Avrei voluto inventare l’amore
Per offrirtene il brevetto
(Primo
Leone)
Miei cari, oggi è San Valentino, il
giorno in cui si festeggia l’Amore in tutte le sue svariate forme, in tutti i
suoi modi di essere e di manifestarsi. Devo fare una precisazione: l’amore
provato e vissuto e donato è sempre un amore imperfetto, mancante della
certezza della sua pienezza e intensità, perché recepito in maniera soggettiva,
che fa i conti con l’attesa e le attese, con il proprio metro di misurazione e
di valutazione, e con il senso di inappagamento che ogni amore lascia in chi lo
riceve perché è incerta la quantità d’amore in possesso di chi lo dona.
L’unico amore certo è, dunque, quello
che si possiede?
Ma poi, si possiede davvero l’amore?
Ma allora come mai più lo lasciamo
andare più diventa radicato nel cuore? E più lo tratteniamo e più ci sfugge, a
volte soffocato proprio dalla stretta che non lascia libertà di essere e di
agire?
Perché più viene dichiarato e più
viene diluito il suo significato più profondo?
Eppure, se non lo diciamo, rimane
impredicato, nascosto, non recepito, non ascoltato, non compreso nella sua
reale esistenza. Esiste solo per chi lo prova ma non esiste per chi non ascolta
le parole che lo rendono visibile, anche se mai certo.
Come ogni cosa che non ha corpo, non
occupa spazio, non ha una o più dimensioni visibili, anche l’amore non può
essere toccato con mano, pesato, quantificato, percepito e recepito nella sua
essenza, nelle sue qualità.
Possiede qualità l’amore? È
frazionabile in bellezza, costanza, vicinanza, accudimento, passione,
tenerezza, forza, fiducia, protezione, esuberanza, allegria, complicità,
molteplicità, singolarità, unicità? O è riconducibile davvero alla sola parola
AMORE?
Siamo tutti concordi nel definirlo
quasi sempre “amore” per poterlo vivere senza essere tratti in inganno da ogni
pensiero soggettivo, dagli innumerevoli condizionamenti interni ed esterni, che
inevitabilmente lo snaturano, lo sviliscono, lo esaltano, lo mascherano, lo
esibiscono, lo urlano o lo soffocano nelle spire della paura e nel bosco di ogni
fuga e di ogni perdita dell’unico sentiero per fare ritorno al punto di
partenza: l’improvviso batticuore nel conoscersi e riconoscersi tra migliaia di
simili con l’infinito negli occhi e tra le mani…
Ma che dire del personale punto di
vista: per me, per te, per lui, per lei…?
Quanto complesso e complicato l’amore.
C’è persino chi nega la sua esistenza. Oppure gli fa uno sberleffo di scettico
sarcasmo.
Alla luce di queste considerazioni,
diventa quasi impossibile conoscere l’AMORE. Eppure, sentiamo che abbiamo bisogno d’AMORE. Di amare ed essere amati. E
sentiamo che solo l’AMORE ci può rendere felici, ri-generandoci. Donandoci,
cioè, nuova nascita e nuova vita.
Dunque, questo sentimento esiste ed è
vivificatore?
“Sì”, mi state rispondendo in coro
quasi tutti, almeno in cuor vostro per non legittimarlo troppo, pena ogni
possibile delusione e revisione. “Esiste”, ripeto anch’io. “Ed è reale ed
esplode quando meno te lo aspetti. Sia che si tratti del primo palpito di un
semino sotto il cuore di una donna chiamata ad essere mamma. Sia che si tratti
del primo attimo di vita tra le braccia di un uomo che s’innamora della sua
paternità. Sia che avvenga tra due esseri umani l’esplosione del Big Bang che è
tumulto e del cuore in andata e ritorno… e in espansione…
E ci accorgiamo che l’AMORE è semplice
come l’aria che respiriamo. È. Che duri un attimo o una vita non importa. Rimane
un punto vivo, incancellabile, nell’eternità di ogni ‘incontro’ e ciò mi
conforta e mi salva da ogni possibile perdizione”.
