Tornando indietro nel tempo, tanti sono i prodigi che hanno costellato misteriosamente la mia vita. Ne ho parlato ampiamente, come già detto, nel mio romanzo Le piogge e i ciliegi. Nel terzo parlerò più dettagliatamente anche della esperienza di pre-morte, solo in parte qui raccontata. Ma una sintesi dei prodigi del passato sarebbe opportuno farla per alcuni motivi che, via via, scopriremo insieme. Penso, in primis, che ci diano un motivo in più per sperare in un mondo migliore che ci accoglierebbe, dopo questa vita, in un universo parallelo e forse reale. il condizionale è sempre d’obbligo in questi casi. Ma credere non può farci male. La mia carissima amica di una vita, la raffinata e sensibilissima poetessa Ada De Judicibus, per esempio, così mi scrive al riguardo: Angela, seguo con grande interesse il tuo blog. Rimango fedele al mio agnosticismo ma ti stimo (…) per la tua dolcezza, il tuo idealismo, per la tua pazienza e tenacia (…). Ho omesso qualcosa di molto bello che riguarda solo il nostro meraviglioso rapporto di sororale amicizia, ma le sue parole mi spingono a continuare. E, allora, ecco altri ricordi.
<C’era, tra le tante figure salvifiche presenti alla mia vita, San Francesco da Paola, a cui ero anche devota, essendo stata miracolata a poco più di un anno per una brutta infezione a un braccino che, pare, dovesse essere amputato il giorno stesso in cui sognai il santo che scendeva dal quadro, appeso nella camera da letto dei nonni, con cui abitavamo in quegli anni di guerra e con babbo al fronte, per toccarmelo col suo bastone in segno di guarigione. Non ci fu più l’intervento chirurgico programmato perché l’infezione era prodigiosamente sparita. Tutti in casa gridarono al miracolo anche perché io guardavo il santo del quadro e, facendo segno a lui e al mio braccino, balbettavo “Di’… Di’…”. Si dedusse che dicessi “Dio… Dio…”, ipotizzando che avessi fatto davvero quel sogno e avessi ricevuto un miracolo. Mamma promise a San Francesco che avrei seguito la sua processione fino alla maggiore età. Poi avrei deciso da sola. Ho partecipato a quella processione per tantissimi anni, anche dopo la maggiore età, perché era come un “appuntamento” con il miracolo, con qualcosa di misterioso che mi affascinava. E ciò si procrastinò fino a quando ci fu la mia prima rovinosa caduta, subito dopo aver festeggiato i miei cinquant’anni, con frattura sotto capitata del femore e ben tre interventi che già da allora condizionarono sempre più i miei giorni. (La cosa che ancora oggi mi sorprende è la semplicità di quella fede certa che non aveva dubbi nel gridare al miracolo senza averne conferma scientifica o di alcun genere. E il miracolo più grande e più vero era proprio quell’accettazione del prodigio divino senza se e senza ma… Era accaduto. Era l’accadimento. Era, c’era e c’era stato).
Oggi so, comunque, che è una condizione piuttosto innaturale la mia. Spesso evito di parlarne perché temo il giudizio affrettato degli altri, che ancora oggi in qualche modo mi condiziona: qualcosa non le funziona nel cervello… non ha tutte le rotelle a posto… ha qualche vite spanata che gira a vuoto nella testa… ma prenditene sonno che è meglio… ma vedi se vai a farti benedire… so’ tutte chiacchiere… ma come fai a credere a queste baggianate, non sono degne di una donna intelligente… io credo solo a quel che vedo, il resto è tutta pura fantasia… bisogna usare la ragione, senza la ragione non si va da nessuna parte… semplificati la vita perché il tuo vero danno è proprio questo: non riesci ad essere in pace con te stessa… Più o meno così. Eppure io vivo così e sono in pace con me stessa e i miei pensieri, anche se alcune volte mi sento “diversa” e mi preoccupo, ma altre volte sento di essere fortunata perché è come se avessi occhi più grandi per afferrare altre realtà che pure sono, anche se invisibili ai più. In realtà, io non ho mai voluto precludermi la possibilità di credere o sperare che esistano, appunto, mondi altri che percepiamo soprattutto attraverso i sogni, ma non solo. Perché dovrei negare una verità che pure mi appartiene? Sarebbe come negare me a me stessa… Ed ecco un altro esempio, che mi sta a cuore:
