PER ALDO MORO, PER LA SUA SCORTA, PER UN’INDETERMINATA GENERAZIONE. PER IL FUTURO CHE NON È PIÙ LO STESSO del poeta Mauro Contini. Uno stralcio della sua poesia in memoria: … Mi sommerge/ la straniera tenerezza delle tue parole,/ quelle scritte, quelle costrette/ nella dimora del mutismo,/ le sapevi ultime,/ fanno breccia nel battito/ attraversato dal tempo/ della tua irraggiungibile prigionia,/ paralisi di un popolo/ non pronto alla comune perdizione…
Mi sembra più che
doveroso ricordare.
Intanto, da due giorni
sono a casa, con ancora nel cuore il tumulto delle emozioni vissute nella Sala Girolamo Mechelli del Consiglio
Regionale del Lazio, Via della Pisana, 1301 - Roma.
Desidero subito dire
che l’Immagine del Manifesto, che
contiene i nomi delle 11 Donne premiate, mi ricorda Chagall e i suoi dipinti in volo, in un mondo di azzurro e di luce
a illuminare il giorno. Per tutte noi, “IL GIORNO DOPO”. Le premiate: Cristina Aurigemma per la Medicina, Chiara Castellani per il Volontariato,
Paola Cervelli per il Giornalismo, Angela De Leo per la Letteratura,
Sandra Di Blasio per il Sindacato, Veronica Fernandes per il Giornalismo,
Ornella Laneri per l’Imprenditoria, Marisa Leo (alla memoria) per l’Imprenditoria, Carmina
Mancino per la Pubblica
Amministrazione, Luciana Montanino
per la Legalità, Giorgia Venerandi per l’Associazionismo. Con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio
Regionale del Lazio, Confintesa, Oreste Berlucci, FMPI.
Questi i dati
ufficiali. Con tutte le biografie delle premiate. Ma io vorrei andare oltre per
giungere ai volti e al cuore di tutti i coinvolti in questa straordinaria Manifestazione, nel senso proprio di
“fuori dall’ordinario”, dal quotidiano, dalla routine a volte banale e scontata di tutti i giorni.
Importanti, oltre al Presidente del Consiglio Regionale
Onorevole Antonello Aurigemma, anche e soprattutto i volti e i nomi dei
componenti il Comitato d’Onore: Francesco Prudenzano, Segretario
generale di Confintesa, Antonella
Terranova, Presidente di FMPI, Adalberto
Bertucci, Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma, Massimo Flaccomio e Massimo Visconti,
che hanno selezionato con cura le 11 figure femminili di spicco, rappresentanti
dell’eccellenza nei rispettivi campi.
Ma il mattatore
dell’intera Manifestazione è stato senza ombra di dubbio Massimo Visconti che non si è risparmiato un solo istante nel
presentare il curriculum di ogni Donna premiata, offrire i bellissimi bouquet
di fiori freschi a ciascuna, porre le domande per meglio focalizzarne
l’individuale percorso professionale e umano, donando la preziosa Scultura, opera
dell’Artista Federica Pepe e
l’importante Attestato con le
motivazioni del Premio.
Massimo Visconti ha elogiato il talento, il coraggio, la dedizione di
ciascuna al proprio lavoro; l‘impegno costante rivolto alla valorizzazione dei
giovani che dovranno costruire un futuro più giusto, solidale, inclusivo per
tutti. Bellissima la sua testimonianza nel definire noi Donne, a partire da
quelle premiate nelle precedenti tre edizioni, “esempi di talento, passione,
ispirazione per contribuire alla crescita sociale, culturale e professionale
del nostro Paese” (vedi anche Mario
Sicolo Direttore del quotidiano online <daBitonto>, 14 marzo 2024).
Fuori dalle rigide
regole istituzionali il gesto amoroso di portare un bouchet di fiori alla sua
compagna di vita, signora Emanuela, che era lì a sostenerlo, a incoraggiarlo, a
prendersi cura di lui, che si prendeva cura di tutte noi.