La prima
poesia d’Amore, come padrona di casa, mi appartiene e la dedico a Selvaggia C Serini (mia figlia
adottiva, volata tra le stelle il 3 dicembre 2023 a meno di 44 anni).
“Per
te, Selvaggia”: Zampine tutu di ballerine
diciottenni// hanno sogno inevaso in volo/ tre gazze a lasciarmi la danza/
biancoazzurra in ventagli di Cielo/ e il mio incanto - tu moltiplicata per tre
- / perché a te io levi il canto/ che mi pigola dentro/ come sussurro di madre/
al dono alato della figlia/ di solo Amore/ e carezze lacerate di pianto/ /
(rimpianto per non averti saputo/ difendere dagli uncini dell’anima/ dalla
incredulità del cuore/ e sentirti in me sempre VIVA)
“DICONO
DI TE” di Mauro Contini: Dicono di te il tuo occultarti/ tra gli
interstizi delle stagioni,/ La rosa che ti sorprese nei giardini di maggio/
prima della crudeltà della sfioritura,// traducono in attesa/ la tua mancanza
muta,/ sperano i limoni che ti catturi/ il profumo che fa coda al vento,// gli
occhi che racchiudono storie,/ i sogni erranti tra gli enigmi,/ le domande
smarrite tra le onde,/ le tue parole vaganti nella sera,// sei tu che indossi
la promessa/ e alludi all’accoglienza,/ non è mai perduto il tempo,/
nell’essenziale la tua sembianza.
“Come
la dea Minerva” di Vito Tricarico: Come la dea Minerva/ con lo sguardo bello e
fiero,/ dal passo aggraziato/ e con tocco leggero,// benedice i campi d’ulivo,/
con la stessa grazia e da tanti anni/ tu fecondi la vita mia/ con tanta
passione e senza affanno.// Se c’è il sole che brucia/ la nostra terra e il
pianoro/ tu sei la frescura ombreggiante,/ sei l’ombra fitta di un alloro.//
Ora son passati tanti anni,/ se vuole Dio ne passeranno ancora/ e mi piace
scrivere di te/ che sei il sole della mia aurora.//A te mi piace dedicare/
quattro parole e un pensiero/ con l’augurio di conservare di te/ la grazia e il
favore.
“Sono
accanto” di Elina Miticocchio: L’amore mio a un millimetro dal sogno/
Aspetto il tempo che accada/ Le mani che sapranno liberare/ Le farfalle negli
occhi/ a dipingere una rinata primavera/ - il mio angelo/ a dirmi/ “sono
accanto”.
Luciana De Palma: E poiché sei distante/ Al tuo desiderio
provvedo/ Con una passione/ Al fuoco equivalente/ Stuzzico con la voce/ Tutti i
tuoi sensi/ Il tuo sangue rendendo/ Un magma ribollente// Di condurti presto/
Alla follia del peccato/ Non m’importa/ proprio niente/ D’altronde è questo/
Che tu vorace chiedi/ Sarò tua Eva/ E tu il mio serpente
Federico Lotito: giuro!/ aspetterò che tu compia
sessant’anni/ e con te cullerò i giorni che uno dopo l’altro/ sono vita ora./
giuro”/ ce la farò, non ho più fretta di andare./ sai! Tu e il tuo sorriso,/ i
tuoi occhi luccicanti,/ il tuo trucco mattutino davanti/ a mattonelle di
specchi/ mi hanno ridato eternità/ giuro!/ sarò forza ancora finché/ un soffio
di vento mi scompiglierà/ i capelli rimasti,/ finché il freddo non annacquerà/
gli occhi di commozione
(L. De
Palma e F. Lotito da Istanteternità,
Secop ed. 2021)
“Meditazione
di San Valentino” di Alberto Tarantini:
L’incubo e l’amore sono le due/ cose al
mondo per cui valga la pena/ svegliarsi. E forse tenersi leggeri/ la sera… le
ridurrebbe ad una.
