Un gabbiano vola e stride di dolore
sull’indifferenza assassina dell’uomo
stanotte fioriranno stelle di luce
a incantare occhi grandi bambini
(che non sanno)
(a.d.l.)
Sabato 16 dicembre, nella Sala Convegni del Museo
Civico di Bari, nel primo pomeriggio, si è tenuto il Convegno “LA
RIVOLUZIONE SILENZIOSA DELLA PAROLA - Riflessioni a più voci, organizzato e
realizzato da Peppino Piacente, Editore e Direttore della
Rivista cartacea, bimestrale, CORRELAZIONI UNIVERSALI (Rivista
Letteraria di Confronto tra Culture) a cura dell’Associazione Culturale
FOS e con il Patrocinio della Fondazione Vincenzo Casillo. Il Convegno,
coordinato da Raffaella Leone, P.R. della SECOP Edizioni, ha avuto
come Relatori: Piero Ricci (Giornalista - Presidente Ordine
Giornalisti di Puglia), Enzo Quarto (Giornalista di Rai Tre,
Scrittore e Poeta), Gianluca Simonetta (StraLab e Docente
Universitario), Francesco Bellino (Professore ordinario di
Filosofia Morale, Etica della Comunicazione e Bioetica) e la
sottoscritta (Presidente dell’Associazione Culturale FOS e Direttrice
editoriale della Rivista). Con la seguente motivazione: Si ritorna alla
Parola per cercare la strada per un Nuovo Umanesimo, attraverso le Riviste
CORRELAZIONI UNIVERSALI e NEDA, e la Nuova Scuola di Formazione Editoriale per
la Transizione Digitale: LA TRIDIMENSIONALITA’ DELLA PAROLA.
È stato un “incontro all’altezza delle aspettative”, a detta
di quanti hanno fatto commenti molto positivi della serata, che si è aperta con
i saluti dell’editore Peppino Piacente: simpatici, divertiti e divertenti,
sollecitati anche dalle incursioni, nel discorso, dell’irrefrenabile Antonio
Stragapete, autore e presentatore della scuderia SECOP. Peppino, inoltre,
in assenza giustificata della Signora Cardenia Casillo (Presidente
della Fondazione Vincenzo Casillo), si è fatto portavoce del seguente
messaggio: Se hai la possibilità di formulare i miei saluti ai presenti
ed il più vivo ringraziamento alla SECOP per essere parte di questo processo di
cambiamento che si compie attraverso importanti interventi come questo.
Inoltre, nella nostra news abbiamo indicato le motivazioni del nostro sostegno
qualora vogliate comunicarle nel corso dell’evento: La Fondazione Vincenzo
Casillo ha scelto di patrocinare e sostenere questo progetto editoriale perché
contribuisce ad incentivare un dialogo aperto tra generazioni e una
sensibilizzazione necessaria su molte tematiche di attualità, con l’auspicio di
potersi sentire tutti parte di un cambiamento, imparando a considerare la
diversità un valore, un’opportunità. Un messaggio molto sentito,
equilibrato, di apprezzamento per l’impegno profuso dalla SECOP in questi anni
nel promuovere e favorire il cambiamento, anche nel campo della diversità,
intesa come opportunità.
Grazie di cuore da tutta la Redazione alla stimatissima
Signora Cardenia.
La serata si è conclusa con un dibattito vivace e serrato
tra i relatori e vari autori SECOP e non solo (anche insegnanti, genitori,
Preside di Scuola Superiore) che, molto attenti e coinvolti, affollavano la
sala.
Io, in verità, avrei voluto che i Relatori mi dessero man
forte, con qualche appunto, qualche annotazione per ricostruire la peculiarità
di ciascun intervento sulle varie tematiche proposte all’interno di un unico
contenitore: le nostre due Riviste CORRELAZIONI UNIVERSALI e NEDA,
sicuramente complementari e decisamente ancorate al discorso del Nuovo
Umanesimo per cui lottare, stando sulle barricate del “fare”, e della
responsabilità di chi lotta (giornalisti, scrittori, poeti, docenti, educatori,
genitori) per ritrovare la “giusta via” del cambiamento e indicarla soprattutto
ai GIOVANI, che saranno i protagonisti del prossimo futuro, in tutti i settori
dell’esperienza umana e a tutti i livelli. Fondamentale l’utilizzo dei nuovi
linguaggi che le tecnologie sempre più avanzate mettono a disposizione della
comunicazione social sempre più frequentata da utenti di tutte le età, tra rari
incontri reali e molteplici realtà virtuali, non esenti da pericoli, ma ormai
indispensabili alla nostra vita quotidiana. Persino un lutto e relativo
funerale passano attraverso la comunicazione via web. Purtroppo per me e per
chi mi legge nel nostro blog, tutti i Relatori sono andati perlopiù “a braccio”
con poche annotazioni scritte.
