martedì 6 maggio 2025

Martedì 6 maggio 2025: PAPA FRANCESCO: PAROLE scritte per LUI... (terza parte)

Ho lasciato che l’eco di questi giorni scorsi sfumasse, dal Primo Maggio, festa dei Lavoratori al matrimonio dei rospi e delle rane, festa campestre del 3 maggio, con le bandiere rosse lungo le strade e le piazze dei nostri paesi e delle nostre città da Nord a Sud o viceversa e con la gioia di essere immersi nella natura. Ma poi ho lasciato passare anche la festa del matrimonio campestre tra le rane e i rospi con lunghi richiami d’amore per riportarmi, alla Sua voce e al Suo continuo richiamo all’amore. Per tornare a parlare di LUI, di Papa Francesco, nella Giornata Mondiale della Lentezza, perché mai, sia pure lentamente, potremo perdere la Sua voce più alta di ogni altra voce, il Suo sorriso più gioioso e carezzevole di ogni altro sorriso, quasi materno nella sua paternità più volte rivendicata e proclamata a gran voce. Paternità spirituale per tutti e per ciascuno: “Urbi et Orbi”. Inconfondibile voce italiana e straniera, seria e autoironica per stemperare ogni possibile confusione su autorità e autorevolezza. Su velocità e lentezza. Sì, anche Papa Francesco ha parlato della necessità della lentezza contro la cultura della velocità dei nostri giorni, in quanto essa “è fondamentale per la crescita personale, la comprensione, la ricerca della verità, una vita più appagante”… “La lentezza è necessaria per leggere, studiare, insegnare”, soprattutto avere autorevolezza per i giovani che devono imparare il senso vero della vita… “La lentezza è fondamentale per la crescita… che è un processo lento e mai un itinerario lineare… gli errori sono importanti nella ricerca della verità.”… “La lentezza aiuta a comprendere il significato più profondo delle cose”… “anche cambiare ha bisogno di lentezza”… “la lentezza aiuta il dialogo e la comprensione tra le diverse generazioni… per sconfiggere la povertà dei legami… per vivere una vita più piena e significativa”.  

Ma sicuramente meglio di me nel riferire le bellissime affermazioni di Francesco, che vanno ben oltre il loro stesso significato spicciolo, ci parla di Lui un caro amico della giovinezza, professore di Lettere e Storia presso l’Istituto Tecnico “Vitale Giordano” di Bitonto (Bari) e, soprattutto, impegnato politicamente ad alto livello (Senatore della Repubblica Italiana dal 2006 al 2013 e anche ex Membro del Parlamento Europeo ecc. ecc.). Ebbene, alcuni giorni fa Giovanni Procacci ha scritto: Ora che il chiasso mediatico su Francesco si è placato in attesa del nuovo Pontefice, sento di dover con queste parole tenere Jorge Bergoglio al riparo da ogni interpretazione politica, ideologica e persino dottrinale del suo pontificato. Ha semplicemente vissuto il Vangelo, proponendolo a tutti nella sua radicalità e mettendo al primo posto sempre la persona più che la dottrina o la legge, come direbbe San Paolo. Ha amato i peccatori come Gesù perché si rialzassero, come Lui ha accolto con misericordia tutti i disperati della Terra, senza eccezioni, ha portato l’amore di Dio e i Suoi segni sacramentali dovunque fosse richiesto con animo sincero, perdonando sempre (settanta volte sette)! Questo è stato Francesco! E nessuno può dedurre che andare incontro a un peccatore significhi legittimare il peccato o cambiare la dottrina! Quando Gesù, che pure era un ebreo - non dimentichiamolo mai -  si è trovato a dover scegliere tra la legge (la dottrina) e l’uomo, ha privilegiato sempre quest’ultimo, perché Lui è AMORE INFINITO!    

