… ricamo di esili steli, luminosi ed eterei, a rendere foglia di Cielo ogni nuova alba. Da vivere come fosse l’ultima o la prima, in attesa della dorata malinconia del tramonto, curvo verso le prime ombre della sera, che l’eterna Creazione degli Universi vince, e in cui si fa Anima ogni nostro Respiro… per farci “rinascere infinite volte” (a.d. l.)
E oggi voglio portarvi tutti con me al Petruzzelli di Bari per
condividere con voi, miei carissimi lettori, emozioni, stupori, meraviglie. E comincio
dal 2017, data da cui tutto ebbe per me inizio.
Teatro
Petruzzelli - Bari: “Art & Science 2017”
Lunedì
27 novembre alle ore 20 si riapre il sipario del meraviglioso Petruzzelli di
Bari
(prestigioso
Teatro rinato a nuova vita dopo l’incendio che lo distrusse il 27 ottobre del
1991), che si stupirà, ancora una volta, della felice mescolanza di Arte e
Scienza intessuta dalla fervida mente creativa del medico/scienziato Matteo
Gelardi, noto ormai in tutto il mondo per le sue ricerche e teorie sulla
Citologia Nasale.
Mi
piace riportare qui, a pochi giorni dallo spettacolo, dedicato quest’anno alle “quattro
stagioni” (primavera, estate, autunno, inverno), e che mi vede coinvolta,
ancora una volta, nella sezione della Poesia, le emozioni della prima volta al
Petruzzelli, ospite da allora, ogni anno, del mio generoso e straordinario amico
Matteo:
<Ho
ancora negli occhi miliardi di stelle e galassie a rovesciarsi su di noi dal
palco e dalla meravigliosa cupola del Petruzzelli, brulicante di antichi
splendori. E nel cuore mi palpita una emozione senza fine per gli innumerevoli
fiori di luce di cielo e di sole, esplosi dal genio artistico di un
otorinolaringoiatra, Matteo Gilardi, che, osservando al microscopio semplici
cellule nasali, affette da varie patologie, ha scoperto forme e colori da
immortalare in quadri che hanno la magia delle tele di Pollok o di Kandinsky.
Poi, ecco che prodigiosamente, con la
bacchetta magica della stilista Giovanna Gelardi, gli stessi colori siderali si
trasferiscono su fluttuanti abiti di tessuto leggero ed evanescente, e danzano
su esili steli di donne-fiore, impalpabili farfalle con ali trasparenti e lievi
che cedono passi di tenerezza e di passione a ballerini che hanno corpi fragili
e forti e intrecci di onde e sogni di stelle e pensieri di luna a indicare il
viaggio e la meta, che Pina Bausch inaugurò nella sua Berlino degli anni
Settanta.
È
il viaggio “dentro e fuori di noi” ad affascinarci e ad affascinare il
numerosissimo pubblico accorso da ogni dove. Il Teatro è gremito, assiepato
persino in Galleria.
E
noi, nel palco 25, quasi a toccare con mano tanta meraviglia, ci esaltiamo alla
visione dei palpiti ciliari che pulsano sull'ampio schermo, seguendo la guida
coinvolgente dello stesso Fondatore della Accademia Nazionale della Citologia
nasale e coraggioso Ideatore di questa commistione scientifico-artistica,
culturale e letteraria senza precedenti, passando dalle fosse nasali agli spazi
sconfinati dell'Universo con una lievità e profondità di linguaggio che
potrebbe catturare anche gli occhi grandi di un bambino. Stupore!
Ma
meraviglia delle meraviglie è l'immensità dei miliardi di miliardi di stelle
che friccicano a inimmaginabili distanze di anni luce, ridotte però ai pochi
passi, quasi una passeggiata divertita e divertente del vulcanico Astrofisico Fabio
Peri che, da impareggiabile affabulatore, ci permette di quantificarle, queste
enormi distanze, con un divertissement quasi fosse gioco di ragazzini in
un campo di calcio a rincorrere il pallone.
Dietro
le quinte un pullulare di artisti in attesa di venire alla ribalta con la
musica, i canti, le danze, gli assoli prodigiosi, i commenti poetici, la gloria
dei violini e dei piatti di una batteria avvolgente e inimitabile, che hanno
colmato i nostri cuori di immagini di cielo con A. Parson, di luna con i Pink
Floyd, di viaggio e di conquista con gli Europe e Evangelis...
Lacrime
di commozione per “Guardastelle” di Tony Bungaro, nostro amico di vecchia data,
nella stupenda e insolita interpretazione del violoncellista Nicola Fiorino e
della cantante lirica Claudia Cusumano. Con stelle a migliaia nei nostri occhi
incantati.
La
serata si conclude con un middley di canzoni di Frank Sinatra per le sonorità
vocali di Cosimo Mitrani.
Sono
ancora incredula, stupita, estasiata e... insolitamente mi mancano le parole per dirlo>.
