sabato 25 novembre 2023

Sabato 25 novembre 2023: Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le DONNE...

Fu tutto in un istante

il dirsi arrivederci ed era addio

in quel presentimento

che mai ci abbandona

E fissa momenti

in cui tutto accade ed è eternità.

(a.d.l., “in un solo istante”)

La nostra umanità alla deriva. Ed ecco alcuni esempi che fanno male. 1° agosto 2020:

Ho dovuto attraversare il silenzio prima di ritrovare il senso delle parole e dare voce ad uno sgomento senza fine: il primo agosto di tre anni fa una donna a Crema aveva deciso di protestare contro un mondo che molto probabilmente non riusciva più ad accettare, dandosi fuoco in un parco appena fuori città. Circa venti passanti si fermarono per assistere alla sua disperata protesta senza muovere un dito, anzi filmando col telefonino la “scena” quasi fosse un film e non una tragica realtà. Solo un signore scese dalla sua macchina per prestarle soccorso, aiutato da un paio di ragazzi che accorsero con un estintore. Invano. Non ci fu modo di salvarla. Vano anche l’intervento del 118 che, chiamato d’urgenza dal pietoso soccorritore, non ritenne opportuno neppure portarla in ospedale, avendone constatata la morte. Ma la stessa sindaca di Crema rimase sconcertata e fortemente provata dalla terribile vicenda, non solo per l’indifferenza dei suoi concittadini, quanto e soprattutto per la loro assoluta mancanza di umanità.

Uno su venti l’assurda statistica che la mente registra, dopo giorni di muto rifiuto di pensare, per una sopravvivenza istintiva, alla penetrazione profonda e dolorosa di questa sconcertante realtà dei nostri giorni. E ne avverte la fiamma ustionante nelle viscere e si ribella. È una realtà talmente inaccettabile da urlare ora al cielo lo sdegno e la paura: sdegno per la nostra società alla deriva, dominata ormai da un linguaggio che non appartiene più agli uomini e neppure alle belve che riteniamo feroci (pur sapendo che agiscono per istinto o per fame e per dare da mangiare ai propri cuccioli), ma alla tecnologia digitale che ci ha resi sempre più schiavi della comunicazione virtuale a discapito di quella reale; paura perché, attraverso la dipendenza patologica da smartphone e tablet con l’iperconnessione continua, sempre più si sta producendo tra i piccoli, gli adolescenti, ma anche tra adulti e anziani, un progressivo “isolamento sociale” e “distacco dalla realtà”.  Con conseguenze davvero pericolose per la nostra stessa salute fisica e mentale.

Macchine tra le macchine, dunque. E l’acutezza della mente non disgiunta dalla sensibilità del cuore? Appiattite se non del tutto azzerate, come tanti comportamenti di teppistelli di scuola primaria ormai evidenziano e dimostrano. E non sembra più il caso di liquidare il fenomeno con qualche vignetta o battuta per evitare di sottolinearne gli aspetti negativi tout-court, per via dei suoi innegabili aspetti positivi, di cui bisogna tener necessariamente conto ai nostri giorni: siamo reperibili in tempi supersonici; possiamo mandare un messaggio facendo solo un clic; ritroviamo in men che non si dica amici perduti nel tempo; possiamo essere informati di tutto a tempo di record…

Diventa, comunque, sempre più urgente qualche amara o drammatica riflessione: come salvarci dallo scempio della nostra anima cristallizzata in una sorta di glaciazione dell’anelito spirituale nella totale desertificazione del cuore?

L’episodio terribile di Crema non è isolato né riguarda una sola città. Basta osservare la realtà che ci circonda o leggere, guardare, ascoltare gli avvenimenti della cronaca quotidiana per inorridire di fronte ai tanti casi di bullismo e cyber-bullismo, che i piccoli e gli adolescenti praticano con violenza inaudita, utilizzando anche dei video di scene raccapriccianti che vengono fatte circolare poi sulle chat e sui social network, in un crescendo di delirio di onnipotenza e di presunta immortalità, nonché di manipolazione delle coscienze delle vittime fino a indurle, come a volte è accaduto, persino al suicidio.

Cosa scatta nella mente di questi ragazzi? Cosa è venuto a mancare nelle prime fasi della loro vita? Indubbiamente l’amore e la cura dei genitori, mentre si è aggiunto l’esempio di una società distratta, indifferente, egocentrica. Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco, ha scritto spesso di “società liquida” e senza più “puntelli” valoriali perché rivolta esclusivamente ai consumi e all’aspetto materialistico della vita. Purtroppo anche lui ci ha lasciati da poco orfani della sua mente protesa a cambiare in meglio il mondo. Con l’unica risorsa possibile: l’AMORE.

Un bambino atteso, amato e allevato con cura non potrà mai diventare un ragazzo violento o un uomo senza scrupoli. Certo, non dobbiamo sottovalutare le influenze ambientali e sociali e il cattivo esempio che ne deriva. Ma niente, a mio parere, è più forte dell’AMORE, quello autentico che non lascia spazio alla mistificazione e, nelle personalità più fragili, alla penetrazione di comportamenti alienanti e fuorvianti.

La donna di Crema fu identificata. Per la polizia, che sta facendo indagini sulla sua dolorosa vicenda, ha un nome e un’età. Ma per tutti noi è rimasta senza volto e senza storia. Molto giovane, anche se non più giovanissima, ha reso visibili, col suo gesto disperato, sicuramente un dolore nascosto, ma forse anche una mancanza, un’assenza, una delusione, un tradimento, una difficoltà economica divorante, una solitudine subìta e non accettata, di cui non sapremo mai.

