Ieri abbiamo festeggiato la Giornata Mondiale della Terra con parecchi belle prose e poesie, pubblicate sulle nostre pagine FB per evidenziare i gravi pericoli che il nostro “pianeta azzurro” sta vivendo, assediato da tanti micidiali misfatti di noi umani, che di umano abbiamo conservato molto poco, continuamente perpetriamo a suo danno. Io mi sono astenuta, non per indifferenza al problema, ma per troppa sofferenza. Amo troppo l’azzurro del mare, dei fiumi, dei laghi, delle cascate che portano il cielo tra i nostri passi per non sentire l’immenso dolore di tanto scempio. Accolgo le vostre poesie e prose per farne un serto e coronare con tutte le nostre buone intenzioni il nostro pianeta che di azzurro conserva ormai molto poco per via del vile denaro di oscure multinazionali, che mettono a tacere ogni kantiana “legge Morale” (“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, più o meno).
C’è l’esergo connotativo della mia carissima amica Anna Mininno, per esempio, che vale più
di mille dichiarazioni d’intenti per salvarla questa
nostra madre Terra e risiedono tutte nel cielo: Riempirsi di cielo/ Che mai
si nega al mondo/ E sperare/ che gli occhi non si confondano
Esergo essenziale, azzurro, intenso, efficace. Come
è lei.
E mi commuovono i versi di Angela Strippoli, altra mia carissima amica che mastica
quotidianamente poesia come vive e palpita il suo immenso cuore. Non riguarda
espressamente la Giornata Mondiale della Terra, ma per me ogni parola è una
difesa profonda del “luogo-casa” da ciascuno di noi abitato. Il titolo,
infatti, potrebbe essere il primo verso che suona così: Casa mia è una
strada. E poi continua: Casa mia è una strasa// Un percorso// Una terra
verde che confina con il cielo/ E il cielo questa sera/ ha colori di un viola
rosato che m’incantano// Casa mia è una finestra con la luce accesa// Un paio
di scarpe che sanno di vite passate// Entrate e fate casa// Non trascurate
nulla// C’è grande respiro in ogni cosa// Ogni dettaglio conta// Casa mia mi
commuove/ Si fa festa senza motivo// Casa mia è l’amore che mi abbracciò per la
prima volta// Nessuno riuscirà a dire della sua essenza (A. S.)
I suoi magici versi mi fanno pensare al testo
poetico, scritto da Raffaella Leone,
mia figlia, addetta alle Pubbliche Relazioni della Casa Editrice SECOP, nonché scrittrice
e poetessa per adulti e bambini anche lei, proprio per lagiornatamondialedellaterra: Terra nostra / ignara e ferita, rotoli via/ in fallo
laterale./ Che non ci resti ilrimpianto/ di non essere riusciti in tempi/
a tenerti casa per tutti,/ nessuno escluso.// Perdonaci, ancora una volta
oggi,/ ma se domani / deserto avremo ancora il cuore,/ odiaci
per sempre, rinnegaci e/ lasciaci andare fuori campo.
Raffaella ha anche dipinto la terra racchiusa in un
pallone calciato, come se fosse un gioco irresponsabile, per ricalcare la
metafora della Terra vissuta come una partita di pallone, in cui si commette
sempre fallo. Eppure l’amore potrebbe salvarci, come appunto ci ridono i versi
di Angela, e come ci raccontano i brevi versi di un’altra Angela, che scrive poesie intrise d’amore nel sangue, nelle vene. Parlo di Angela Aniello, che ha fatto del dolore e dell’amore i punti
cardine della sua emozionante poesia e della sua stessa vita: Ed il cuore/ cantiere di Cielo,/ si
chiama Paese/ in cui le lucciole sono sogni/ volti a radunare/ quel margine di
umanità/ che ancora ci fa dormire/ abbracciati all’Amore.
È la nostra umanità che è venuta meno?
