In verità, per le mie riflessioni, oggi dovrei partire dal 12 ottobre 1492: Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America. <Chissà cosa avrebbe scoperto Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada> sono le parole di Jonathan Swift nel suo racconto dell’avvenimento e della scoperta del tutto casuale del nuovo continente da parte di un marinaio genovese che voleva invece scoprire le Indie <per allargare i confini del mondo cristiano>. Sono passati oltre cinque secoli e l’America è diventata la prima potenza mondiale in eterna lotta con la Russia, altra superpotenza che estende i suoi domini dall’Europa all’estremo Oriente. <Si tratta di uno Stato composito e dalle caratteristiche imperiali, nel quale un centro forte ha da sempre esercitato il controllo su periferie deboli ed eterogenee, spesso animate da istanze indipendentiste>. Dopo la caduta dello Zar, nella rivoluzione di ottobre del 1917, e la costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), la Russia si trasformò ben presto in uno Stato totalitario con salde basi economiche e uno degli eserciti più forti del mondo. Dopo la seconda guerra mondiale, poi, si costituirono nel mondo due blocchi ideologici, economici e militari contrapposti, che delinearono le due “superpotenze” in eterna lotta tra di loro. Si ebbe anche, come sappiamo, la Guerra fredda, caratterizzata dalla costante minaccia nucleare. Questo in estrema sintesi l’antefatto della guerra dei nostri giorni, con le violenze, le sopraffazioni, le minacce che stanno oscurando i cieli del nostro pianeta e ferendo quotidianamente e mortalmente l’Ucraina, nuova terra di conquista per Putin, prima ancora che da parte della Russia. E anche questo è noto, per cui senza fare qui il processo ai torti e alle ragioni di questo devastante conflitto (manca pure il tempo di pensarci), sempre più urgenti, a mio parere, si fanno i negoziati di Pace. È un imperativo categorico kantiano se vogliamo sopravvivere. Ma io avrei solo inefficaci parole poetiche da opporre a tanto strazio, per cui faccio riferimento alle parole di Papa Francesco e del XIV Dalai Lama, per avere il parere di almeno due autorevoli voci appunto a livello mondiale.
Sempre più insistenti e
accorate le parole del Papa ad ogni incontro con i suoi fedeli, in Italia e all’estero:
<Il mio appello si rivolge innanzitutto al presidente della Federazione
Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale
di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato, addolorato per l’immane
sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo
un altrettanto fiducioso appello al presidente dell’ucraina ad essere aperto a
serie proposte di pace. (…). Chiedo con insistenza di fare tutto quello che è
nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi
coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative
di dialogo” (…). Per favore facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria
sanata della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia! Dopo
sette mesi di ostilità si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche
quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane
tragedia” (...). Preghiamo per l’Ucraina, chiediamo il dono della pace…
confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nella materna
intercessione della Regina della Pace>.
E il XIV Dalai Lama
<La pace nel mondo
Un approccio umano alla pace nel mondo
Ogni mattina, quando ascoltiamo la radio o leggiamo i
quotidiani, troviamo sempre le stesse tristi notizie: violenza, crimini,
guerre, disastri. Non ricordo un solo giorno in cui non sia venuto a conoscenza
di qualche fatto terribile, accaduto da qualche parte nel mondo. È chiaro ormai
che persino in questi tempi moderni la preziosa vita umana non è al sicuro.
Nessuna delle generazioni che ci ha preceduto ha sperimentato così tante
cattive notizie e questa costante consapevolezza della paura e dell’ansia
dovrebbero far interrogare seriamente ogni persona sensibile e compassionevole
su quale direzione abbia preso il nostro mondo moderno. È paradossale come i
problemi più gravi si verifichino nelle società industrializzate più avanzate.