La sua coscienza obnubilata da un peso troppo grande sul cuore per impedire persino alla sua anima di volare oltre ogni miseria umana? Non lo sapremo mai.

Ma è la nostra coscienza che dovrebbe risvegliarsi, e ribellarsi fortemente alla narcosi   della realtà virtuale e farsi lucida e attenta custode della nostra realtà “reale” e della nostra umanità. Quella autentica, vera, legata ai valori di sempre, per rinascere infinite volte e magari permettere nuovi tenerissimi voli alle anime deboli o spezzate e distrutte. Abbiamo tutti bisogno di tenerezza, che lo si voglia ammettere o meno. “Nessuno si salva da solo” (M. Mazzantini). Frase riproposta da Papa Francesco nelle sue straordinarie omelie in Santa Marta.

 Se uno su venti sente ancora il senso della sacralità della vita, c’è ancora speranza che il rigagnolo si faccia fiume, mare, oceano. Non può essere troppo tardi.

Sono le gocce, una ad una, a formare le distese delle azzurre acque e a sollecitare il nostro stupore, che ci permette di ritrovare il miracolo del sentiero fiorito della nostra spiritualità tra il bianco spumeggiare improvviso delle onde e farsi nuova sorgente di Innocenza e di Vita. Forse, Preghiera. Dovremmo, però, vincere le innumerevoli CONTRADDIZIONI che stanno alla base della nostra stessa esistenza. Estremi che ci affascinano e ci spaventano persino nella stessa natura.

Mi riferisco ai tanti femminicidi che accadono di continuo, a volte sotto i nostri occhi, il più delle volte ne abbiamo contezza attraverso i telegiornali. E qui scatta la “notizia”: tutti ne parlano, tutti hanno una loro opinione e si allarga a dismisura il “siparietto” di chi narcisisticamente ama la vetrina con foto della vittima di turno, persino canzoni orribili e terribilmente oscene, a mio parere, tik tok vaneggianti. Sarebbe meglio il silenzio per lasciare che le vittime “riposino in pace”. Occorre, magari, spezzare una lancia per chi ha scritto una poesia, fatto un disegno, proposto una prosa sofferta, con assoluto candore e sincera commozione, postandola su FB, nuova Agorà di ogni sentimento e risentimento, che sfiora, anche via web, la sacralità della gioia e del dolore.

Ma parlavo prima di contraddizioni. Riguardano noi umani spesso “disumani” e il nostro blaterare su tutto. Il più delle volte senza cognizione di causa. E ci sfuggono realtà come quelle denunciate dall’autrice Robin Norwood nel suo libro ormai datato Donne che amano troppo (Feltrinelli, Milano 1985), con prefazione di Dacia Maraini, che non si risparmia mai su questo versante. Realtà come la “Sindrome di Stoccolma”, per cui la vittima s’innamora del proprio carnefice e non riesce a lasciarlo, sperando in un suo ravvedimento. Realtà come quella vissuta da tanti uomini che hanno avuto mogli terribili (peggio della Santippe di socratica memoria), che li hanno alienati e distrutti psicologicamente portandoli ad atti di violenza sconsiderata o a totale chiusura in un mondo di gelo e di indifferenza a tutto, persino alla vita (senza con questo giustificare qualsiasi atto di violenza. Forse di sana ribellione sì).  Realtà come incompatibilità culturali, caratteriali, sociali, familiari, che logorano rapporti di lunga durata, di forzata convivenza entro quattro mura, troppo strette per lasciare un respiro di libertà. Realtà come matrimoni paravento, come un tempo accadeva, tra uomini omosessuali o bisex, con inevitabili conseguenze sulla coppia, eventuali figli, la stessa famiglia. Realtà come atavici pregiudizi duri a morire in certi ambienti e strati sociali, pregiudizi che inquinano rapporti di coppia, delle famiglie, dell’intera comunità.

E i bambini? A quali conseguenze vanno incontro? Quali colpe hanno? Ne parliamo abbastanza? Li ascoltiamo davvero? Quanto importante il parlarsi. L’ascoltarsi. Per capirsi. Per aiutarsi. E invece…

E i social oggi non sono estranei a molte di queste realtà vissute con false identità e nick-name fasulli, che sembrano dare diritto a doppia personalità, a forzature di ogni genere, a un linguaggio banale oppure volgare, scurrile, aggressivo. E i più giovani si sentono autorizzati, senza ancora aver maturato senso critico e convinto discernimento tra bene e male, a seguirne gli esempi.

Sono realtà così composite e complesse, a sempre più a vasto raggio, che non vanno ignorate o criticate, ma lette, studiate, accolte o rigettate senza clamori, proclami, fanfare e suoni di tamburi. Con oculatezza, serenità di giudizio, umana pietà, ma anche umana giustizia. Tanta umiltà.

L’arroganza dei nostri giorni è un’altra realtà dei nostri giorni. Ritengo che in passato fosse meno praticata. Ma potrei sbagliarmi. Occorre confidare nel cambiamento. Ogni trasformazione è inevitabile e necessaria. Sperando sempre di ritrovare la via giusta del CUORE.

Mi piacerebbe sentire il parere di chi legge queste mie riflessioni come sempre chilometriche. Grazieeeee. Angela     

 

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