E un altro bitontino doc, Vincenzo Robles, già assistente del prof. Ambrogio Donini presso la Cattedra di Storia del Cristianesimo della Facoltà di Lettere dell’Università di Bari e altre docenze universitarie, anche presso l’Università di Foggia, ha al suo attivo numerosi libri da Giovanni Modugno: il volto umano del Vangelo (Libreria Universitaria, 2023) a Il fascismo dietro le quinte - Il caso Bitonto - (Libreria Universitaria 2024). Di Papa Francesco recentemente ha ricordato uno scritto con il titolo di “VIVI, AMA, SOGNA, CREDI!”: Pensa, lì dove Dio ti ha seminato, spera! Spera sempre. Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto, alati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa di nuovo riempire il tuo nulla. Opera la pace in mezzo agli uomini, non ascoltare la voce di chi sparge odio e divisioni. Nei contrasti, pazienta: un giorno scoprirai che ognuno è depositario di un frammento di verità. Ama le persone. Amale ad una ad una. Rispetta il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia, perché ognuno ha la sua storia da raccontare. Coltiva ideali. Vivi per qualcosa che supera l’uomo. Se un giorno questi ideali ti dovessero chiedere un conto salato da pagare, non smettere mai di portarli nel tuo cuore. Credi fermamente in tutte le persone che ancora operano per il bene. E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna! (Papa Francesco, catechesi del 20 settembre 2017). È chiaro che Vincenzo Robles evidenzia l’alto valore etico, sociale e umano delle parole di Papa Francesco e le condivide appieno.

E, ancora, un bitontino che è degno di far parte della triade degli uomini famosi del nostro paese. Parlo di Nicola Pice, Docente di Lettere classiche e Dottore di ricerca in Scienze dell’antichità classica e cristiana; si è occupato anche di Teatro classico, di Poesia epica e di Dialettologia e tradizioni popolari. Numerosi sono i suoi libri su grandi Autori del passato con versioni in latino e greco a fronte. Ma anche legati alle tradizioni della nostra terra come, ma è solo esempio tra tanti, Bitonto è in un mare di ulivi (Laterza, Bari 2014). E, tra l’altro, è mio prezioso parente e amico. Nicola ha scritto: Ho seguito la messa esequiale di papa Francesco. Un cumulo di emozioni e commozioni. Ne segnalo due. L’omelia magistrale del cardinale Giovanni Battista Re: un significativo passaggio il sottolineare il suo linguaggio fatto di immagini e di metafore. Un linguaggio nuovo, il suo, fatto di storie e immagini potenti. Poi, sul finire della cerimonia funebre, lo sventolare di una bandiera issata da giovani, sulla quale era scritto: ‘Adios Padre Maestro y Poeta’. Ecco un tratto straordinario di papa Francesco: il parlare per immagini e metafore in quanto maestro e poeta, ovvero l’essere una persona ‘che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto i nostri occhi… ed è capace di mettersi in ascolto della realtà stessa: il lavoro, l’amore, la morte, e tutte le piccole grandi cose che riempiono la vita’. E qui la grandezza di un papa che è stato molto saggio e molto profondo, “pastore tra la gente, con il cuore aperto verso tutti”. Da notare il suo commento che risente della sua grande competenza letteraria con tutta la sensibilità poetica e umana che gli appartiene.

Ma ci sono bellissime testimonianze di alcune amiche bitontine che meritano di essere conosciute e apprezzate. C’è, per esempio, la testimonianza tenerissima di Angela Aniello, Docente di Lettere e poetessa e scrittrice di ottimi testi, e mia preziosa amica. Angela ha scritto: La grandezza di un Papa si misura dall’amore che riesce a seminare. E oggi quell’amore era ovunque: nei volti commossi di chi affollava Piazza San Pietro e in quelli, come il mio, fissi davanti a uno schermo, incapaci di distogliere lo sguardo. Giovani, bambini, famiglie, gente arrivata da ogni par

