E oggi, desidero ricordare qualcosa che non si può dimenticare…
<La felicità di Anna Maria e Nicola ebbe tempo brevissimo. Per
essere realtà e non un sogno.
Dopo cinque lunghi anni di lotte in due per un lavoro che fu
inizio e fine di quel sogno breve.
Nicola
Appena due anni di felicità, e la sua morte precoce e assassina.
E Anna Maria con Isabella di pochi mesi.
Appena
nove mesi prima la felicità di Nicola in quella mattina di neve e macchine che
potevano occupare strade bianche solo a targhe alterne…
“Me
la meritavo io mia figlia, dopo aver perso mia madre meritavo di essere felice
pure io”, le sue parole in macchina, io seduta accanto a lui, e avemmo insieme
lacrime di notturna condivisione di gioia, durante il ritorno a casa.
Ma
solo nove mesi dopo, stette malissimo per il timore feroce di perdere quella
sua bimba di grano e sorrisi per la diagnosi affrettata di un medico. E lo
sentimmo pregare perché fosse risparmiato a sua figlia ogni dolore e lo
sentimmo offrirsi al Cielo pur di risparmiarla. E desiderò con tutto sé stesso
di sostituirsi a lei se il destino avesse voluto strappargliela. La diagnosi
negativa di un luminare gli ridiede speranza e gioia di vivere.
Quando
lui, Anna Maria e la piccola tornarono a casa, si abbandonò, esausto, sul letto
ad un irrefrenabile pianto liberatorio. Quando si riprese, disse a tutti noi:
“Questa
storia mi ha tolto anni di vita, ma per fortuna avrò una vita lunghissima come
quella di nonno Nicola. Vedi, Lina, quanto è lunga la linea della mia vita?
Guarda qui…”, e mi porse il palmo della mano. Mi misi a ridere e sempre per
scherzare un po’ e, guardando quelle linee, gli dissi:
“Mi
dispiace, mio caro Nicola, anche se hai una linea lunghissima, io non riesco a
vederti vecchio…”.
“Leggi
bene”, mi raccomandò ridendo, “non è che hai gli occhiali appannati?”.
“Ehi,
sto scherzando, ma comunque, chissà perché vedo Pinuccio più vecchio di te…”.
“Per
forza”, disse lui, “è nato prima!”, e ridemmo a quella sua battuta.
E
solo pochi giorni dopo… solo pochi giorni dopo quelle risate…
Anna Maria pugno di
cielo sferrato al cuore in un pianto di pioggia
Anna Maria e un bimbo da far
nascere di lì a pochi mesi
Annichilimento
dopo un matrimonio d’amore e di felicità, durato troppo poco per essere vero.
Anna
Maria senza Nicola e con due bimbe, fiorite nella gioia e nel dolore.
Fu
la pioggia battente sull’asfalto viscido di quel giorno?
Fu
l’auto che gli piovve addosso mentre tornava a casa?
Furono
i miei pensieri di morte, anche quel pomeriggio, a sapere già di lui?
Furono
solo i suoi trentatré anni, cristo dai capelli inanellati di rosse spine, a
frantumarsi sulla curva della strada bagnata, e il pazzo bolide sulla inerme
cinquecento, stupita nel sorprendere rigagnoli di sangue e di latte lungo i
vetri per quella bimba da riabbracciare a casa.
Furono
i suoi occhi spenti a urlare tutta l’incredulità da assordare l’immenso cielo.
Fu
croce conficcata, con chiodi e martello, su fragili spalle di donna innamorata,
con tra le braccia di spietata agonia la piccola di neve e di pianto, e nel
grembo un nuovo cuore che stava difendendo la prepotente dolcezza del diritto
alla vita.
Tu lontano e impotente?
Lontana
e impotente sua madre ai rossodorati capelli abbandonati sul cruscotto, dopo la
furia ignara e impietosa a tagliargli la strada e a centuplicare pioggia e
pianto?
Quella
notte la sognai ed era disperata. Io non l’avevo mai conosciuta eppure sapevo
che era lei, sua madre, dolente come la nostra “Desolata”.
Mi
diceva che per tre ostacoli non era riuscita a salvare suo figlio. La pioggia.
Il dosso. La macchina guidata da un pazzo malato.
E
risultò tutto vero. Io ripresi ad aver paura dei miei sogni.