Per tutto questo il
mio grazie speciale va proprio a Massimo Visconti, e soprattutto per avermi
permesso, con le sue domande e il suo calore umano, umile e sincero, di raccogliere le tante storie narrate
dalle protagoniste, le loro voci, importantissime per me che amo penetrare più
nel non detto che nell’esplicitato, al fine di cogliervi verità lasciate in
sospensione di giudizio, come in questi casi spesso accade. Ma anche le tante
parole, che hanno creato un vero incontro persino nella contraddizione delle
diverse espressioni. E le contraddizioni, come afferma Simone Weil, sono alla base di ogni conoscenza logica e ontologica,
che ci permette persino di sfiorare il divino. Voci e volti e occhi e gesti che hanno raccontato le tante storie,
sottese a una costante violenza, insita probabilmente nella mente umana che
improvvisamente esplode devastando il cuore di chi ne rimane vittima. Storie
drammatiche o anche tragiche, storie che, come matriosche, si sono aperte o
dischiuse o moltiplicate per favorirne la conoscenza, la comprensione, la
condivisione.
Qual è il contrario di “violenza”? è stato chiesto. Una risposta
molto significativa è stata appunto: “la condivisione”. Ebbene, io, pur “condividendo”,
ho scelto la parola “ascolto” perché non possiamo condividere qualsiasi cosa se
prima non ascoltiamo le motivazioni di chi si appresta a farla. Si tratta,
però, di un ascolto vero, nel senso di “sentire” l’altro o gli altri, andando
oltre il nostro ascoltarci, cosa che ci riesce molto più facile e naturale. Se
si dovesse dire, infatti, a qualsiasi interlocutore “quest’anno ho avuto
purtroppo seri problemi di salute, difficilmente ci sentiremmo rispondere “mi
dispiace molto, come è andata? Raccontami”. Molto più spesso sentiremo di
rimando: “Sapessi come sono stata male io” e bla bla bla…
Occorre, in realtà, superare il nostro perdurante egocentrismo
per incontrare, veramente con amore e disponibilità all’ascolto, l’altro/gli
altri. Il “sentire gli altri” include il “sentimento”: entrambe le parole, a
ben guardare, hanno lo stesso etimo, ed esprimono Amore per le storie delle
Persone, affinché l’IO si trasformi realmente in NOI. Ciò significa, come afferma in una
sua poesia Giuseppe Selvaggi, altro
mio amico e autore SECOP, fare “spazio” sinceramente ai nostri interlocutori,
dedicando loro anche il nostro “tempo”. Ciò significa “prendersi cura”. Il prendersi cura, infatti, ha
bisogno di tempo e di spazio. Non può risolversi in un breve incontro.
Di qui l’importanza,
venerdì mattina, delle tante storie narrate e ascoltate con amore, fatte mie
per depositarle nello “scrigno del cuore”, dove nulla è dimenticanza… Ma non
per tenerle lì prigioniere, semmai per rivitalizzarle all’occorrenza e farle
rifiorire con naturalezza al tempo giusto come i prati della nostra eterna
primavera, della nostra anima che non conosce confini. Come l’alba della nostra
vita, quando avevamo occhi vergini per scoprire il mondo. Non è necessario,
dicevo venerdì, spostarsi da un luogo all’altro del nostro pianeta per scoprire qualcosa di nuovo
e di diverso; è necessario, aggiungo oggi, avere gli “occhi verdi” della
creatività, della fantasia, dell’immaginazione per ancorarsi all’“Infinito” di
leopardiana memoria: Ma sedendo e
mirando, interminati/ spazi di là da quella, e sovrumani/ silenzi, e
profondissima quiete/ io nel pensier mi fingo; ove per poco/ il cor non si spaura...