Ma poi vorrei
continuare per definire meglio la figura, l’arte, la scienza di Matteo Gelardi:
<Dalla magica intuizione dello scienziato-artista Matteo Gelardi,
nata dall’osservazione di alcune patologie nasali, ecco illuminarsi su tela
materica le proiezioni di queste cellule osservate al microscopio che
d’improvviso palpitano come cuori pulsanti o sbocciano come fiori in un prato o
brulicano di luce stellare nell’infinito universo. Alla razionalità
dell’osservazione e sperimentazione scientifica si affianca, nella mente
dell’otorinolaringoiatra, colorata di indaco e violetto, i colori della poesia,
della creatività e della spiritualità, il desiderio di trasformarli in Arte. Tra
l’umano e il divino. Tra la terra e il cielo. Tra il corpo umano e i corpi
planetari e interplanetari a darci la dimensione del piccolissimo e invisibile
agglomerato di cellule che si invera nell’immensità di miliardi e miliardi di
stelle, lontane da noi miliardi di anni luce e che pure a noi ritornano per
emozionarci nelle lunghe notti del buio del cuore. E tutto si fa Bellezza,
Suono, Movimento, Palpito, Armonia. Dentro e fuori di noi. E tra tanto incanto,
Giovanna (Genny) Gelardi ha scoperto che le forme e i colori, immortalati da
suo padre in quadri che hanno la magia delle tele di Pollok o di Kandinsky,
prodigiosamente, con la sua bacchetta magica di giovane e originale stilista,
si trasferiscono su fluttuanti abiti di tessuto leggero ed evanescente, e
danzano su esili steli di donne-fiore, donne-farfalle, impalpabili, con ali
trasparenti e lievi, che incedono con passi di tenerezza e di passione, ora
spavaldi e fieri, ora danzanti di allegria tra intrecci di onde e sogni di
stelle e pensieri di luna, e ricami di cielo. Un caleidoscopio vivacissimo di
colori, tratti sempre dalle fosse nasali di alcuni pazienti e analizzati al
microscopio e riprodotti in fotografie artistiche su tele materiche molto
particolari, inconsuete e incredibilmente ‘speciali’, opera della fervida
fantasia e della eccezionale creatività dello scienziato, in primis, Matteo Gelardi>.
E vorrei spendere qualche
parola per ARTE& SCIENCE& POESIA e MUSICA.
<E sarà il volo più alto possibile perché la musica, a mio parere,
è il filo diretto con la divinità, la sacralità del Creato, l’immensità di Dio.
La Sua Perfezione.
E, intanto, vorrei puntualizzare.
Non ho una mente scientifica, pure la scienza mi affascina per le
scoperte e le invenzioni che realizza, in grado di offrire maggiore
“ben-essere” all’umanità, quando non è causa anche di distruzione e di morte. E
ritengo, comunque, che alla base della scienza ci sia un pensiero creativo:
prima viene l’intuizione e poi la sperimentazione che si basa su processi
razionali.
Non ho una mente tecnologica, pure mi piego all’utilizzo di certi suoi
prodotti e strumenti perché mi accorgo della loro utilità, quando non ne
facciamo i nostri padroni.
Ho una mente poetica, che mi fa guardare ancora oggi, nonostante i
miei tanti anni di vita, il mondo con occhi incantati e visionari e tutto viene
vissuto da me con lo stupore di “Alice”, sempre immersa nel suo “Paese delle
Meraviglie”, mentre “attraversa lo specchio” della realtà confortata dalla
immaginazione e dalla fantasia, che sono di per sé “creazione” e “ri-creazione”
in un fantastico gioco senza fine...>.
In
realtà sono tanti gli abbinamenti che Matteo Gelardi ha creato con le diverse
Arti, ma io mi fermo qui perché mi ci vorrebbe un trattato per riportarli e
commentarli tutti, riporto invece una mia poesia, intitolata “Di mai spenta
poesia”, che penso sia sintesi di quanto detto fin qui:
Ha occhi d’incanto questa
luna di madreperla
che sfiora con dita
d’argento
l’universo di stupore
colmo di parole e sorrisi
e incontri
tra miliardi di stelle e
di pianeti
a raccontarci il mistero
della vita
su una Terra che vibra di
bellezza
e sorride d’azzurro e di
splendore.
Qui volano sogni come
aquiloni.
Qui passi si fanno
racconti di uomini
e radici. Qui gli ulivi
cantano
l’antica nostalgia di
barche e marinai.
Qui ogni ricordo si veste
di speranza.
Attraversa paesi in festa
un’allegria di piazze
formicolanti di gente di
fede e miscredente.
Qui ogni ansia si
acquieta tra le pagine di un libro
e si riprende a sognare
sotto la bianca Artemide
che d’innocente candore
veste i boschi
ma arde di desiderio e
brucia d’incendi i pianeti
per sciogliere al giorno
un cantico antico
e sempre nuovo tra
geometrie di costellazioni
e dadi per imbrogliare la
sorte prima dell’alba
perché germogli di mai spenta Poesia.
E giacché siamo in un tardo autunno, che sta cedendo le sue foglie
ancora intrise di sole all’inverno già in attesa di legittimare la sua coltre
di neve, ecco il mio commento alla stagione autunnale, una delle quattro in cui
Matteo Gelardi ha diviso lo spettacolo che vivremo insieme lunedì 27 novembre
2023. Fra due giorni appena.
<Autunno: si parte
dall’autunno con una splendida fotografia di “rinite catarrale”. Non mi sembra
vero! È un tripudio di petali o foglie o cuori in dissolvenza tra il rosso e il
giallo, spolverati da una cipria di quel rosa antico che le dame dell’Ottocento
con un piumino di seta passavano, con colpetti circolari, sui loro visi di
porcellana e che ora il vento autunnale sparge un po’ dappertutto, trascinando
e confondendo nel suo delicato vortice colori forme dimensioni. E sembra un
palpito, un volo, una sinfonia d’autunno, mentre l’occhio giallo del sole pare
farsi spazio tra quei petali palpitanti per guardare con curiosità la strana
metamorfosi dal microcosmo di due fosse nasali al macrocosmo di un cielo
fiorito di incanti…>
E
vi lascio in questo incanto. A prestissimo. Angela
Angela De Leo
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