giungere ai nostri giorni, percorrendo
tutto il Novecento, a Italo Calvino
e al nostro Raffaele Nigro, il quale nelle sue opere custodisce come preziose
pepite d’oro le Opere di questi nostri famosi Autori, ma anche i romanzi di
grandissimi scrittori ispano-sudamericani, come quelli di Gabriel Garcia Marquez e, in primo luogo, Cent’anni di solitudine (Premio Nobel per la Letteratura 1982,
quando Marquez aveva quarant’anni, come quarant’anni aveva Raffaele quando vinse
il Campiello). Mi piace ricordare che, grazie a questo romanzo, Marquez è
diventato uno dei più accreditati “maestri” del “realismo magico” di quei
Paesi. Ma occorre fare riferimento, a mio parere, anche a Jorge Amado, scrittore brasiliano, che seppe intrecciare il
“realismo magico” alla vita quotidiana dei suoi protagonisti (vedi: Donna Flor e i suoi due mariti) o la
stessa scrittura di Isabel Allende,
con la sua Casa degli spiriti (Buenos
Aires 1982) o Il mio paese inventato
(il Cile) e l’ultimo: Il vento conosce il
mio nome, è nelle corde visionarie di Raffaele Nigro...
Invece, in politica, non a caso, Raffaele
parla dei politici della nostra Puglia per bocca dei protagonisti del suo
romanzo: da Nichi Vendola a Michele
Emiliano a Raffaele Fitto, nei loro diversi e molteplici impegni per
risollevare le sorti della nostra Regione.
In pratica, mi piace ripetere: <da
tutto il romanzo, emergono la stratosferica cultura del suo Autore, la sua
sensibilità poetica, le innumerevoli esperienze che ne hanno fatto un
“viandante” solitario, che fa della sua solitudine sguardo vivificatore di
incanti e nostalgie, persino in presenza, almeno nel romanzo, dei compagni che
quei viaggi vivono ciascuno col proprio modo di essere e di afferrare sogni e
illusioni, fragilità e risorse>.
Ma l’intera recensione, con sapienti
tagli e ricuciture, inevitabili per essere nello spazio consentito alla
pagina di un giornale, ha permesso a Mauro Massari, che tutti voi già
conoscete, attraverso il nostro blog, di riuscire magnificamente nell’impresa
titanica di dare maggiore respiro e intensità al mio lunghissimo testo, da lui
oggi pubblicato su L’EDICOLA, un giornale molto importante e stimolante, gestito
appunto dal mio giovanissimo amico, giornalista, scrittore, poeta e musicista
di ottima caratura. Mi piacerebbe che Raffaele Nigro potesse leggere oggi
quanto opportunamente sintetizzato dal bravissimo Mauro Massari, che ringrazio di
vero cuore per la pubblicazione e per il lavoro svolto con tanta attenzione e
passione che sempre mette in ogni sua “avventura” letteraria, musicale, umana.
Grazie!
E, per concludere, siccome domani è la
Domenica delle Palme, vi lascio, mie carissimi amici e amiche, con una mia
poesia: Fioccano petali azzurri del
glicine in fiore/ - azzurra neve di primavera -/ su rami fioriti ai miei occhi
che amano/ le attese e attendono ali di rondini/ di ritorno ai nidi,
appollaiati/ sulla quercia vecchia come me di anni/ e delle stagioni mai più
contate/ ma mai stanche di voli per sognare/ e farsi prato dove primule e margherite/
sono in festa e sventolano petali/ in libertà come ramoscelli d’ulivi/ salutano
la PACE per le strade di pietra/ di Gerusalemme antica e festante./ In caduta
libera i rametti benedetti/ ridono con la mia libertà di sognare/ cieli azzurri
d’aprile colmi di sole/ (vibra di cielo-prato il nuovo giorno/ e un senso di tenerezza mi vince / come da bambina la preghiera/ all’angioletto del buon Dio )
A presto. Angela/lina
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