La scienza e la tecnologia hanno fatto meraviglie in molti campi, ma i veri
problemi dell’umanità rimangono. L’alfabetizzazione ha raggiunto livelli senza
precedenti, ma questa universalizzazione dell’istruzione non sembra aver
incrementato il benessere, quanto piuttosto l’agitazione e lo scontento. Non vi
sono dubbi riguardo ai miglioramenti delle nostre condizioni materiali e
tecnologiche, ma in una qualche misura questo non è sufficiente perché non
siamo ancora riusciti a portare pace e felicità e a sconfiggere la sofferenza. La
sola conclusione a cui possiamo giungere è che deve esserci qualcosa di
fondamentalmente sbagliato nel nostro progresso e nel nostro sviluppo; e se non
ce ne rendiamo conto velocemente ci potrebbero essere conseguenze disastrose
per il futuro dell’umanità.
Non sono affatto contrario alla scienza o alla
tecnologia: esse hanno dato un immenso contributo all’umanità, al benessere materiale,
alla nostra salute e a una maggiore comprensione del mondo in cui viviamo. (…).
Nessuno può negare i vantaggi senza precedenti arrecati da scienza e
tecnologia, ma i nostri problemi fondamentali rimangono: dobbiamo sempre, se
non di più, affrontare la sofferenza, la paura, i conflitti. E’ quindi logico
cercare di ritrovare un equilibrio tra sviluppo materiale, da una parte, e
sviluppo spirituale e valori umani dall’altra. E perché questo grande
cambiamento possa avvenire, dobbiamo far rivivere i nostri valori umani. Sono
certo che molte persone condividano la mia preoccupazione per la crisi morale
che sta attraversando il mondo intero e che si uniranno al mio appello, rivolto
a chi pratica i valori umani o una religione, a sforzarsi di rendere le nostre
società più compassionevoli, giuste ed eque. Non parlo da buddhista e nemmeno
da tibetano. E neppure parlo da esperto di relazioni internazionali (anche se
innegabilmente spesso esprimo il mio parere su queste questioni). Parlo da
semplice essere umano, da sostenitore di quei valori umani che stanno alla base
non solo del Buddhismo Mahayana, ma di qualsiasi grande religione del mondo. Da
questa prospettiva, desidero condividere con voi la mia personale visione che
è:
1. l’umanitarismo universale è essenziale per
risolvere i problemi globali
2. la compassione è il pilastro della pace
3. tutte le religioni del mondo sono già a favore
della pace perché tutte sono a favore dell’umanitarismo
4. ogni individuo ha la responsabilità universale di
fare in modo che le istituzioni siano al servizio dei bisogni dell’umanità
Risolvere i problemi dell’umanità trasformando il
nostro atteggiamento. Dei tanti problemi che oggi ci troviamo ad affrontare,
alcuni sono dovuti a calamità naturali che vanno accettate e fronteggiate con
equanimità. Altri, invece, sono problemi che noi stessi abbiamo creato a causa
di incomprensioni e che per questo possiamo risolvere: il conflitto tra
ideologie, politiche o religiose, o le controversie che sorgono per motivi
futili e che ci fanno perdere di vista quell’umanità di base che ci unisce come
un’unica famiglia. (…)
Quella che è di gran lunga il più grande rischio per
l’umanità - o meglio, per tutti gli esseri viventi di questo pianeta - è la
minaccia nucleare. Non c’è molto da aggiungere su questo punto, ma vorrei
comunque rivolgermi a tutti i leader delle potenze nucleari, che tengono
letteralmente tra le mani il futuro di questo mondo, agli scienziati e ai
tecnici che continuano a progettare queste terribili armi di distruzione di
massa, e in generale a tutte le persone che sono nella posizione di influenzare
i propri leader: chiedo loro di usare la propria saggezza e iniziare a lavorare
allo smantellamento e alla distruzione di tutte le armi nucleari. Sappiamo che
nel caso di una guerra nucleare non ci sarebbero vincitori perché non ci
sarebbero sopravvissuti! Non è terrificante anche solo prendere in
considerazione questa distruzione inumana e spietata? E non è del tutto logico
rimuovere le possibili cause della nostra distruzione quando le conosciamo e
abbiamo il tempo e i mezzi per farlo? Spesso non siamo in grado di risolvere i
nostri problemi perché ne ignoriamo la causa o, se la comprendiamo, non abbiamo
i mezzi adatti. Questo non è certo il caso della minaccia atomica. (...)
