… Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
e a brucar serio e lento seguitò.
(G.
Carducci, “Davanti a San Guido”)
Ed eccoci ancora insieme, dopo qualche giorno di pausa per
evitare un po’ di stanchezza da parte mia e per non abusare della vostra
smisurata pazienza. Così si ripristinano equilibri. E si ricomincia più
corroborati di prima. Più propensi ad ascoltarci e a ritrovarci. Perché
nell’esergo ho citato i versi conclusivi della poesia “Davanti a San Guido” di
Giosuè Carducci? Ma perché se non si hanno le stesse sensibilità poetiche nel
cuore e nell’anima tutto è vano, anzi si rischia, come è accaduto spesso a me,
di essere fraintesi e di pagarne le conseguenze, a volte anche devastanti.
Ed ecco una poesia “COME TERRA BATTUTA” a rendere forse l’idea:
Mi contraddistingue/ l’incapacità
di oppormi/ agli uomini con denti d’arsenico/ e agli eventi/ dov’è di passaggio
il fantasma/ dell’umanità./ Oggi ho pochi rimpianti/ una sola certezza:/ ho
dato il fianco sempre/ all’ipocrisia vestita d’amicizia,/ ai pettegolezzi di
bassa lega/ incapace di difendermi/ per rivendicare la mia innocenza/ la mia
incredulità/ nel gioco delle tre carte/ truccate ad arte/ per confondere/a
regola d’arte/ giudici improvvisati e di parte./ Il gatto e la volpe tentarono/
di barattare i miei quattro denari d’ingenuità/ con l’astuzia che ora so./ Il
mio corpo è una terra battuta/ dove ogni passo ha sconfitto/ una macchia di
prato/ sbrindellata/ sgretolata in brandelli/ che sapevano di sale,/ alla corte
del re/ in combutta con la favorita./ E decretarono la mia morte/ e non ci fu
mai regolare processo,/ ma porsi l’altra guancia/ com’era mio costume/ facile
bersaglio sempre/ Alice alla gogna delle banalità,/ che vibravano di coltelli/
e lacrime ignorate./ E ho strappato al tempo/ veli di dimenticanza/ per
riscoprirmi anima/ quando la primavera ostinata/ ritenta fili d’erba/ tra le
mie mani./ Ho imparato a ricucirne/ i lembi. (a.d.l.)
Ma tornando a “San Guido e all’asin bigio”, bisogna ricordare
che Carducci, passando davanti a San Guido in treno, avverte una commozione
indicibile nel riconoscere i luoghi della sua infanzia, ora che è ormai un uomo
importante, che sa “di greco e di latino”, essendo un poeta famoso e apprezzato
ben oltre i confini della sua terra, e sente fortemente il richiamo di sua
nonna Lucia, che sembra materializzarsi lungo la collina col suo “sirventese
del trecento, pieno di forza e di soavità”. Ma in tutto quello sferragliare di
treno e i tumulti del cuore, che rimbombano in tutta la vallata e oltre, un
asinello continua indifferente a rosicchiare il suo cardo, unico suo motivo di
vita e di soddisfazione. E non ci sono spiegazioni di sorta. La metafora è
lapalissiana.
Ma quanto importante,
dunque, la “sintonia” fra le persone che si incontrano e si frequentano, per
poter stare bene insieme. E quanto deleterie risultano le “distonie”, che
ostacolano il dialogo e il confronto. Creano presupposti sbagliati che spesso
sfociano nel “pre-giudizio”, cioè un “giudicare a priori, senza cognizione di
causa”. Così come altro è la “simpatia” e altro è l’“empatia”: la prima indica
una istintiva condivisione di emozioni con qualcuno; la seconda significa
penetrare nei sentimenti più profondi di qualcuno e comprenderli a tal punto da
prevedere pensieri, desideri, emozioni, a livello affettivo, cognitivo,
motivazionale (cfr. Martin Hoffman). Anche il non verbalizzato viene intuito,
conosciuto e condiviso dalla persona empatica, che “sente” i bisogni dell’altro
e si prodiga per prestargli aiuto anche se non richiesto: magari per
discrezione, per timore di un rifiuto, per rispetto, per umiltà. Nella persona
empatica si estrinseca l’autenticità delle azioni e delle reazioni a
salvaguardia della vera amicizia, del ben-essere fisico e interiore, dell’armonia
fra tutti quelli che vengono col lei in contatto.
E mi piace fare un esempio di sintonia empatica e poetica
attraverso una poesia, che ho intitolato “PER DIRCI PAROLE” e che dedico a
ciascuno di voi: Ci scoprimmo un giorno/
all’erba dei pensieri/ sul foglio bianco/ (della quotidianità)/ e ne facemmo
grano/ per le nostre mani unite/ al cerchio della mensa/ fu la fantasia
nutrimento/ per l’anima./ Snodammo reticoli di solitudine/ e ci scambiammo
ghirlande/ di parole./ C’incontrammo un giorno/ e fummo mare e collina/ e fiori
e labirinti e sabbie/ fummo terra e pietra di pianura/ e passi di rimpianto all’orizzonte/
sospesi al filo del nostro cuore/
acrobata/ poeti-pierrot di storie e illusioni/ con pochi-tanti angoli di sogno/
tra le braccia spalancate/ per sentirci vivi./ Noi ci proviamo insieme/
manciata di stelle/ contro il solipsismo del sole/ a ricamare il buio/ sotto l’arco
intenso del cielo./ Noi gomena d’amore/ noi funamboli dell’essere/ sull’abisso
dell’inutile/ non essere./ Noi presenti al nostro tempo/ … e tanti/ non uno né due…
TANTI./ Noi gamberi increduli/ della nostra giovinezza/ raccogliamo albe tra le
mani/ per non sentirci mai vinti./ Con la voglia di contarci/ a milioni/ per
arrivare all’altro/ e all’altro ancora/ per raccogliere coralli/ di poesia/ nei
fondali inesplorati/ dell’anima./ Continueremo a parlarci/ oltre le porte del
silenzio./ Ci parleremo diverso/ da come gli uomini si parlano/ da sempre/ sui
muri bianchi dell’ipocrisia/ e dell’odio in agguato/ ad ogni frammento d’azzurro/
sui tetti delle nostre case./ Ci parleremo uguale/ dopo esserci dipinti di
versi/ per riconoscerci/ alla musica della penna e del pensiero/ aquiloni di
libertà e di vento/ con stracci di seta e di corda/ nella nostalgia dell’infanzia/
che vivemmo/ al canto dei grilli/ che sale a scoprire la divinità/ tra le
stelle./ Noi protagonisti d’incontri/ sotto bianche insegne di Pace./ Ci
ritroveremo assetati d’amore/ e ancora interi/ in terra di lupi famelici/ che
riducono in brandelli/ il nostro stupore/ con i loro volti/ (truccati d’urgenza)/
per la commedia umana/ sul palcoscenico della vita.// (la nostra identità
ricomposta/ sul pentagramma della nostra/ sintonia).
Alla prossima. Con un fascio di versi che ciascuno può scrivere per creare sintonie tra noi. Angela
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