Qualche anno fa, c’è stato il mio primo incontro con
Angelica Grivel Serra con i suoi occhi di LUNA, immensi e con uno sguardo verso
orizzonti lontani, in una foto in bianco-nero scattata dal GRANDE Giovanni
Gastel e da lui postata sulla sua Pagina FB. Rimasi affascinata da quel visetto
dolcissimo e quegli occhi da cerbiatta e gli orizzonti immaginati e in fuga
oltre… Scrissi immediatamente un commento che piacque al suo Autore. Anche
Angelica mi sorprese subito dopo per il suo ringraziamento pieno di garbo e di
calore. Poi, più nulla. Ma quella ragazzina con occhi di luna e lo sguardo
lontano mi rimase nel cuore. Poi, sono accadute tante cose sull’orizzonte non
sempre sereno delle nostre vite. Il mio franare in un battito di ciglia a
Belgrado e sette lunghi mesi di degenza in vari ospedali, dopo vari interventi
che mi hanno restituito alla vita, ma anche a una disabilità sempre più
gravosa; la pandemia da coronavirus e la segregazione in casa per vari mesi e a
più riprese; i successi sempre più eclatanti di Mostre e interviste televisive
del Fotografo più glamour del mondo e i successi della sua amata figlioccia
Angelica. Infine la terribile notizia, il 13 marzo 2021, del volo tra le stelle
del nostro comune amico Giò. Molto più tardi contattai, però, Angelica per
commemorare, insieme Giovanni Gastel a un anno dal suo improvviso lasciarci.
Eravamo entrambe d’accordo, vinte entrambe da una grande emozione. Poi, però,
per alcuni inevitabili impedimenti, abbiamo dovuto rimandare l’incontro via web
a tempi da destinarsi. E, intanto, sono sopravvenute nuove cause di rinvio per
una guerra improvvisa che sta portando nuovi macigni sul cuore, oltre alle
sofferenze ancora in atto per il Covid 19, crudele e devastante di questi
ultimi tre anni. Noi, però, abbiamo continuato a parlarci, conoscendoci sempre
più e superando persino i limiti della riservatezza e della asimmetria della
nostra età. È stato molto interessante questo fitto dialogo quasi
quotidiano tra noi, anche per cercare nuove possibilità di incontro, magari “in
presenza” piuttosto che online, per ricordare con grande affetto e sconfinata
ammirazione l’immenso Giò, sempre presente nel cuore di quanti lo hanno
conosciuto e amato.
E oggi, 13 settembre 2022, dopo un anno e mezzo di infinito
rimpianto e infinita nostalgia, dopo il suo andare via in silenzio come un
umile viandante, siamo ancora insieme, io e Angelica, questa fanciulla in fiore
davvero geniale e talentuosa, oltre che bellissima, a ricordarlo, come è giusto
che sia. E lo ricordiamo insieme con alcune sue poesie, colme di dolcezza e di malinconia,
che io ho definito “poesie del commiato”. Sono poesie che rivelano
soprattutto il suo desiderio di pace dentro. Con una scrittura
narrativa elegante, solo apparentemente semplice, ma sicuramente sincera e
immediata. Con versi molto profondi e densi di significato (versi logofanici),
in ogni accenno di cielo e di abisso a sfiorare l’anima. Abisso da cui Giovanni
risorgeva continuamente con la caparbia volontà di essere Amore per dare e
ricevere amore all’ombra della sua mai spenta necessità di donarsi agli altri
nella speranza di essere riamato in ugual misura.
“Amici dolcissimi”
Amici dolcissimi
non è d’acqua la vostra trasparenza
non di luce che passa tra le foglie
non di gelida neve immacolata.
La vostra è trasparenza d’amore
carico di attenta paura
per me
per la mia disordinata vita
simile a quella di chi cammina sul filo
e a quel filo affida
senza apparente motivo
il suo incerto destino.