Parlando in generale, vi sono due tipi di felicità e
di sofferenza, quella mentale e quella fisica; delle due, credo che la
sofferenza e la felicità mentali siano le più intense. Dunque, desidero mettere
l’accento sull’allenamento mentale, perché può ridurre la sofferenza e permette
di raggiungere uno stato di felicità più duraturo. Ho anche un’idea più
generale e concreta della felicità: è una combinazione di pace interiore,
sviluppo economico e, soprattutto, pace mondiale. Per raggiungere questi
obiettivi penso sia necessario sviluppare un sentimento di responsabilità
universale, una profonda preoccupazione per tutti, indipendentemente dalla
fede, dal colore della pelle, dal genere e dalla nazionalità. (…)
Tutto ciò ci invita ad avere un nuovo approccio ai
problemi globali. Il mondo sta diventando sempre più piccolo - e sempre più
interdipendente - come risultato dei rapidi progressi tecnologici, del commercio
internazionale e delle relazioni transnazionali. Dipendiamo profondamente gli
uni dagli altri. Nei tempi antichi i problemi avevano dimensioni familiari e
venivano naturalmente risolti a livello familiare, ma la situazione oggi è
completamente cambiata. Ora siamo così interdipendenti, così interconnessi gli
uni con gli altri, che senza un sentimento di responsabilità universale, un
senso di fratellanza e sorellanza universali, una comprensione e la convinzione
di appartenere tutti alla stessa grande famiglia umana, non possiamo sperare di
superare i pericoli che mettono a repentaglio la nostra esistenza, prima ancora
che la pace e la felicità. (…)
D’altra parte, se l’umanità continuerà ad affrontare
le difficoltà soltanto con espedienti temporanei, le future generazioni ne
sconteranno le tremende conseguenze. La popolazione mondiale è in continua
crescita, le risorse naturali sono state velocemente depredate. Guardate gli
alberi, per esempio. Nessuno sa con esattezza quali effetti negativi avrà la
massiccia deforestazione sul clima, sulla terra e sull’ecologia globale nel suo
insieme. I nostri problemi sorgono perché la gente si concentra esclusivamente
sui propri interessi individuali, a breve termine, senza pensare minimamente al
resto dell’umanità. Non si pensa alla terra a lungo termine e nel suo
complesso, ma se non lo facciamo ora le generazioni future potrebbero non avere
speranza.
La compassione come pilastro della pace nel mondo (…) sono
convinto che l’amore e la compassione sono il tessuto morale della pace nel
mondo…>.
Messaggio
del Dalai Lama in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani. Il messaggio è molto più lungo, ed è attualissimo anche ai
nostri giorni. Ho dovuto interromperlo per mancanza di spazio e di tempo, ma ho
cercato di salvare ciò che oggi più ci preme: salvare con ogni mezzo la Pace
nel mondo per lasciare alle future generazioni il respiro della Speranza. Anche ciascuno di noi è chiamato a fare la
propria piccolissima parte, con i propri mezzi, il proprio senso di
responsabilità, il proprio coraggio. Noi sappiamo farlo con la scrittura. Potrebbe
servire a denunciare il Male e a diffondere il Bene, a contaminare progetti di
Pace, a sollecitare la coscienza di chi ha tra le proprie mani il destino del
nostro pianeta.
Una goccia
nell’oceano? Certo, ma l’oceano non è fatto di gocce? “Che la Pace sia con noi!”.
Angela
Carissima Angela, hai fatto bene a mettere insieme le due voci più autorevoli che conosciamo, il Papa e il Dalai Lama, che sono in perfetta sintonia nel parlare di pace e di umanesimo. Purtroppo è proprio di questo che dobbiamo farci carico: diffondere l'humanitas, foraggiare il cuore e i sentimenti di tutti, bambini e adulti, affinché si capisca che non è vero che siamo liberi (come nel più vecchio dei significati) ma che invece siamo tutti interdipendenti, sia da vicino che da molto lontano. Grazie, ti abbraccio amorevolmente, Giulia
RispondiElimina