Mi piace ancora riportare qui altre voci di Donne, pescate dal mio Retino su FB. Sono voci molto interessanti che parlano in forma poetica diversa, ma con un contenuto che ci sfiora o ci attraversa per un comune sentire che ci rende amiche e compagne di strada in questo viaggio che chiamiamo vita.
Mi
chiedi quanti anni ho?/ Ho l’età per coglier e la differenza/ tra sogni e
illusioni,/ e continuare a sperare ancora./ Ho l’età per contare le ferite e/
cicatrici sul mio corpo,/ma il cuore intatto della bambina/ che ero e che
sempre sarò./ Ho l’età per voltare le spalle/ a chi non merita la mia fiducia,/
e per continuare a camminare/ mano nella mano con chi ho/ scelto di amare./ Ho
l’età dei capelli bianchi/ che intreccio quando sono/ preoccupata o triste,/ e
la chioma ribelle e libera/ della guerriera che abita in me./ Ho l’età dei
silenzi,/ dei bisbigli d’amore e delle parole/ taglienti./ Della luna che guida
i passi nel buio/ e del vento che disperde gli inutili chiacchiericci./ Del
sole di prima mattina, quando/tutto si risveglia/ e dei lunghi tramonti,
quando/ le ombre si cercano./ Sono una donna./ e per questo non ho età./
Strega, bambina, vecchia saggia/ e adolescente innamorata, madre,/ amante,
moglie e figlia./ Quanti anni ho?/ Prova a contare gli anni della vita… (Margherita Roncone)
(da 8 marzo 2021 POESIA. ‘PANE
QUOTIDIANO’ a cura di Maria Pia Latorre e Ezia Di Monte).
La poesia di Margherita Roncone non ha
bisogno della mia lettura interpetativa tanto è chiara nelle sue meravigliose
metafore, in versi solo apparentemente semplici. Tutte le età della vita
racchiuse nei due estremi che siamo e conserviamo dentro come il caleidoscopio
di noi: il “cuore intatto della bambina” innocente e luminosa di sogni; la
donna giovane che sanguina di “ferite e cicatrici” appena appena rimarginate;
la donna matura che ha “l’età per voltare le spalle” a un passato tutto da
dimenticare per rinnovarsi e realizzare l’amore vagheggiato; la donna dai “capelli
bianchi”, pacificata con sé stessa e col mondo e pronta a riconoscersi in tutte
le età, compresi i ruoli e le amate/detestate fatiche, le volontarie/
involontarie omissioni, e tutte le esaltazioni e gli abissi per viverli nella perfetta imperfezione che
connota ciascun essere umano. Senza genere e senza catene.
Grazie infinite a Margherita Roncone,
che spero mi perdoni per questa inevitabile “cattura”… e grazie a Maria Pia
Latorre e a Ezia Di Monte per avermela fatta conoscere.
Ed ecco dei versi profondissimi nella
loro essenzialità formale di Anna Mininno:
Mi
stringo tra le braccia/ - solo io posso farlo -/ e riconquisto parole d’amore/
per me e per te/ che vivi nella distrazione…// Oggi, che il tempo si misura/ in
briciole di respiro,/ oggi mi curo di me/ e di riflesso di te/ che mi passi
accanto// Oggi che non so se/ il sole la luna le stelle/ ci faranno buona
compagnia/ ma so che insieme,/ potremo non aver paura (Anna Mininno)
Dalla profonda solitudine iniziale la
poetessa sa emergere perché possiede le chiavi del suo cuore che germina parole
d’amore: àncora di salvezza per sé e per il suo “distratto” compagno di giorni
sempre uguali. Se non fosse per la creatività che alberga nella mente di chi
ama le parole e sa come usarle per cantare e per celebrarsi in un racconto di
sé che si fa memoria e storia del mondo, tutto questo non accadrebbe e tutto
rimarrebbe immobile e stagnante in una palude di indifferenza. Fondamentale,
però, è imparare ad amarsi per conoscersi meglio e poter scoprire i fili
luminosi da intrecciare per costruire gòmene d’amore e scoprirsi “insieme” con
tutto il coraggio che serve per vincere la “paura” e continuare a vivere e a
sperare, in un mondo che ci sgomenta di lutti e di cattivi presagi, gettandoci
nell’abisso di un presente desertificato di buoni sentimenti. Un presente di
ogni devastante solitudine subìta e non agìta. Essere “insieme” in un arcipelago
che è salvaguardia di singole identità nel quotidiano confronto con gli altri è
fondamentale. Ma già essere in due è conforto per il cuore, nella incertezza di
sogni e desideri che possono essere ormai lontani in uno spazio siderale senza
confini… E Anna è un invito bellissimo ad essere in due, ma anche “insieme” che
è un dilatarsi verso… nella coralità. Con preziosi fili di seta (i suoi versi)
ad annodare anime…
Infine: Non potarmi i rami,/ vibratile antenna/ di giunco, ché così dolce,/
dolce brilli, oh speranza,/ oh stupore d’infanzia!/ Non scuoter le mie fronde/
non affrettarti a scomparire./ Dammi ancora/ il ruscello dei giorni,/ un sogno
adagiato/ sul cuscino delle notti./ Dammi il libro-mare,/ il libro-tempo,/ il
libro-vita./ Dammi la gentilezza/ della tua fragile mano/ quando crescerà
ruvido/ e maldestro il pensiero/ d’una vela riversa/ sulla riva… come una
stella,/ come una conchiglia./ Son io forse un pescatore? (Antonella
Coletti)
Altro registro poetico per altro
contenuto, ma uguale anelito da parte dell’autrice a farsi parola nel “ruscello
dei giorni”, quando è ancora tutto intatto, inizio di un percorso lieve che ha
ancora “un sogno adagiato/ sul cuscino delle notti”. E quella parola si
moltiplica, nella supplica/invocazione di Antonella, fino a farsi “libro-mare,/
libro-tempo,/ libro-vita”. E mi torna alla mente il libro-mare-corpo-coltello
di Massimo Recalcati (cfr. A libro aperto,
Feltrinelli) nella significazione legata alla lettura che prelude
sicuramente alla scrittura e viceversa in una simbiosi perfetta a regalarci
storie, che ci restituiscono le vele e la riva, una stella marina a scoprire i
tesori nascosti nei fondali o una conchiglia a riportare all’orecchio le voci
del passato e del presente in un ritorno alla personificazione di un giunco-stupore
d’infanzia e del tempo-vento che tutto trascina con sé in una età senza età che
pure è, nella sua essenza profonda, da pescare e ripescare ancora. Sia pure col
dubbio che rimescola ogni volta le carte… Antonella da applauso, come sempre.
E per oggi questo è tutto. Spero sempre
di ricevere i vostri commenti. Altre poesie. Altre parole da catturare “insieme”…
Angela cara, quante belle voci, altre da me, da noi... non posso che farmene attraversare per saziare i sensi assetati. Un abbraccio!
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