L’ignoto ci spaventa sempre, ma ci spinge anche ad osare, ad andare oltre, in un “altrove di noi”, dove è più facile incontrare la Poesia. Mi piace riportare, a questo proposito, alcune riflessioni, sollecitate dalle domande di Massimo Visconti su Scrittori famosi e visionari che, pur non muovendosi mai dalla propria casa o dal proprio ufficio, come Emilio Salgàri e Fernando Pessoa, hanno usato la loro immensa fantasia (Pessoa era semplicemente un contabile eppure…), per incantarci con le loro storie immaginate in Paesi lontani mai visitati. Pessoa addirittura usa gli eteronomi per vivere le mille vite mai vissute. Per non parlare delle sue imprevedibili poesie, che racchiudono il senso filosofico e poetico della vita e della morte. Di Poesia è impregnata, dunque, la nostra vita, occorre solo saperla riconoscere. Venerdì mattina l’ho incontrata dappertutto e soprattutto tra le domande di Massimo Visconti, nello sguardo attento e commosso del mio carissimo amico, saggista e archivista di larga fama, soprattutto per quanto riguarda i suoi numerosi e apprezzati libri sul Brigantaggio meridionale, le Brigantesse e tanti altri saggi sui grandi Autori pugliesi, come Gaetano Salvemini. Parlo di Valentino Romano. E che dire di Milica Ostojic, la meravigliosa Giornalista serba Copywriter LINK Group che fa parte dell’Associazione Stampa Estera, anche lei presente nella splendida Sala Mechelli? Mi ha fatto una lunga e molto amorevole intervista, standomi vicino con grande professionalità e tantissimo amore. Fra una settimana l’intervista farà il giro del mondo per fermarsi tra le mie mani. Grazie, mia amatissima Milica.
Ma, appena tornata a
casa, ho nuovamente incontrato la Poesia nelle parole delle mie figlie Daniela e
Ombretta. Daniela Leone ha scritto: ‘Ascoltare è ciò che meglio si potrebbe
contrapporre alla violenza’, queste le parole di mia madre. E ascoltare le
storie altrui dona un nuovo senso all’esistenza. 11 storie per 11 vite altre.
11 donne straordinarie premiate per la loro straordinarietà. Mia madre tra
queste. Oggi sono fiera e felice del riflesso che sono di lei. Oggi e sempre
sono orgogliosa di lei e della vita che mi ha donato. Non vorrei essere altro
rispetto a quello che sono. Conservo gelosamente la mia capacità di ascoltare,
stupirmi e commuovermi ancora e sempre di fronte alla vita, con tutte le sue
molteplici sfumature. Grazie a mia madre e a tutte le donne come lei, diverse
da lei, ma con un’unica grande anima. Perché l’anima non ha sesso anche se
coniata al femminile… Premio nazionale ‘Il giorno dopo: donna tutto l’anno’.
Grazie Angela De Leo per tutto l’universo che sei e che ci dai, sempre. Ti amo
tanto. Con cuoricino verde. E Ombretta Leone: Le giornate belle… quelle con la famiglia e la gioia e la commozione
per il premio per la letteratura a mia madre Angela De Leo. Con tanti
cuoricini, tante foto, tanti video. Ha fatto testimonianza diretta di tutta la
superba manifestazione. E, ieri, l’ho scoperta di nuovo nelle parole di Anna Paola Piacente, la mia nipotina
non più bambina ma con tante stelle ancora negli occhi: “Lei è una poetessa, complimenti!”. Così delle persone a noi estranee
riconoscono e salutano mia nonna, all’uscita del Consiglio Regionale del Lazio,
dopo la premiazione durante la manifestazione “Il giorno dopo: donna tutto
l’anno”. Sì, avete capito bene, mia
nonna ha vinto un ulteriore premio per la letteratura incantando tutto il
pubblico con la sua anima dolce come quella di un bambino e la capacità di
stupirsi come chi guarda i “primi sorrisi dell’alba”. Io sono sempre più fiera
di te e sarò sempre al tuo fianco, a volte anche dietro una macchina
fotografica per poter immortalare le tue “parole” e nascondere più facilmente
le lacrime di commozione. I love youuuuu. Con tanti cuoricini rossi e un
piccolo girasole, che sta ad indicare figurativamente il nomignolo con cui mi
chiamava suo nonno, Primo Leone, mio
compagno di vita per oltre quarant’anni. Il tutto corredato da splendide foto
che zumano il mio pianto commosso e irrefrenabile al momento della premiazione.
