Martedì la neve della notte ha bussato ai
vetri dell’alba ed è penetrata nei miei occhi già colmi di meraviglia e ha
gridato nel silenzio della casa addormentata “la neveeeeee” e tutti si sono
svegliati e sono corsi a fotografarla. Io, non potendo correre né camminare,
inchiodata alle mie gambe fragili sono rimasta incantata a mirarla mentre ho
sentito fiorirmi dentro versi di cristalli bianchi di bianco candore nel
ricordo dei passati inverni. E oggi, dopo ricerche tra pagine sparse e fogli e
note di versi nevosi dimenticati, recuperati, raccolti nella cesta delle
poesie, sistemati tra rami secchi e foglie accartocciate, crudelmente
cancellati come figli non voluti, ripescati col senso di colpa che ne è
derivato, adagiati nuovamente in un letto di rose e ciclamini, permettetemi di
riportarli qui come un canto di fiocchi bianchi negli occhi trasognati di
Giulietta Masina-Cabiria. E Fellini mi sorride.
Certo, oggi è la giornata del ricordo. Non ho
dimenticato. Ma non c’è stata connessione purtroppo al mio computer e non ho
potuto fare testimonianza come avrei voluto e dovuto. Ho bisogno di rivedere
quanto già scritto e spero di fare in tempo a pubblicarlo tra oggi e domani.
Intanto, ecco un soffio di poesia a renderci forse, dopo tanto tragico dolore,
nuovamente umani.
Penetra negli occhi stupore
antico di bianche piume
d'ali d'angeli in volo
di sogno sbriciolate tra rami
di panna e zucchero filato
e bicchieri colmi di bianca spuma
e vincotto da mangiare
al fuoco riverberi d'inverno
e bracieri
accesi
e racconti come fate in volo
e le voci mai
lontane
fiondate
nel cuore
1956
di strade bianche percorse
con passi di scriccioli
infreddoliti e un amore
da vivere piano
senza far rumore nelle sere
di geloni e stelle filanti
e mascherine
danzanti senza domani
da ricordare
e vivere l'attimo
del batticuore assordante
tra mani di gelo
Tu non c'eri e non ci sarai
visibile agli occhi in un segreto
di bianco cristallo appoggiato
a un intrico d'alberi bianchi
che vince il buio dell'assenza
presenza di girasoli a distesa
e Lara e Zivago a perdersi
nel racconto di braccia
protese
in un abbraccio sfolgorante
di
neve a primavera
(ricordi?)
Mi sorprende l’alba
Con un tappeto di nuvole
Che sfilacciano il cielo
La lampada di Aladino
Il tappeto volante
Alì Babà e i sette ladroni
Danzano tra i miei occhi
Insonnoliti
D’improvviso
Una stella cometa
Fora il tappeto attraversa
Il mio cielo di gabbiani smarriti
E si porta ladroni e Aladino
Lasciandomi nello stupore
Della lampada accesa
Su tutte le stelle da afferrare
E i sogni da inventare
Per riscaldarmi ai fiocchi
Soffici di neve
(teneri ricordi nel silenzio
dell’inverno che è realtà)
Dono immenso degli dèi
il progetto di vivere
questo tempo d’inverno
che nasce
ad una voce
negli anni che s’addensano
di malinconia.
Nuvole oscurano il cielo
d’inverno
in attesa di albe d’infinito.
Cadrà la neve
in un chiarore di mai spenta
Poesia e avrà passi
di danza su formichine
addormentate in cavi
d’alberi spogli come il rimpianto.
Accadrà che una festa di farfalle
volteggi leggera
nell’aria intrisa di fiocchi bianchi
d’innocenza bambina
al canto del cuore rinato
(e avrà una preghiera
di bianco candore
per ogni dono che renderà
Sacro il volto nuovo di ogni uomo
domani)
Febbraio di triste cielo sferzato
Di vento
Di rami frastornati a rapire la luna
S’illumina il giardino
Al prodigio festante di ciclamini
Che ridono di giovinezza
Riso dimenticato
Nel tempo che s’acquieta
Sfogliando di notte le stelle
Sempre più accese nel sogno
Che rimane
(Fiocco di neve
che si scioglie tra le mani)
Tutto qui? Per ora basta così… Angela
Suggestioni e ricordi preziosi, cesellati da Poesia incantevole! Grazie!
RispondiEliminaRita Vecchi
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