“Per
Anna” di Luigi Lafranceschina: Ogni volta che la sera/ Stanco mi
addormento/ Nelle tasche la paura/ Di non svegliarmi più/ La felicità di averti
accanto/ Spazza via il batticuore./ Ogni volta che al mattino/ Mi sveglio e mi
sento vivo/ La certezza di averti accanto/ Esorcizza croci e crucci/ E
ringrazio il Padreterno/ Che ho ancora occhi per guardarti./ Ogni volta che un
amico/ Mi lascia solo/ Ringrazio la fortuna/ Di poter vivere/ Prima di partire/
Altri cento anni accanto a te!
“L’ODORE
DI TE” di Fabrizio Lamarca: Il tuo profumo su di me/ sa di resa?// M’inebria
e mi soffoca/ toglie e dona, mortifica l’anima.// E’ la spezia della mia
attesa.// Mi lasci e vai via/ ma mi rimani addosso./ Sensi sconvolti.
Rinascita. Nuova agonia.// Così l’odore di te/ è memoria/ che racconta di una
storia di cieli scuri e di polvere,/da stanze vuote, ma piene di noi/ di ore
piccole e di scale,/ di mani che si sfiorano, di occhi che si parlano.//
Fermerei il tempo/ per poterti respirare come ora non posso/ per ridare vigore,
nuova forza al sangue/ per rivivere l’estasi del tuo odore.// Vagando/ vado in
ogni dove alla ricerca di quell’essenza/ che vive sulla tua pelle/ mentre ogni
istante lontano da te/ si consuma come pioggia d’agosto// Malinconicamente.
Elisabetta Stragapede:
Nonostante io conosca da tempo/ il luogo
impervio/ nel quale mi avventuro/ ogni volta che ti lasci attraversare/ scivolo
ancora a precipizio dai tuoi occhi.
“Ti amo” di Angela Strippoli: Ti amo/ Ti
amo da sempre e da sempre lo sapevo/ Da prima che tu sapessi/ che io sapessi/
Irrazionale è il cuore/ Sconquassa le ossa e/ le ricompone/ con l’ansia e la
tensione del primo bacio/ Ricordi?/ In Piazza del Popolo/ In contrappunto
incosciente/ il nostro primo bacio/ Non chiedermi quando è cominciato/ Non
chiedermi se finirà/ Non finirà/ Amo i tuoi spigoli i miei nei tuoi e la mia
stupida ostinata follia e la mia/ libertà di amare solo te e non soltanto te/
Sono variabile irascibile/ incontentabile/ Tante volte ti ho tradito/ per un
capriccio di poesia/ Sono stata attrice e poeta forse per sbaglio per finzione
o per davvero non so ma con te mi sono amata alla/ follia/ Mille e nessuna/ Con
te sempre/ in Piazza del Popolo
“Pioggia e sole” di Maria Sportelli: Odore/ di pioggia/ e sole/ nell’orizzonte/ di ogni domani/ e tu sei con
me/ a guardare l’infinito/ a bere/ respiri d’amore/ appesi al filo/ di lenzuola/
stropicciate/ dal vento// Nella notte/ senza stelle/ sento/ il canto del
Maestrale/ suoni e rumori/ in una sola nota/ ciottoli al cuore/ di corpi
stanchi/ seduti/ a guardare la luna/ e a sfidare/ sorrisi d’inferno// Odore/ di
pioggia/ e sole/ nell’orizzonte/ di ogni domani/ apro finestre di sogni/ e
seguo/ il filamento/ del tuo cuore/ aquilone perso/ dalle piccole mani/ di un
bambino/ è qui/ nel mio battito/ custode di casa/ senza terra/ senza fili d’erba/
a raccogliere/ spine e rose/ a seminare canzoni/ e passione/ per non lasciare/ niente al
tempo/ per non dimenticare/ il colore della7 felicità stesa/ a quel filo/ di
panni stropicciati/ dal vento
“Se un giorno ti diranno” di Primo Leone: Se un giorno ti diranno/ di amarti tanto/ pensami e saprai che t’amo
più di tanto.// Se un giorno ti diranno di amarti un mondo/ pensami e saprai/
che t’amo più di un mondo.// Se un giorno diranno di amarti immensamente/
pensami e saprai che t’amo/ tanto di più,/ un mono di più,/ immensamente di
più.