Piero Ricci, seduto alla mia destra, ha appunto
parlato della responsabilità del giornalista nell’usare le Parole in
maniera appropriata e essenziale, eliminando per quanto possibile gli
aggettivi, gli avverbi, gli orpelli che rendono meno chiaro e diretto il
discorso. Occorre dare una informazione corretta rispettando il numero delle
battute concesse per un articolo. Il rispetto delle regole in qualsiasi lavoro
è indice di professionalità. Ha parlato poi di CORRELAZIONI UNIVERSALI,
utilizzando il doppio binario della critica e dell’elogio: è un’impresa un po’
arrogante che sfida il momento storico che stiamo vivendo per ovvie ragioni di
difficile sopravvivenza della carta stampata e dei lettori, sempre più scarsi
in verità; è un’avventura alquanto romantica e per questo più coinvolgente
perché la Rivista si presenta bene e dovrebbe accontentare i gusti dei vari
ipotetici lettori.
Letteralmente trascinati dal nostro entusiasmo si son
detti Enzo Quarto e Francesco Bellino, che hanno
parlato in ambiti diversi, legati naturalmente alla loro professione di
giornalista e docente universitario, propugnando però entrambi l’urgenza di
alcune riflessioni sul mondo negativo dei nostri giorni sia in campo
scolastico, culturale, politico, professionale, sia in campo performativo in
cui è necessario passare dalla descrizione all’azione, dagli enunciati ai
fatti, producendo un reale cambiamento per realizzare una società più giusta,
solidale, più autentica nel prenderci cura gli uni degli altri. E questi ultimi
vanno ben al di là del nostro “prossimo”, dei nostri cari o dei vicini di casa
per abbracciare ogni essere vivente nel nostro Pianeta. Facendoci carico dei
suoi cambiamenti climatici, atmosferici, degenerativi in ogni campo. E qui non
serve solo la Parola per redimerci. Bisogna passare ai fatti per ri-nascere,
producendo benessere e stabilità pur nel dubbio e nelle incertezze che la
trasformazione produce. Di qui anche la transizione dai fatti alle
parole per riportarci alla TRIDIMENSIONALITA’ DELLA PAROLA: letta,
scritta, comunicata. Fino ad abbracciare l’intelligenza artificiale che ha
le sue radici nella realtà virtuale. E Gianluca Simonetta si è
rivelato il vero mago della prima, convergendo e divergendo da quest’ultima con
la sua solita abilità comunicativa autoironica e convincente, per farci
apprezzare ed abbracciare in toto, o quasi, anche la seconda. In realtà, tutti
i Relatori, me compresa, hanno fatto continuo riferimento all’importanza delle
parole per comunicare a livello interpersonale, sociale, lavorativo al fine di
conoscersi, capirsi, aiutarsi reciprocamente. Francesco Bellino ha fatto
riferimento a Don Lorenzo Milani, “il prete scomodo”. Don Lorenzo,
nonostante le sue radici alto-borghesi (nipote del grande Comparetti, filologo,
grecista e latinista, che gli inculcò l’amore per la PAROLA), era soprattutto
un uomo di sinistra. Era per i poveri, i derelitti, per tutti coloro che non
avevano mai avuto “voce”, sia nella loro storia personale che in quella più
ampia della Storia dell’umanità.
Non a caso nella sua scuola di Barbiana, Don Milani improntò
tutta la sua pedagogia sull’utilizzo dei giornali che i ragazzi, di varia età
ma di estrazione sociale povera, dovevano imparare ad usare in modo corretto
per impadronirsi del senso e significato di ciascuna parola, soprattutto in
modo critico-costruttivo, per potersi confrontare con tutti i possibili
interlocutori e andare anche all’estero, dopo aver studiato a Barbiana
parecchie lingue straniere, per completare gli studi o per lavorare, con
cognizione di causa, per la conquista della libertà di parola e di pensiero.
