Questa sera mia figlia Raffaella, con cui condivido i miei giorni, in una casa dove abitiamo io, lei, suo marito, Peppino Piacente, con Nicola e Anna Paola, i miei amatissimi nipoti e miei angeli tutelari (+ gatti e micini, gazze, passeri, allodole, storni, una lucciola, un riccio e tanti fiori, alberi, siepi e rose a volontà), presenta un libro, a cui stava lavorando da qualche anno senza portarlo mai a termine. Finalmente, eccolo bello e pronto e in procinto di essere presentato da lei, senza altri relatori, perché lei è, sì, scrittrice per ragazzi e per adulti “col cuore bambino”, come dico io, ma è anche P.R. della SECOP editrice, presentatrice di libri, coordinatrice di eventi culturali e di laboratori per bambini per sollecitarli ad amare i libri e la lettura, raccontando loro anche storie meravigliose che nascono dalla sua accesa fantasia. Dopo tutto questo preambolo per presentarvela, ora penso sia opportuno fare qualche anticipazione sul suo libro Una Maestra ma non Troppo.
È un libro che cattura immediatamente l’attenzione degli adulti (in
particolar modo degli insegnanti) e dei bambini (come scolari, alunni,
studenti) per tre particolari motivi: il
titolo, la copertina, il retro-copertina.
Il titolo è simpaticissimo
nel suo ossimorico significato, tutto da scoprire nelle sue innumerevoli
accezioni, tra realtà e immaginazione.
La copertina attira
immediatamente col suo bianco candore su cui prende vita una divertentissima figurina
stilizzata e in situazione di pericolosa precarietà, mentre si azzarda a
iniziare il percorso, solo apparentemente semplice e lineare, su una grande H,
che lascia meno dubbi sul suo reale significato perché l’Autrice si affretta a
svelarne il mistero: si tratta di un’H che sottintende “handicap” e di una
insegnante di sostegno, che rischia di fare una rovinosa caduta, senza appigli
di sorta.
Il retro-copertina, dove si
esplicita, in maniera calvinianamente leggera e scanzonata, “ma non troppo”, di
cosa si parla nelle pagine ancora inesplorate. Il riquadro serve a rafforzare
quanto detto in precedenza, ma in sorridenti termini iconografici, che
definiscono meglio quanto serve a comprendere il tutto, ma “non troppo”!
Anche i colori hanno un loro significato simbolico e metaforico. Ma un
libro non è solo un titolo, una copertina e un retro-copertina. Un libro è
fatto di pagine da scoprire in sequenza logica. Pagine da leggere per
comprendere, dedurre, riflettere, valutare, concordare o dissentire.
Un libro è fatto di una Presentazione. Questa volta, eccezionalmente,
è lo stesso Editore, Peppino Piacente, in veste di “compagno di vita” dell’Autrice,
a raccomandarne la lettura, date le sfide che la Scuola sta vivendo in questi
ultimi tempi, per realizzare fattivamente l’inclusione di tutti i discenti
senza alcuna discriminazione.
Un libro è fatto anche di Dedica (o Dediche), Premessa, Capitoli
(suddivisi per argomenti), Conclusioni. Ma questo saggio è del tutto insolito
perché ha un modo tutto suo di procedere: originale, immaginifico,
problematico. È rivolto da Raffaella Leone ai suoi alunni, agli insegnanti di
ruolo e a quelli che desiderano diventarlo. Poi, si snoda per capitoli che tali
non sono eppure presentano argomenti che vanno sviscerati sin dall’inizio
perché occorre chiarire da dove nasce il titolo, e il perché del viaggio che
Raffaella si appresta a intraprendere per ritrovare la sua identità di
insegnante, consapevole della propria vocazione ad esserlo. E il cammino ha
tante sfaccettature anomale, simili agli errori che si vogliono evitare, simili
alle imperfezioni che si vogliono lasciare perché tutto sia rivedibile,
riscrivibile, modificabile per apportarvi un ripensamento, un miglioramento.
Magari supportato da un punto di vista diverso che ribalti la certezza di
quanto in precedenza conquistato. Magari proprio il punto di vista dei bambini
suoi alunni.
È, infatti, un libro, che ha uno scopo preciso. Inderogabile. Un
imperativo categorico che non può essere ignorato da qualsiasi adulto chiamato
a educare un bambino: Occorre saperlo
ascoltare per mettersi al suo fianco e imparare insieme le strategie del
cambiamento, attraverso i suoi occhi “nuovi” che fanno nuovo il mondo.
E l’Autrice, per realizzare tutto questo, mette in luce la necessità
della metacognizione per restituire a ciascun alunno del passato e di oggi la
sua identità emotiva, affettiva, cognitiva, familiare, scolastica, sociale, e
lo fa sapientemente con tante “storie” che illuminano ciascuna “storia reale”
su cui riflettere per cercare nuove impreviste svolte e scoprire nuovi orizzonti
per procedere lungo il cammino, la cui meta è lontana. La meta, come si sa, è
fatta di conquiste che, giorno dopo giorno, arricchiscono i viaggiatori di
nuove esperienze che si trasformano in conoscenze. Ma anche di nuovi dubbi,
incertezze, ripensamenti. Di nuovi versi, nuovi aneddoti, nuove stelle da
accendere lungo tutto il percorso per fare più luce. Con maggiore attenzione,
maggiore pazienza, maggiore perseveranza. “Attenzione” significa, secondo me,
focalizzare uno o più problemi. Riguardanti ciascun alunno. “Pazienza” dovrebbe
significare “non stancarsi mai e non scoraggiarsi o arrendersi di fronte alle
inevitabili difficoltà che si incontrano nell’essere al fianco di ciascun
bambino che ha bisogno di aiuto e di sostegno. “Perseveranza” significa, sempre
a mio parere, procedere lentamente per dare il tempo giusto a ciascun bambino
di imparare. E scoprire, in ciascun bambino, nuove sfumature che fanno di lui
quell’essere unico e sorprendentemente bastante a sé stesso, che ha bisogno solo
di una guida amorevole ed empatica per affermarsi in tutta la sua originalità.
E ciascuno diventa il protagonista della sua storia in mezzo a tante altre
storie simili e mai uguali… Che ogni lettore farà sue per comprendere
l’importanza di questo libro ancora tutto da scoprire…
Per questo assaggiamo insieme la prima pagina:
Nella mia vita sono andata a
scuola due volte: la prima da alunna, la seconda non è ancora finita.
Da alunna ho imparato che per
imparare avevo bisogno di capire i meccanismi interni ad ogni fonte di
conoscenza. Le cose stanno tutte una dentro l’altra, anche le più lontane tra
loro e tutte si possono comprendere.
Da maestra ho imparato che per
insegnare ho bisogno di capire i meccanismi interni ad ogni stile di
apprendimento di ciascun bambino e tutti, ma proprio tutti, i bambini si
possono comprendere.
Vi starete chiedendo: “Tutto qui?”.
No. Naturalmente. C’è tanto tanto altro da focalizzare per scoprire la
validità di un libro!
Occorre soltanto averlo tra le mani e leggerlo attentamente e poi,
magari, rileggerlo ancora per riscoprire altre sfaccettature, altri dettagli,
altre lievi sfumature che fanno la differenza, una sorta di plus valore da annotare per poter meglio
valutare la sua validità. Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Perché è la
base da cui partire per accettare o dissentire, per aprire un dibattito o un
contradditorio sempre salutari per confrontarsi a più voci in ulteriori, più
proficui incontri! Buona lettura!
Angela De Leo
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