Ed è solo di ieri sera
un commento di Besa Nuhi, che
merita tutta la mia gratitudine e ammirazione perché denota una grandissima
cultura e una straordinaria sensibilità poetica e artistica nel senso più ampio
della parola. Besa Nuhi Mone,
albanese, è molto giovane e molto bella; è Docente di Matematica e Fisica nei
licei, mediatrice culturale e scrittrice, Docente anche nell’Università degli
Studi di Bari “Aldo Moro”, Dipartimento di Matematica. Risiede in Puglia e vive
proprio a Corato a due passi da casa mia. Lei scrive: In diversi eventi culturali ho ascoltato con profonda attenzione le
parole di tua nonna, Angela. Se Angela pronuncia due parole, sicuramente ne ha
dette tre. Mai ho udito ripetere le stesse frasi due volte, e mi chiedevo se
fosse una sorgente inesauribile, un ruscello di parole cristalline che non
cessano mai di scorrere. La gente ama l’arte visiva, come le fotografie
artistiche o i dipinti dei grandi maestri che sembrano fissare momenti di vita
e invece la animano. Tra l’opera d’arte e l’occhio c’è quasi sempre una
distorsione. L’immagine dell’opera arriva all’occhio con qualche deformazione, dovuta
alla presenza di questa o queste interferenze, e ciascuno la percepisce a modo
suo. Se questo spazio si riempisse con le parole di Angela De Leo, allora
l’angolo della distorsione scomparirebbe e la percezione raggiungerebbe il
massimo livello, con tutte le sfumature dei colori e con tutte le luci e ombre
dell’opera. Angela è capace di questo. Con grande ammirazione, le auguro una
lunga vita di poesia.
Sono profondamente
emozionata e commossa per queste sue indimenticabili parole e mi sento grata a
lei e alla vita che mi ha permesso, alla mia età, finalmente di conoscerla per
davvero! I miracoli accadono. Io ci credo fermamente per le tante vicissitudini
da me vissute tra realtà e magia.
E questo mio riportare
tante storie e testimonianze che riguardano soprattutto me non vuole essere un
mettermi narcisisticamente in vetrina perché la vera vetrina è stata vissuta da
tutte noi donne premiate nella Sala Girolamo Mechelli, su uno schermo gigante,
con i flash dei tanti fotografi, alla presenza catturante di Agnese Moro che si è fatta portavoce di molteplici storie amare,
difficili, edificanti: la perdita recente di una figlia meravigliosa in
attesa di una bambina, sconfitta da una mano armata, che ha sconvolto la vita di
due genitori affranti; la perdita di un marito amato ad opera di una band di
ragazzacci senza scrupoli, che diventano motivo di salvezza e di rinascita per
la moglie; la perdita di una madre uccisa per errore, circa trent’anni fa, e la
figlioletta di pochissimi anni rimasta sola senza neppure riuscire a ricordare
le sue carezze. Storie terribili di "perdite" dai risvolti imprevedibili eppure reali nella
determinazione a migliorare il mondo attuale ancora così devastato da guerre e
violenze di ogni genere. I miracoli accadono. Ci sono bacchette magiche
dappertutto. Soprattutto nel nostro cuore. Tutto può accadere dietro l’angolo. Mai
dire mai nella nostra quotidiana esperienza di vita, tanto da poter concludere
con i versi di Albert Camus: Mia cara,/ nel bel mezzo dell’odio/ ho
scoperto che vi era in me/ un invincibile amore./ Nel bel mezzo delle lacrime/
ho scoperto che vi era in me/ un invincibile sorriso./ Nel bel mezzo del caos/
ho scoperto che vi era in me/ un’invincibile tranquillità./ Ho compreso,
infine, che nel bel mezzo dell’inverno/ ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate./ E che ciò mi rende felice./ Perché afferma che non importa/
quanto duramente il mondo/ vada contro di me,/ in me c’è qualcosa di più
forte,/ qualcosa di migliore/ che mi spinge subito indietro.
Perché tutte queste emozioni vissute in una sola mattinata si facciano “ascolto” del mio cuore per condividerle con quanti hanno la bontà di leggere le mie parole, che sempre scoprono in qualsiasi stagione “qualcosa di invincibile” per sperare in nuove carezze d’anima... Grazie a tutti. Angela
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