Francesco ha parlato con grande coinvolgimento emotivo, come è nelle sue corde,
ricordando commosso anche suo padre quale testimone della forza della parola data,
sancita solo da una semplice stretta di mano, senza contratti notarili o altro.
Enzo Quarto, invece, ha sottolineato che occorre usare
soprattutto “parole per riflettere” per imparare dagli ultimi a prendersi cura
di ciascuna PERSONA, al di là del credo professato, dei luoghi di provenienza,
delle esperienze vissute e che la hanno resa quella che è, nella compiutezza di
sé, con le sue inevitabili fragilità, che dobbiamo comprendere per fargliele
superare con il nostro aiuto e i suoi “punti di forza” che dobbiamo imparare a
valorizzare. Prendendoci il tempo necessario. La fretta non è mai buona
consigliera. Enzo è stato suadente, pacato nelle sue riflessioni e nei suoi
suggerimenti, attento nei giudizi e nei pre-giudizi che sono sempre da evitare.
Quanto a me, credo di aver ribadito i loro concetti,
propugnando a spada tratta l’importanza del possesso delle parole per aiutare
il pensiero a formulare concetti più ampi, più ricchi, più profondi e
significativi. Umberto Galimberti sostiene, infatti, e a
giusta ragione, che il vocabolario si è andato sempre più impoverendo per la
progressiva perdita della parola orale e scritta da parte di queste ultime
generazioni. I social complici di tale misfatto. Le parole vengono sostituite
dalle faccine e il cervello si atrofizza. Occorre possedere più parole
possibili per rendere la mente più elastica e creativa. E io ho ribadito che
noi siamo le nostre parole e i nostri silenzi, che spesso parlano più di mille
parole che comunque ci vibrano dentro tanto da far parlare anche il non detto,
il non esplicitato. Paul Eluard parlava dell’importanza dei
margini sulla pagina per tutto l’ipotizzabile, per ogni vuoto da riempire. Ma
naturalmente occorrono le parole per poterlo fare. Poi, c’è il linguaggio del
corpo, che accompagna meglio le parole per comunicare l’inespresso, ciò che le
parole non osano dire: i sentimenti, per esempio, il riso, il pianto… Anche lo
sguardo lancia messaggi che vanno oltre il silenzio. Ma, in risposta
alle Relazioni, che si sono concluse tutte col ribadire la necessità di
“incontrare l’uomo” per procedere verso la via del cambiamento positivo e
propositivo, avrei voluto rispondere con la bellissima “teoria del volto
dell’Altro” nell’Umanesimo del filosofo francese Emmanuel Lèvinas,
contro la filosofia della “identità”, che ritiene l’identico come un
prolungamento di sé, annullando ogni differenza. Così pensando, l’Io perde sé
stesso in quanto non riconosce la diversità dell’Altro. Occorre passare dal
“principio di identità” - afferma Lèvinas - al “principio di alterità”. L’uomo
nuovo rinascerà dall’incontro del volto dell’Altro, che darà la giusta
dimensione all’Io, che, nella sua soggettività, diventa responsabile di
ogni altro da sé.
Tutto ciò è alla base dell’Etica. “L’uomo vince il suo
egoismo nel momento stesso in cui va verso l’altro”. È questa
l’Etica della responsabilità, di cui si è parlato tanto in questo
Convegno/confronto, da Piero Ricci a Francesco Bellino in particolar modo, da
Enzo Quarto a Gianluca Simonetta. Solo così possiamo realmente cambiare in
meglio il mondo. E l’intesa tra due sguardi è già una possibile Speranza.
Nel frattempo c’è stato un altro momento indimenticabile che
abbiamo vissuto con Piero Meli, fotografo, poeta, scrittore, e
gli altri fotografi vincitori del contest. Le 5 foto selezionate sono di: Francesco
Armenise (Primo classificato), Michele Petrelli (Secondo), Simona
Lasciarrea (Terza), Rafael LaPerna (Quarto), Marina
Vallino (Quinta) su una trentina di partecipanti. Tutti hanno avuto
dei doni dalla Casa Editrice e tutti il nostro sentito applauso. (NB: Per altre
notizie sul contest e la Rivista si prega i diretti interessati di rivolgersi a
Piero Meli o all’editore. Grazie).