(Filicudi 2019)
L’aggettivo “dolcissimi” del vocativo “Amici” del primo
verso racchiude tutta la tenerezza di un signore che ha fatto dell’amicizia un
nodo d’amore forte e sincero. Non a caso, nel secondo verso parla di
“trasparenza”, facendo riferimento all’acqua di una “società liquida” (Zygmunt
Bauman), che diluisce sentimenti e li dilava, facendoli scolorire fino a
perderli del tutto. Neppure la “luce” era trasparenza d’affetto degli amici né
la “gelida neve immacolata”: la prima si sarebbe potuta spegnere negli anfratti
ombrosi di foglie che pure ancora verdeggiano in sua assenza tra alberi
lussureggianti del Parco di Villa Erba; la seconda si sarebbe potuta sciogliere
prima di raggiungere il cuore. Solo l’amore compie il miracolo della verità.
L’amore che era, per lui, l’“attenta paura” degli amici per la sua incolumità
perché, essendo egli un Artista a tutto tondo e appassionato amante della
Poesia, aveva scelto suo malgrado di vivere da funambolo sui precipizi del
mondo e della quotidianità. L’amore è l’“attenzione” che trema per l’altro.
L’amore non giudica. Ha solo paura che l’amico possa correre il rischio di
cadere. È ansia per la sorte della persona cara, che osa il volo non a tutti
consentito. È l’amore che “si prende cura dell’altro” e lo fa sentire compreso,
protetto, amato. Sicuro, nonostante le proprie fragilità… oltre il proprio
coraggio.
Grazie, Giovanni, per questa splendida poesia dedicata agli
amici sinceri… e tu ne hai avuti davvero tanti. Ti era estranea la falsa
adulazione spesso strumentale alla propria affermazione grazie al tuo nome, al
tuo prestigio… non sapevi riconoscerla tanto volavi alto. Chi vola troppo alto
difficilmente si accorge delle miserie umane. E, quando si accorge suo malgrado
del precipizio, rimane attonito e spaventato come uno dei tuoi angeli in caduta
libera e in preda a grande smarrimento, a doloroso senso di irrimediabile
sconfitta. Ma la Poesia, per fortuna, come portentoso unguento, tutto risana.
E sull’amore, dato/ricevuto ecco un’altra testimonianza:
Così
nel silenzio
parlo d’amore con il mio ricordo.
Ma è difficile distinguere i dettagli
nella nebbia dell’anima.
Sono sorrisi e risa e baci
e corpi donati e poi abbandonati
che si alternano
a formare un grumo i sentimenti indistinti.
Ma questo è il cuore della nostra vita.
Caotico come le scatole dei bambini piene di giochi.
Resta con noi
amore
unico balsamo
che possa ancora dare senso al nostro cammino.
Milano 2020
Negli ultimi due anni, però, e soprattutto nel 2020, sempre
più si avvertiva nei suoi componimenti poetici una sorta di testamento, un
messaggio da lasciare ai suoi cari, agli amici, ai lettori:
Avrei dovuto parlarvi solo d’amore
come i cantanti di un tempo
e certo ora sarei meglio di quello che sono.
Così stanco sapete e come svuotato.
Ci vorrebbe una buona notizia
di quelle che fanno esplodere nel cuore la gioia.
Invece sono messaggi tristi da fuori e da dentro di noi.
Il tempo, le malattie, la morte altrui
percepite ormai con il distacco di un bollettino di
guerra
mentre tu ancora sopravvivi
nella tua sempre più piccola trincea.
E guardi la televisione
mangi
poi a letto
col sonnifero che ti riporterà nel vuoto nero
fino al nuovo giorno.
Ma domani reinventerò un mondo puro
di bellezza e perfezione
in cui vivo solo.
Milano 2020
Sembra apparentemente un accorato messaggio di sconfitta, ma
nella terzina conclusiva ecco rinascere in lui la speranza nella sua capacità
creativa che annulla tutta la stanchezza del disincanto per farlo immergere nel
suo sognato e agognato mondo di “bellezza e perfezione”.
E bellezza e perfezione scopriva nel miracolo compiuto dalla
forzata “clausura” del mondo in seguito alla pandemia del Coronavirus, che
stava già falcidiando una parte ingente di esseri umani inermi, sorpresi,
sconcertati, impauriti, impreparati alla nuova “peste” del terzo millennio: la
natura, purificata dall’assenza nefasta dell’uomo, si stava prendendo la
rivincita sulla sconsiderata sua azione distruttiva e autodistruttiva.
C’è un tempo per tacere
per lasciare che le cose accadano.
E noi a guardarle
con la fissità assente delle statue.
