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giugno 2022: il viaggio nei miei 80 sogni continua tra presenze di oggi e quelle
di ieri…
Oggi purtroppo è il quattordicesimo anniversario dell’improvviso
volo tra le stelle di Primo, l’altra mia metà del cielo. Vorrei parlare tanto
di lui e del nostro ultimo giorno insieme ma sarebbe come oscurare il sole di
questo mio rinnovato canto alla vita, mi limiterò a riportare alcuni versi del
suo immarcescibile amore per me e in risposta qualche verso mio, fiorito sul
cuscino della notte:
Se
un giorno ti diranno/ d’amarti tanto/ pensami e saprai/ che t’amo più di tanto//
Se un giorno ti diranno/ d’amarti un mondo/ pensami e saprai/ che t’amo più di
un mondo// Se un giorno ti diranno/ d’amarti immensamente/ pensami e saprai/
che t’amo tanto di più/ un mondo di più/ immensamente di più (e non so
più se sia stata mai pubblicata o meno… forse sì… la mente si rifiuta di
ricordare… il cuore è ancorato ancora ad ogni lettera, ogni parola, ogni verso,
ogni più di ogni di più del suo amore di rosso vivo e di oro puro, rivo
inesauribile di infuocato sole senza tramonto).
La mia risposta breve come un sì sull’altare a
rendere “sacro” ogni giorno vissuto insieme, anche quelli delle tempeste e dei
marosi in cerca di un faro e di un approdo: nei
miei occhi/ di gioia accesi/ i
tuoi / a ricordarmi / l’amore che ti
devo/ il sogno mai sconfitto/ uncinato al filo di luce/ del nostro sogno/
sciame di stelle/ in un volo senza fine… E, oggi, per sempre e più di
sempre sei in me, con NOI… la tua Lina
E ritorno, per non morire e per rinascere ancora, al terzo step
dei miei 80 anni a ritroso: il viaggio verso il Salento seconda mia “terra d’adozione”.
Organizzato da Peppino a mia totale insaputa, ma con la muta complicità di
tutta la combriccola alle prese, nei momenti di mio momentaneo e inevitabile
rifugio in bagno con: vestiti, pigiama, beauty case con spazzola, spazzolino,
dentifricio, necessaire da viaggio per il trucco, foulard respingivento (sistemati
alla rinfusa e in tutta fretta da Anna Paola). Tutti gli altri in albergo hanno
preparato i loro trolley che, sempre a mia insaputa, hanno sistemato nelle loro
macchina. Mi dicono che dobbiamo andare a Trani per un pranzo in riva al mare,
ma Trani diventa meta irraggiungibile fino a che non scopro, con mia enorme
sorpresa, che siamo sull’autostrada per Taranto. Alle mie domande risposte
vaghe tra battute e risate: “ti portiamo a mangiare le cozze di Taranto!”. Ma oltrepassiamo
Taranto e viriamo verso Brindisi. Mi prendono affettuosamente ancora in giro,
dicendomi che siamo tornati indietro e che siamo a Ruvo per non so quale altra
diavoleria, ma intanto deviamo verso una stradina sterrata con pericolose buche
che rendono difficoltoso il nostro procedere fino ad un cancello con una insegna
“Casina della Spina”! Solo quando siamo dentro, mi rendo conto che ci sono già
stata, ospite di un nostro carissimo amico brindisino, nonché bravissimo autore
di parecchi libri pubblicati con la SECOP. Si mangiò allora, e si mangia ancora
divinamente. Anche qui un amarcord decisamente voluto da Peppino che ora guida
la carovana verso il profondo Sud, fino al Parco dei Principi di Ugento, dove
molti anni fa, grazie a mio cognato Angelo e insieme a sua moglie e a Primo,
abbiamo trascorso 15 giorni di vacanze da sogno. Tornandovi con tutti i figli
per un Capodanno strepitoso. Insomma, ancora un tuffo nel passato. E una serata
e una mattinata tra mare, piscina, giardini ricchi di alberi, verde, fiori. E alle
ore 20, una corsa sul mare per festeggiare il mio primo vagito da ottantenne
cantando tutti a squarciagola: tanti auguri a te con ripresa, mentre io canto
tra vento mare e i miei “miei”: “tanti auguri a me!”. Ma c’è vento e bisogna
tornare. È tempo di riposare. È tempo di quattro chiacchiere in libertà. Mi sento
stanca ma felice e tanto grata alla vita che ora si raggruma in un solo nodo d’amore:
figli, generi, nipoti, ricordi, nostalgie, ritorno al presente e voli (i loro)
verso il futuro a suon di danza tra piscina alberi fiori. Io mi accodo
impavida: “eh, cento anni cosa saranno mai!”. E l’indomani si riparte per
realizzare il quarto step: pranzare ancora insieme a Corato prima che i “figli
romani” ripartano con destinazione Roma. Le feste degli ottant’anni volgono al
termine. Ora ci rimangono i tantissimi e bellissimi regali da scartare, i
bigliettini di chi, sollecitato da Raffaella, mi ha scritto e ha letto e
consegnato nelle attente mani di mia figlia che dirige, con grande maestria,
come è solita fare in Casa Secop, tutta la festa. A casa li rileggerò e
conserverò gelosamente. Sono davvero bellissimi. Mi chiedo: ma merito davvero
tanto amore? Cosa ho fatto e faccio io per gli altri se non scrivere con il
cuore e coinvolgerli di tanto in tanto nella mia scrittura che dedico anche a
loro con sincera stima e tanto amore? È nelle mie corde, mi dico, non ho meriti…
E lo dico con assoluta sincerità!