Alla fine, però, nonostante il tempo a nostra disposizione
fosse agli sgoccioli, tutti hanno voluto partecipare al dibattito/confronto
previsto: Un docente è stato piuttosto duro nei riguardi delle nuove
generazioni, ribadendo con Francesco Bellino la necessità di bocciare, quando
il disimpegno scolastico dei ragazzi crea lacune incolmabili nell’arco di pochi
mesi o settimane. Non tutti sono stati d’accordo e ne è nato un dibattito nel
dibattito. La Preside Giovanna Piacente, Dirigente scolastico da
parecchi anni in un Istituto di Scuola Superiore di Bari, ha difeso con pacata
veemenza i ragazzi, spesso desiderosi di apprendere e di cimentarsi con nuovi
linguaggi a loro più congeniali; l’impegno e il sacrificio degli insegnanti per
essere sempre pronti a incoraggiare i propri studenti e a sostenerli, favorendo
l’acquisizione dell’autostima affinché imparino le strategie necessarie per
l’autoaffermazione dentro e fuori la scuola; la scuola tutta che non chiude mai
i battenti per farsi istituzione aperta al territorio, ai genitori e alle
esigenze educative e socio-culturali della comunità in cui opera. Le sue parole
sono state molto apprezzate e condivise, tanto da indurre la
professoressa Cettina Fazio Bonina (Presidente
dell’Associazione culturale Porta d’Oriente) a intervenire elogiando i ragazzi
che hanno vinto il Concorso “Nicola Saponaro” che quest’anno ha avuto come tema
“L’amicizia al tempo dei social”. I ragazzi hanno svolto con entusiasmo
componimenti degni della lode della giuria di valutazione. Il professore ha
dovuto chiarire la sua posizione accettando il compromesso tra severità e
ascolto perché, in realtà, i ragazzi vanno ascoltati, compresi, amati prima di
emanare giudizi negativi sui loro modi di essere e di pensare. E, del resto,
noi adulti e anziani siamo stati nel bene e nel male i loro modelli!
Una nota a sé merita la presenza della giovanissima
scrittrice Federica Nolasco, che era presente alla serata insieme
al suo papà (giornalista televisivo). Ebbene, Federica ha solo ventidue
anni ma già scrive in maniera molto originale, con uno stile tutto suo che
sicuramente prenderà il volo nella Letteratura del III millennio. Una smentita
a chi vuole i giovani di oggi privi, tra l’altro, di interessi culturali; e una
conferma per chi apprezza il loro entusiasmo e il loro impegno in tutto quello
che fanno. Io sono tra questi.
E, per concludere con una certa coerenza, desidero ricordare
che i tantissimi momenti significativi della serata sono stati eternati dalla
passione magica per la macchina fotografica della talentuosa Anna Paola
Piacente. Tutti i service hanno visto all’opera con grande professionalità
e spirito di squadra l’infaticabile Nicola Piacente (Graphic
Designer della Casa Editrice e del suo personale NP Studio). Alcune fotografie
artistiche sono state scattate dal dott. Antonio Bonina, felice e
attento consorte di Cettina.
Tutti, comunque, hanno avuto per la Rivista toni elogiativi.
Per l’entusiasmo e l’impegno profusi in questo primo anno di collaudo. E anche
Raffaella Leone ha avuto i suoi meritati applausi come coordinatrice del
Convegno.
Il ritorno a casa è stato il felice bilancio di un intero
anno di lavoro senza risparmio di fatica, ma con l’entusiasmo di chi ama le
sfide per migliorarsi continuamente.
E chiudo con alcune significative parole della famosa
scrittrice Chiara Valerio per lunghi anni carissima amica
di Michela Murgia.
Nonostante tutto, io immagino il futuro. Perché ho
fiducia negli esseri umani. Penso che custodiscano ciascuno - ciascuno di noi -
il sacro. Il sacro è il sentimento del credere che, nonostante la complessità,
il mondo possa essere rappresentato attraverso gli alfabeti che abbiamo e che
avremo a disposizione. Parole, gesti, simboli, immagini, strutture familiari,
dispositivi…
Mi fermo qui. sereno Natale a Tutti e alla prossima. Angela
Nessun commento:
Posta un commento