C’è un abbraccio che non possiamo pretendere
ma solo sperare che arrivi.
Tutta questa azione è una lettura del mondo
su cui dovremo prima o poi ragionare nel profondo
come frati votati al silenzio.
È bastato un mese senza la nostra disordinata arroganza
E la natura ha portato i delfini a danzare a Venezia.
Milano 2020
E l’esultanza per quella “danza” dei delfini a Venezia,
vista con i suoi occhi di fotografo e cantata con la sua penna di poeta, lo
aveva accompagnato con una insolita speranza fino all’estate, nella sua
Filicudi, tempo e luogo di respiro calmo e di poesie, non senza un pizzico di
amarezza per il mondo lasciato alle spalle ma ancora fortemente avvertito nelle
sue carni “inquiete e svuotate” che gli chiedevano di scoprire “l’errore”, da
cui tutto aveva avuto origine nella sua vita di “sognatore” di sofferta sensibilità
e di intima solitudine:
Giorni e notti.
Cosa resterà della nostra storia?
Qualche foto
una stropicciata lettera
troppe volte riletta.
Ha assorbito l’inverno questo cielo
e di nuovo io porto nell’estate
la mia fragile vita di parole.
Tutto è immobile
tranne il ricordo che si fa reale.
Altri giorni e notti
svuotato e inquieto
cercando l’errore che ha fatto di me quello che sono.
Fragile e combattivo
In questa mia inconciliabile ferita anima.
25 aprile 2020
E ancora, in tempi più recenti:
Come un cane sbandato
in cerca di pace
ho girato il mondo.
Molti cuori
hanno accompagnato
a tratti il mio cammino.
Quasi questa malinconia
fosse una calamita
e i miei occhi uno specchio
in cui ritrovarsi.
Non ho molto da lasciarvi
amici cari
qualche fotografia
qualche poesia…
L’eredità di un sognatore
cascato in un mondo che fatica a capire.
Milano 2020
E un presagio di morte imminente lo ha accompagnato fino al
giorno 13 marzo 2021.
Ma noi, caro Giò, non vogliamo arrenderci al pensiero della
tua assenza. Con me e Angelica e Caterina e Giulia e Delia e Michele e… e… e…
quanti (tantissimi nel mondo intero) continuano ad amarti. Ed ecco il nostro
pensiero per te in questo giorno di tristezza e rimpianto:
Carissimo Giovanni, un anno e mezzo fa in silenzio e
con la sola carezza del buon Dio a guidarti per mano sei volato nella Luce,
lasciando sulla terra la scia luminosa del tuo passaggio intenso e ricco di
mille vite almeno. E oggi con la forza ardente della tua immensa creatività
illumini i nostri giorni vuoti della tua presenza fisica, colmandoli di tutti i
doni che hai lasciato in chi ha avuto il privilegio di conoscerti, incontrarti,
viverti accanto.
Le tue inimitabili foto, le tue meravigliose poesie,
in cui la tua anima bella vibra di dolce malinconia e rara sincerità, le
innumerevoli opere realizzate con geniali dita d'Artista sono qui con noi e
vivranno per sempre rendendoti immortale. E sei presente soprattutto con tutto
l'Amore che hai donato a piene mani a tutti con generosità, altruismo, umiltà e
coraggio in questo nostro mondo opaco, triste, impaurito. Rimani Faro luminoso
in tutto l'azzurro che ti appartiene. Ma, nella notte di questi giorni bui,
accendi per noi e soprattutto per i tuoi cari tutte le stelle con mani di
tenerezza. Oltre le nostre mani in preghiera...
E zio Giò, l’immenso zio Giò, dall’alto sorride compiaciuto
alla sua “nipotina del cuore”. E a quanti, come noi, continueranno a sentirlo
dentro come Luce e Speranza. Come Amore. Angela
Cara Angela, grazie per il dono che ci fai di trasmetterci la tua affettuosa ammirazione per Giovanni Gaspel e le sue poesie. Dirò con un ossimoro che una dolce amarezza mi prende mentre leggo i suoi versi (lineari, essenziali, belli) e i tuoi commenti così poetici. Rivivo con te la malinconia per una grande perdita, ma in fondo tale non è se continuerà a viverci accanto.
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