“Se non ci fossi” di Angela De Leo (per Nicola): se non ci fossi/ sarei silenzio di
scale/ muta ora del giorno/ disabitata quiete ai tumulti del cuore// sarei il
tempo dell’attesa/ e del non compimento/
vuoto
di braccia nel vuoto del sogno// vuoto di vuoto a perdere/ buco nero
nell’universo/ privo di stelle già ingoiate e disperse// sarei legna da ardere/
albero senza foglie/ veliero senza vele e cielo senza mare// sarei la
disgiunzione/ la parola spezzata/ iato che non torna al conto sillabato// sarei
priva di ardimenti/ di passi e ripide salite/ statua di sale e di ogni muto
dolore// sarei lampada spenta/ candela e stoppino/ bruciati nell’indistinto
fumo del giorno// sarei la mia assenza/ dispersa nella tua/ e ansia di cercarti
per avere un appiglio// (tu àncora d’ogni mia salvezza porto sicuro/ rifugio
nella protezione delle tue ali/ gioia immensa perché ci sei ci sei ci sei…)
“Conversazioni con Selvaggia C Serini”
di Francesco Papadia: Sedici anni fa io e te ci baciavamo per la
prima volta. Faceva freddo e io avevo una paura fottuta di te, della tua
sicurezza, del tuo carattere assertivo, del tuo essere oggettivamente superiore
a me. Mi sono bastati pochi giorni per capire l’enorme errore di valutazione
che avevo fatto. Perché amavo già tutto di te e amavo in particolare tutti quegli
aspetti di cui avevo paura. Sedici anni fa mi hai fatto innamorare per la prima
volta e sono ancora innamorato. Oggi però ti sputtano, perché in questi sedici
anni abbiamo fatto credere a tutti di essere una coppia di intellettuali e fini
conoscitori di musica, libri, cinema, ma la verità è che non hai avuto mai il
coraggio di dire che la nostra canzone romantica più intima era Superstiti di
Raf. Ti amo sempre, per sempre.
“Ogni altra profezia” di Vito Davoli: Di mille segni che in un giorno profetizzi/ quanto ho desiderato che tu
fossi tutti!// Che fossi i mille rivoli di un fiume limaccioso,/ il luccichio
infinito dentro gli occhi,// le cento foglie e ogni loro vena,/ perfino il
tratto ruvido di impronte digitali.// Di nubi caldo, fetido sudore,/ inquieto
torcersi di vento di capelli,// parole a caso di passanti innamorati,/ strisciare
sordido di vipere nei campi.// Moscerini a milioni di controra/ e sapide
bestemmie della sera intorno al fuoco.// Di luna impuro candore ammaliante,/ di
terra incerto sentiero e di zolle.// Restavi per me il giorno e a me soltanto/
apparteneva ogni altra profezia.
“Oh,Valentino!”
di Anna Mininno: Vali quel che vali ogni anno il 14 di febbraio/
E poi?/ Poi “più non dimandare/ Ignori e non sai di pene/ Quelle che fanno
scalfire il cuore/ Dell’anima tu non sai/ che vive un tempo solo/ E non ti
trastulli in piacevoli tenzoni/ E abbozzi sorrisi solo quando vuoi/ Oh,
Valentino/ Tu non sai quel che di te avanzo,/ tu non sai/ Tu non sai, no, che d’amore
si muore/ l’amore di sempre di oggi o di mai,/ my special Valentine
Sono
tantissime le poesie d’amore da molti di voi inviate, altre da me scoperte e
recuperate. Non voglio perdere quelle non riportate oggi nel nostro blog. Non posso
perderle. Sono tante voci diverse e un solo spartito a raccontare AMORE. Alcune
romantiche, altre scettiche, altre con un linguaggio duro e un amore puro,
altre tenere, altre… Ogni voce ha una nota diversa e un solo cuore. Continuerò a proporvele domani e, se
necessario, dopodomani ancora. Perché privarcene se può rendere più vivibile la
vita, più ricca di testi poetici e di letture con cui confrontarci mentre
atteniamo la primavera? A domani, dunque, con AMORE. Angela
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