te del mondo: tutti lì per salutarti, Francesco. Tu che hai scelto i più semplici, tu che ci hai ricordato che la bellezza delle relazioni sta nel tesserle con tutto il cuore possibile. Tu che, nella notte della pandemia, hai svegliato i nostri cuori e ci hai insegnato che la speranza non muore mai. E poi, un’altra immagine che resterà per sempre: davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, i più poveri - quelli che hai sempre prediletto e sostenuto - ti aspettavano. Con in mano fiori bianchi, in silenzio, in preghiera. Sapendo che tu vivi ancora, anche adesso che non ci sei più. Vivi perché hai amato, senza misura. Di tanto in tanto, oggi, ascoltando le testimonianze di chi ti ha incontrato, il mio cuore si è stretto. E si è raggomitolato del tutto, leggendo le parole semplici e disarmanti di una bambina malata: “Ora tienimi per mano”. Come un padre. Come un rifugio. Come una speranza più forte di tutte le altre. E tu, Francesco, continuerai a farlo. Perché chi ama davvero non muore mai. (I poveri che hanno accolto il Papa dinanzi alla Basilica di Santa Maria Maggiore)

E Mariangela Ruggiero, altra bitontina cara al mio cuore, Docente preparatissima e carissima amica di vecchia data. Anche lei ha riportato brevemente le parole di un altro caro amico e poeta: “Dalla bacheca di Lorenzo Tosa”: È morto Papa Francesco. Se ne è andato il Papa più grande, illuminato che il mondo abbia avuto. Oggi piangono i credenti, piangono i cristiani (veri), piangono gli agnostici, piangono gli atei. Oggi non è morto solo il Papa. È morto un gigante del nostro tempo e di questo secolo. Addio.

E ancora un’altra Mariangela, sempre bitontina, insegnante doc preparatissima e sempre mia carissima amica, Mariangela Memoli, ha scritto: “Una grande lezione pedagogica!!!”, riferendosi alle parole di Papa Francesco ai docenti: “Vi chiedo di amare più gli studenti ‘difficili’, quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola. E ce ne sono di quelli che fanno perdere la pazienza. Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? Qualsiasi insegnante si trova bene con questi studenti. In una società che fatica a trovare punti di riferimento è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo. Essa può esserlo o diventarlo se al suo interno ci sono insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche, ma puntando a costruire una relazione educativa con ciascuno studente, che deve sentirsi accolto e amato per quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità. Per trasmettere contenuti è sufficiente un computer, per capire come si ama, quali sono i valori e quali le abitudini che creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante”. Papa Francesco

E poi, ecco una voce amara, quella di un’altra bravissima e attenta insegnante, mia ex allieva e oggi mai dimenticata e cara amica, Maria Antonietta Alberga. Una voce di denuncia che merita di essere ascoltata con tutto il cuore come tutte le cose che fanno davvero male e che si avvale di tante contraddizioni stringenti: Ci sono proprio tutti. In sfilata a San Pietro. Tutti quelli che per anni hanno combattuto, deriso, schernito, ignorato Papa Francesco. Ognuno al loro posto a omaggiare l’uomo che si è battuto umanamente, politicamente, spiritualmente contro tutto quello che sono e rappresentano. Gente che deporta migranti in catene e rende omaggio all’uomo che ha speso la sua vita dalla parte degli umili. Gente che criminalizza chi salva vite in mare e piange l’uomo che le ha sempre aiutate, difese, ringraziate. Gente che vorrebbe trasformare Gaza in un’Atlantic City con dollari sporchi di sangue e saluta colui che ha difeso i palestinesi fino all’ultimo respiro. Gente che ha costruito carriere sul suprematismo, che perseguita, la disabilità, che umilia la povertà e celebra colui che ha rovesciato la piramide. Questa immagine è un pugno allo stomaco. Il manifesto dell’ipocrisia, un monumento all’impostura. Non se lo meritava, Francesco.  

E, ancora una volta, mi fermo. Ma non posso non continuare a parlare di LUI, attraverso le tantissime voci che ancora oggi ne parlano con una coralità d’intenti che quasi sempre possono, quantomeno in parte, risanare il cuore. 

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