Alcuni anni fa, eravamo a Roma in Castel Sant’Angelo per una mostra di quadri su “Fratello Sole e Sorella Luna”. Ad un tratto nel grande salone con grandi vetrate sul Tevere mi si avvicinò un signore a me del tutto sconosciuto e mi disse di chiamarsi Pacifico e che era stato colpito da lontano dalla mia aura molto luminosa. Rimasi sorpresa e impaurita già da quel nome strano che mi sembrò inventato, temendo fosse un ciarlatano in vena di attaccar bottone, ma lui con molta calma e semplicità continuò a parlarmi della mia vita, del dono della parola poetica che mi imponeva di scrivere per fare del bene agli altri e che avrei avuto ancora molti anni per compiere su questa terra la mia missione. L’ascoltavo incredula e affascinata. ‘Perché ha scelto me tra tante persone che ci sono in questo lunghissimo salone?’, mi chiedevo allibita. Poi dovetti arrendermi all’evidenza dei fatti. Lui sapeva di me senza conoscermi. Aveva indubbiamente facoltà straordinarie che fui costretta a riconoscergli. Mi salutò con molto affetto, incoraggiandomi a continuare per la strada intrapresa e a non sciupare la bellezza che era in me e fuori di me per poterla donare agli altri. Imperativo categorico perché Lassù ero molto amata. Non l’ho più rivisto. A volte mi chiedo se abbia solo sognato quell’incontro così misterioso, ma altrettanto vero. E ancora oggi non riesco a darmi una risposta. So che sono una persona mite che non farebbe del male a nessuno. È nella mia indole, non ho meriti. Ignoro, pertanto, se veramente ho dentro e fuori quella luce che Pacifico aveva scorto da lontano in me. Mi piacerebbe fosse vero. Ma non vedo perché io possa essere amata Lassù, con tutti i limiti che mi riconosco e gli errori commessi nella mia vita. Tantissimi. L’unica luce che forse mi contiene e da me si espande è quella meravigliosa della parola poetica. Mi piace crederlo. Devo ammettere che spesso avverto come se ci fosse, nella mente emozionata, un suggeritore che mi attraversa il cuore, prima che i pensieri di luce si facciano parole. Sempre meno belle, però, rispetto a quelle che mi vorticano dentro. Ed è sempre lo stesso suggeritore che mi parla in sogni profetici o premonitori, in intuizioni particolari che puntualmente si rivelano dati di fatto. Anche nell’antichità greco-latina il potere della poesia veniva indicato come potere di vaticinio. E il sogno o “visione” spesso era indice di conoscenza altra. E questo mi sgomenta e mi appaga. Sento che è per me forza e salvezza. E non so da dove provenga questa “grazia”, ammantata di prodigio, ma la sento in me. E, qualche volta, ne ho conferma attraverso le parole di chi con semplicità mi ama e non si sorprende.
“Coloro
che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di
notte”, è Edgar Allan Poe a suggerirmelo, in un conforto di rami fioriti di
mistero che non credevo potessero essere così semplici. Mi piace crederlo. Potrebbe
essere una risposta alle tante scettiche o anche affettuose domande che mi rivolgono in silenzio i
volti dei pochi che sanno di me e mi prendono teneramente in giro. Ma non
possono mancare, ne sono consapevole, quelli che pensano di me che sono
un’“esaltata” e basta. Comunque, devo ammettere non mi scalfiscono più i giudizi e pregiudizi di
tanti. prima ero molto più vulnerabile, oggi mi rendono, forse, solo un po’ più cauta. La “follia”, del resto, non è
una colpa. Forse una benedizione…
(“La
mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi
abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”,
così mi conforta ancora una volta Albert Einstein).
Ma di quanto è accaduto dopo, in questi ultimi trent’anni della mia vita, con tanti altri prodigi vissuti dentro e fuori di me, avrò modo di parlare nel terzo volume de Le piogge e i ciliegi già in lavorazione, se ne avrò il tempo. Oppure anche in queste pagine se vorrete ascoltarmi, avendone anche il tempo, la curiosità. Per ora mi rimetto nelle mani della Vergine e del buon Dio fino alla Sua chiamata… Angela
Angela sei una donna speciale, e di una tale autorevolezza nella scrittura, che nessuno potrebbe smentirti. Sei una donna vera e ci doni verità attraverso la poesia e la parola scritta. Ti penso con affetto e stima e, insieme a tanti, mi piace starti accanto anche da lontano.<3
RispondiElimina❤️cara dolce Angela
RispondiElimina