Schiacciato
completamente Pinuccio, ormai affermato ingegnere, ma sempre incapace di
occupare spazi non suoi; schiacciato da quel coperchio sollevato su quel corpo
straziato che dovette riconoscere perché nessun altro avrebbe potuto farlo. E
fu sempre lui a seguire le indagini, che confermavano. Confermarono.
Anna Maria fu gomitolo di lacrime e di disperazione
Mamma
e babbo e Mimmo e gli altri di casa, per farle compagnia e aiutarla a
sopravvivere, si spostarono nella casa della figlia/sorella occhi allucinati,
pozzi dei suoi cent’anni, braccia senza culla, e culla da preparare per quel
palpito sotto il cuore.
E il dolore regnò sovrano
Con gli abiti neri a lasciare tracce di lutto nelle nostre case.
Isabella e la sua spenta allegria in occhi di tristezza, specchio
devastato del silenzio di cupo dolore di sua madre.
E nacque Nicoletta e fu tempesta di riccioli. E fu rinnovata alba
di forzati sorrisi. Fu salvezza di giorni da vivere al maschile e al femminile
in una casa di molte mamme e molti papà nelle carezze alle piccole per evitare
il vuoto di una sola assenza.
Immensa
nei cuori uniti e straziati
E silenzio di preghiere
inascoltate per molti anni ancora
Toccò a me lenire il dolore di Anna Maria con alcuni messaggi che
Nicola in notti insonni e di sogni brevi mi portava in risposta alle tante
disperate domande che lei gli poneva nelle sue quotidiane lettere che
indirizzava al cielo delle perdute stelle
(perché sei andato via? tu
eri indispensabile nella nostra casa…
di’
ad Anna Maria che nessuno è indispensabile siamo tutti necessari, ma nessuno è
indispensabile…)
E il giorno dopo io le portavo il messaggio che lei si attendeva
incredula e speranzosa. Incredula anche io, quando mi apriva il quaderno per
mostrarmi la sua richiesta del giorno prima.
Dunque, non era stato solo un sogno… e ricominciai ad attenderli
quei sogni per una possibile consolazione.
E fu così per anni, di tanto in tanto, fino a che Nicola non mi
mostrò un lenzuolo da sposa che stava preparando per la sua compagna di anni
brevi e di eterno amore, perché era giunto il tempo di fare largo nel suo cuore
ad un uomo che l’avrebbe amata e protetta quanto lui.
E Anna Maria incontrò Gianni
Lentamente
tornarono torte di compleanni e feste di neve e di coriandoli.
Lentamente
tornò il sorriso. Lentamente si tornò a vivere. Con tutti i bambini che, nel
frattempo, erano esplosi alla vita nelle case dei miei fratelli e delle mie
sorelle. Te li elenco tutti perché sono foglie del tuo secolare albero:
Gianfranco e Fabrizio di Lizia e Pinuccio; Marica e Anna Maria di Pino e Anna.
(E
nelle case dei miei cognati: Mario e Paolo di Nelio e Nella; Domenico di Rina e
Michele; Serena e Gabriella di Angelo e Dolores; Raffaella di Tonio e Maria
Nilde).
Due
anni prima che Nicola ci lasciasse erano nati Giuliano, Fabrizio e Domenico.
Due anni dopo ecco la mia Daniela, Anna Maria e Raffaellina.
Grappoli di bambini come ciliegie. Prima e dopo Nicola e il suo
dirci addio.
In tutta quella pioggia non più amica
(tactactactactactttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttactactac)
E
poi ancora Eliana e Raffaele di Mimmo e Mariella.
La rivincita della vita sulla morte
Si sgretola malinconicamente
e porge il fianco scosceso
la pallida luna al buio d’ogni
inganno
E perde splendore il cielo
che lacrima di stelle
e di rimpianti
Ma hanno gemme che si schiudono
il mandorlo di perla e il pesco
di rosa vestito
in questa quasi primavera
Esplodono i germogli
e rischiarano
il campo di ricami d’erba
smeraldina
E tra cigni di rami fioriti
cantano i bianchi ciliegi
l’inno alla vita
(“Adleriana”
- compensazione - poesia inedita)>
(A. De Leo, Le
piogge e i ciliegi, SECOP edizioni, Corato-Bari 2019, vol. II)
A presto. Angela
Nessun commento:
Posta un commento