Era appena trascorsa la mezzanotte quando mi dissero che… non voglio ricordare. Ogni anno ne parlo e aggiorno ricordi. Ogni anno avverto l’urgenza di raccontare ancora. Non me ne vogliate. Anche i ricordi dolorosi hanno bisogno di condivisione. Ancora di più se si sovrappongono dolore a dolore fino a non riconoscere più i confini dell’uno e dell’altro. E oggi è proprio così. Ho bisogno della vostra compagnia. Del vostro sostegno a rinfrancarmi almeno un po’. E riporto qui una poesia che ho scritto sul quasi saggio La coccinella dalle sette punte, che alcuni di voi conoscono già. Così, per ingannare il giorno, così per ingannare il dolore. Così, per essere insieme, come sempre a modo mio, confidando nella vostra presenza virtuale al mio fianco. Presenza salvifica che, “almeno per oggj, sovrasti paure e dolore e pensieri come lame nel cuore…”:
… ritrovarci vorrei
tra le stelle e l’alba
quando avremo cent’anni,
con gli anelli intrecciati alle
dita
e ai polsi cinquanta catene,
e un cerino ancora acceso
in un incendio di foglie rosse
e gialle a ricordarmi l’autunno
dei bicchieri colmi di vino.
E avremo una casa un giardino
fiorito di plumbago e ginestre,
e sul chiavistello del nulla
una coccinella dalle sette punte
a portarci fortuna.
Con i suoi occhi di luna.
Un cane bianco e un gatto nero
avremo
il canarino perduto e ritrovato
e un canto di vela a regalarci
il mare
con l’azzurro di Chagall
alle pareti e un sogno ancora
insognato da sognare.
Piedi freddi d’amore avrò
e mani calde
preghiera notturna sarò
d’audaci carezze nell’arco delle
braccia.
Avremo un canto di vino novello
nelle coppe insaziate
delle nostre mani.
E brinderemo al nostro
sbrindellato amore prima
dell’ultima sera.
Fragole di lucciole sul prato
del nostro risveglio
a coprire i battiti del cuore
e un biglietto nascosto
tra l’erba rinata
a ricordarmi il silenzio
più lungo dell’attesa…
… ci abbracceremo memori
di un passato fatto di noi
ubriachi di parole e di risate,
leggeri e innocenti. Saremo.
Uniti come non mai ci parleremo
Intrecciati a radici di terra
e di acque e di nuvole e di
vino.
Per continuare a danzare
nelle ore che verranno
una seconda volta
come la prima volta…
E saranno calici levati al
cielo, e sarà ritorno
e sarà eterno…
(… per ricordarcelo sempre
quando rinasceremo…)
Sì, per rinascere ancora e ancora.
E questa notte ho scritto:
Piano piano ti raggiungo
aggiungendo anni agli anni
mai sfiorati dai tuoi giorni.
Piano piano senza fretta
Perché non sei mai davvero andato via.
Sei qui ancorato allo stormire
delle foglie che mi porta il vento,
alla pioggia che segna di silenziose
lacrime i vetri che portano occhi
di rose e nontiscordardimè
nel giardino di giugno
ad un passo dal
cuore.
Piano piano continuo a scrivere di te
parole che nessuno può udire
che pure scrivo e non dico
sotto questo cielo per non farmi male.
Cielo lontano da nuvole annidate
come stracci di pensieri che non voglio pensare.
Piano piano, sosta dopo sosta,
affannata in carrozzella ti raggiungo
dove mi hai detto d’aspettarmi.
E non conosco la strada, il sentiero, il ponte
che nel sogno ricama arcobaleni.
Giro a vuoto intorno al tuo starmi accanto
più di allora,
quando le ore avevano carezze
rimaste inascoltate tra le mani:
le mie le tue per non darci mai un addio.
Fu solo un arrivederci
E neppure un sorriso tra le tue parole
ti ho amato sempre
ti ho
amato tanto…
(e io le attendo come
allora
Dietro l’angolo di casa…)
Grazie per la vostra affettuosa vicinanza. Ne sento tutto il calore e
ve ne sono grata. Angela/lina
Nessun commento:
Posta un commento