Marco
Zanchi, altro carissimo amico e cantore della natura in mille filastrocche
per adulti e bambini scrive, e io noto e annoto, anche in questi versi con rima,
qualcosa che mi fa pensare all’umanità perduta in un cielo dall’aria non più “pura”
e per via dello stesso uomo di cui la natura stessa ha ormai “paura!”: Terra
madre verde natura/ Blu e azzurro del mare/ Prendiamoci cura/ Di te pianeta da
rispettare/ L’aria del cielo non è più pura/ Bastan due rime per ricordare/
Quanto sei bella e noi la sventura? Certo che no se non si sa amare/ Se è
proprio dell’uomo che hai più paura! (“Terra Madre”)
Ma poi tutto
rinasce nei delicatissimi versi di Luciana
De Palma, di cui è superfluo parlare tanto è nota come scrittrice e
poetessa: E finì l’inverno/ E fiorirono i glicini/ E smisi di piangere/ E
corsi a perdifiato/ Zigzagando sul sentiero/ Per riempire i polmoni/ Di nuove
illusioni// Non c’era che il cielo/ Ad aspettarmi/ Con tutto il suo azzurro/
Già pronto/ A versarsi (LDP). Splendidi versi, con cui torniamo al cielo, a
tutto il suo azzurro che ci investe con una cascata di glicini in fiore e il
rinnovato inno alla vita di Luciana e anche nostro, in un eterno azzurro che
redime e colora l’anima.
E cambio registro per evitare altre lacrime di
commozione. Solo una brevissima riflessione: il canto semplice ma appassionato
di tre padri di antica razza contadina con cui la terra dialogava quotidianamente
con reciproco amore: il papà di Luigi
Lafranceschina, il papà di Nicola
Pice, il papà di Tanino Coviello.
Sicuramente sono i rappresentanti di una categoria oggi scomparsa, ma
sicuramente da tutti noi rimpianta. E la commozione permane.
Oggi,
intanto, è un altro giorno da ricordare. Ho vissuto per tre anni l’esperienza
bellissima di andare a Barcellona sulla “nave
dei libri”, una iniziativa del mensile <Leggere:tutti>, che dal 2010 promuove,
in collaborazione con la Grimaldi Lines e ANP, esperienze artistiche e
culturali straordinarie, nelle quali si condividono,
a bordo della nave, le emozioni di un viaggio letterario, insieme a scrittori,
attori, poeti, giornalisti, musicisti, coltivando nuovi incontri, facendo
presentazioni individuali e collettive dei libri pubblicati durante l’anno. Con
interviste, intermezzi musicali, spettacoli molto suggestivi di artisti
noti.
A
Barcellona si giunge per partecipare alla Festa tradizionale del Santo Patrono
della Catalogna, San Jordi, che coincide con la Giornata Mondiale del Libro e
del Diritto d’Autore. Un tripudio di rose rosse si mescola ai tantissimi libri
che occupano centinaia di eleganti bancarelle lungo la lunghissima meravigliosa
Rambla, in cui si assiepano turisti di ogni genere e tantissimi abitanti del
luogo in una condivisione bellissima di romantiche follie.
Dal 2012 vi ho partecipato con la famiglia SECOP, a
cui si sono aggiunti le altre mie due figliole, Ombretta e Daniela e alcuni amici per condividere con me la gioia
di presentare i miei libri, pubblicati proprio in quegli anni.
Rimpianto e nostalgia mi prendono per mano e mi
impediscono di andare oltre. Altra commozione? Sì, scusatemi. Oggi non potrei
più rifare quel viaggio: la sedia a rotelle in cui il mio corpo rimane
prigioniero per alcune ore al giorno mi impedirebbe non tanto di salire sulla
nave dei libri, ottimamente attrezzata anche per i disabili, ma di percorrere
la Rambla che è tutta in salita e occupata da rose, libri, persone in un
groviglio inestricabile di bellezza e di allegria. Per fortuna mi rimangono le
ali della mente e del cuore per continuare a volare…
E con la mente e col cuore volo a fare gli AUGURI
al mio carissimo amico per sempre Giorgio
Bàrberi Squarotti, che sicuramente mi starà sommergendo d’azzurro dal suo intoccato
Cielo.
A presto Angela
Nessun commento:
Posta un commento