E, allora, è necessario e urgente, riavvolgere il nastro dei miei
ottanta sogni per parlare di quanti sono stati coinvolti, da Peppino e
Raffaella, nella festa della loro realizzazione: e ci siete riusciti alla
grande!
Comincio dai miei cognati Angelo e Dolores, venuti da Surbo, paese
dei miei suoceri ad un passo da Lecce. Sono venuti animati da tanto affetto, nonostante
i molti problemi di salute dovuti all’età. Sono stati accompagnati da mio
nipote, Domenico Zezza, figlio di Rina, la sorella maggiore di Primo, anche lei
prematuramente volata tra le stelle, seguita solo qualche anno dopo da suo
marito Michele. Ormai i vuoti delle presenze fisiche in casa Leone sono davvero
tanti e dolorosi come spade acuminate da evitare per non soccombere allo
strazio. Domenico, dunque, ha portato con sé gli zii, che altrimenti non
sarebbero potuti venire, e il suo fedelissimo stradivari per rendermi omaggio con
la sua affettuosissima presenza. Domenico, infatti, mi ha fatto dono di alcuni (tanti)
brani musicali che particolarmente amo. Mi ha fatto dono di sé senza
risparmiarsi per tutta la notte dei miei ottanta sogni, realizzandoli tutti
fino all’ultimo respiro. Con la musica certo, ma anche con i suoi continui abbracci,
in cui c’era tutto il suo cuore, la sua tenerezza, le sue lacrime, le sue
battute, i suoi sorrisi tra ironia e commozione. E poi, come se ciò non
bastasse, i suoi fiori, il suo bellissimo foulard, le sue parole di grandissimo
affetto. Grazie, mio amato nipote e grande concertista, trasformatosi per me in
folletto magico.
E accanto a lui e tra i miei figli Daniela e Giuliano, compreso Riccardo, compagno di Ombretta e altro mio figlio a tutti gli effetti, Valeria Rossini, oggi Docente di Pedagogia all’Università di Bari, ma un po’ di anni fa mia allieva e mia figlia adottiva, con il fil rouge della poesia a tenerci ancora unite, e non solo. Anche lei mi ha fatto dono, insieme a uno splendido foulard che sa di primavera-estate (stagioni che mi fanno rinascere!) di una pagina bellissima: Ad Angela 28/05/ 2022 - Ottanta aurore/ a segnare le ore/ i sogni di bambina/ e i progetti di carta// Ottanta sorrisi/ un punto fermo/ un abbraccio caldo/ tra salti nel vuoto e crisi// Ottanta parole poetiche/ a disegnare la tua vita/ con giravolte erratiche// Ottanta raggi Valeria. E sono versi tenerissimi che mi accarezzano il cuore e rimangono dentro “generativi di (altro) amore.
Poi, Caterina Chiapparino, accompagnata da suo marito che conosco
per la prima volta e che subito mi ispira fiducia. Vengono da Bari a portarmi
la loro affettuosa presenza e un sogno: Cris Chiapperini, amatissimo papà di
Caterina e mio rimpianto amico del cuore. Avrei voluto tenerli accanto a me, ma
non è stato possibile. E quanto prima ci rifaremo. È una promessa reciproca. Caterina
mi ha portato un meraviglioso quadro incorniciato a giorno, decorato
creativamente con tralci di rose e con una poesia che Cris mi dedicò alcuni
anni fa e che Caterina è andata a leggere al microfono spiegando ai presenti
che suo padre era solito chiamarmi angelo. E infatti: ANGELO/ amica mia sempre/// Il corpo che ti porti odora di gelso e di
ròse/ sia la custodia di uno strumento vocale/ avvolto nei veli della pazienza/
che suona che tace/ che viaggia che aspetta/ che nutre sorrisi e misteri/
dolori e luminescenze/ Siamo fatti dei nostri ricordi/ dei nostri accadimenti/
dei nostri Silenzi/ de nostri amori/ dei nostri pentimenti/ dei nostri nati/
dei nostri morti Anam* Siamo uomini e dèi
Cris ha cantato il sogno, l’amicizia, la vita col suo dispiegarsi
in mille contraddizioni perché siamo umani e divini. E lui era lì con noi,
presente, a rispecchiarsi nelle nostre lacrime di commozione. Nei nostri baci
da lontano ma non lontani.
E l’altra Caterina, che mi ha fatto il grande dono della sua
presenza con due ceste spettacolari di fiori dalle corolle rosa e rosso fuoco
di una bellezza fragile e forte insieme, proprio come è lei. Elegantissima,
discreta, defilata, misteriosa, pensosa e con tanta voglia di stringermi a sé negli
occhi grandi di “sincero affetto”. E, infatti, nel biglietto d’auguri di
Caterina De Fusco leggo: Giorno speciale
giorno di reincontro/ giorno di rinascita/ compleanno non compleanno/ Angela
donna amorevole/ passionale tenace./ La sua vita un percorso d’amore e d’avventura/
Auguri infiniti con sincero affetto Caterina. Originale, delicato, vero,
amorevole. Grazie infinite, Caterina, per essere stata con noi e aver condiviso
la mia/nostra gioia.
E anche per oggi il viaggio finisce qui, ma continua domani. Con
altri amici, altre voci, altri doni del cuore, altra gioiosa allegria…
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