Dopo una notte insonne, trascorsa a riportare alla memoria, attimo per attimo, parole, emozioni, commozione, lacrime trattenute e vibrazioni del cuore, sono qui a riprendere il viaggio tra le parole, la musica, il canto, che hanno reso magica la serata di ieri a Palo del Colle, nella splendida cornice della Fondazione Vittorio Bari, con una padrona di casa, Mariateresa Bari, d’azzurromare vestita, che mi ha condotto tra i miei fondali di corallo, prendendomi per mano perché non una sola goccia delle mie oceaniche parole si perdesse tra gli scogli appuntiti di ogni mai spento dolore, affiorante appena, ma tanto basta per evitarlo. Queste le sue tenerissime parole per dare un volto chiaro alla mia scrittura con notevoli incursioni personali nell’apprezzabilissimo scandaglio dei vari modi di “essere poeti”.
“La
parola di Angela sgorga come fiume in piena. E travolge, avvolge, svolge i
sogni.
Non
è la scrittura, per il poeta, un bisogno primario? Come respirare?
Respirare
è resistere. Verbo che ha un etimo affascinante: dal latino, è composto di re
indietro e sistere fermare. Fermare respingendo una spinta contraria. Dunque non
cedere ad una forza che ci trascina tutti, in una direzione. Una forza che ha
il potere oscuro di renderci ciechi e sordi.
Ma
respirare è anche spirare a se stessi per osare un Oltre nella caducità dell’esistere.
Angela
è una di quelle rare creature che sfugge alle insidie del finito e scrive l’infinito,
sfidando la notte, sulle ali del tempo.
Stasera
andremo a spasso tra i versi, paesaggi suggestivi e atmosfere sognanti create
dalla sua penna. Sarà un viaggio nell’universo della scrittrice, tra galassie
stellate di cuore e fondali popolati da parole. E non saremo soli…”
Poi, prima che Mariateresa passi, in
maniera eccellente a dare la parola al “controcanto” di Mario Sicolo, ci
avvolge il canto celestiale e imperituro di Vittorio Bari, l’Ala “di ineffabile
spiritualità, sfuggente all’umana comprensione” (parole di Mariateresa), che
dal Cielo scende tra noi per farci provare il brivido di soavi corde celestiali
che legano il nostro umano sentire.
Ed ecco Mario, meraviglioso compagno
di viaggio tra i marosi di tutti gli oceani attraversati, quasi sempre insieme,
sintonia perfetta di “amorosi sensi” filiali e materni, ci avvolge nel turbine
fragoroso del suo vento che spazza nuvole e dubbi sulla importanza di saper
costruire con sentimento le parole altrimenti non avrebbero senso di “sacralità”
e non avrebbero significato di un “altrove” che ci appartiene e ci rapisce in
una “natura incontaminata e felice”, dove è più facile respirare l’azzurro di
tutti i cieli, i mari, gli oceani che ci abitano e che noi abitiamo.
Un commento critico come solo Mario
può per una sua peculiare capacità di lettura classica di ogni verbo che,
attraverso la parola, si fa carne (come già in Paul Valery), ma anche per la
lunga dimestichezza a trafficare/navigare nelle mie “gocce di parole”.
Ignoro volutamente la sua apologia, di
rara bellezza e sapidità etimologica, alla mia scrittura, apologia che ha avuto
inizio con “Exegi monumentum”, per riportarmi a più realistiche connotazioni della
mia prosa poetica tra canto, in-canto, squarci di luce a illuminare ogni
possibile buio, sempre in agguato, e la risorsa continuamente afferrata con
mani d’amore per non naufragare, facendo tesoro sempre delle mie fragilità con
passi di corallo e cuore di poesia...
Mario, non ti ringrazierò mai
abbastanza per l’infinito che ti porti dentro e che riesci a donare ad ogni
parola che incontra il tuo cuore, anche se hai sorvolato elegantemente sui vari
libri, di cui avresti dovuto parlare pur confessandomi, con il candore che ci
vede agguerriti sodali contro ogni ovvietà, di aver cercato tra i tuoi miliardi
di volumi e di non essere riuscito a trovare neppure uno di Angela e Leo, che
per tua e mia fortuna chiami Lina. A te un abbraccio immenso e la mia immensa
gratitudine.
Ma è stata soprattutto una serata
corale, perfettamente organizzata e realizzata con mirabile dedizione dell’intero
staff, che opera in sinergia con Mariateresa, nel “prendersi cura”, con amore
direi quasi oblativo, di ogni particolare da vivere insieme: dal saluto di
benvenuto a quanti hanno voluto e potuto essere con noi (un parterre di
straordinari poeti e poetesse, scrittori e scrittrici, amici e amiche amanti
dell’Arte, della Poesia, della Bellezza, respirata a pieni polmoni), ai vari
collegamenti con altri interlocutori/interlocutrici, impegnati/e nella lettura
magistrale di alcune mie poesie, scelte con cura perché si avesse della mia
scrittura poetica, una maggiore cifra connotativa e una più facile
comprensione: Roberta Lipparini, Mattia Cattaneo, Maria Pia Latorre, Ginevra
DellaNotte: GRAZIE dal più profondo del cuore! Di voi e dello staff parlerò domani… perché,
come ben sappiamo, non finisce qui. A domani. Angela
❤️
RispondiElimina🌼🌺🌷🌸
RispondiEliminagrazie infinite, mia carissima Caterina...
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