sabato 23 dicembre 2023

Sabato 23 dicembre 2023: Ricordando il CONVEGNO al MUSEO CIVICO di BARI su CORRELAZIONI UNIVERSALI (e ALTRO)...

Un gabbiano vola e stride di dolore

sull’indifferenza assassina dell’uomo

stanotte fioriranno stelle di luce

 a incantare occhi grandi bambini

                      (che non sanno)

                 (a.d.l.)

Sabato 16 dicembre, nella Sala Convegni del Museo Civico di Bari, nel primo pomeriggio, si è tenuto il Convegno “LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DELLA PAROLA - Riflessioni a più voci, organizzato e realizzato da Peppino Piacente, Editore e Direttore della Rivista cartacea, bimestrale, CORRELAZIONI UNIVERSALI (Rivista Letteraria di Confronto tra Culture) a cura dell’Associazione Culturale FOS e con il Patrocinio della Fondazione Vincenzo Casillo. Il Convegno, coordinato da Raffaella Leone, P.R. della SECOP Edizioni, ha avuto come Relatori: Piero Ricci (Giornalista - Presidente Ordine Giornalisti di Puglia), Enzo Quarto (Giornalista di Rai Tre, Scrittore e Poeta), Gianluca Simonetta (StraLab e Docente Universitario), Francesco Bellino (Professore ordinario di Filosofia Morale, Etica della Comunicazione e Bioetica) e la sottoscritta (Presidente dell’Associazione Culturale FOS e Direttrice editoriale della Rivista). Con la seguente motivazione: Si ritorna alla Parola per cercare la strada per un Nuovo Umanesimo, attraverso le Riviste CORRELAZIONI UNIVERSALI e NEDA, e la Nuova Scuola di Formazione Editoriale per la Transizione Digitale: LA TRIDIMENSIONALITA’ DELLA PAROLA.

È stato un “incontro all’altezza delle aspettative”, a detta di quanti hanno fatto commenti molto positivi della serata, che si è aperta con i saluti dell’editore Peppino Piacente: simpatici, divertiti e divertenti, sollecitati anche dalle incursioni, nel discorso, dell’irrefrenabile Antonio Stragapete, autore e presentatore della scuderia SECOP. Peppino, inoltre, in assenza giustificata della Signora Cardenia Casillo (Presidente della Fondazione Vincenzo Casillo), si è fatto portavoce del seguente messaggio: Se hai la possibilità di formulare i miei saluti ai presenti ed il più vivo ringraziamento alla SECOP per essere parte di questo processo di cambiamento che si compie attraverso importanti interventi come questo. Inoltre, nella nostra news abbiamo indicato le motivazioni del nostro sostegno qualora vogliate comunicarle nel corso dell’evento: La Fondazione Vincenzo Casillo ha scelto di patrocinare e sostenere questo progetto editoriale perché contribuisce ad incentivare un dialogo aperto tra generazioni e una sensibilizzazione necessaria su molte tematiche di attualità, con l’auspicio di potersi sentire tutti parte di un cambiamento, imparando a considerare la diversità un valore, un’opportunità. Un messaggio molto sentito, equilibrato, di apprezzamento per l’impegno profuso dalla SECOP in questi anni nel promuovere e favorire il cambiamento, anche nel campo della diversità, intesa come opportunità.

Grazie di cuore da tutta la Redazione alla stimatissima Signora Cardenia.

La serata si è conclusa con un dibattito vivace e serrato tra i relatori e vari autori SECOP e non solo (anche insegnanti, genitori, Preside di Scuola Superiore) che, molto attenti e coinvolti, affollavano la sala.

Io, in verità, avrei voluto che i Relatori mi dessero man forte, con qualche appunto, qualche annotazione per ricostruire la peculiarità di ciascun intervento sulle varie tematiche proposte all’interno di un unico contenitore: le nostre due Riviste CORRELAZIONI UNIVERSALI e NEDA, sicuramente complementari e decisamente ancorate al discorso del Nuovo Umanesimo per cui lottare, stando sulle barricate del “fare”, e della responsabilità di chi lotta (giornalisti, scrittori, poeti, docenti, educatori, genitori) per ritrovare la “giusta via” del cambiamento e indicarla soprattutto ai GIOVANI, che saranno i protagonisti del prossimo futuro, in tutti i settori dell’esperienza umana e a tutti i livelli. Fondamentale l’utilizzo dei nuovi linguaggi che le tecnologie sempre più avanzate mettono a disposizione della comunicazione social sempre più frequentata da utenti di tutte le età, tra rari incontri reali e molteplici realtà virtuali, non esenti da pericoli, ma ormai indispensabili alla nostra vita quotidiana. Persino un lutto e relativo funerale passano attraverso la comunicazione via web. Purtroppo per me e per chi mi legge nel nostro blog, tutti i Relatori sono andati perlopiù “a braccio” con poche annotazioni scritte.

Piero Ricci, seduto alla mia destra, ha appunto parlato della responsabilità del giornalista nell’usare le Parole in maniera appropriata e essenziale, eliminando per quanto possibile gli aggettivi, gli avverbi, gli orpelli che rendono meno chiaro e diretto il discorso. Occorre dare una informazione corretta rispettando il numero delle battute concesse per un articolo. Il rispetto delle regole in qualsiasi lavoro è indice di professionalità. Ha parlato poi di CORRELAZIONI UNIVERSALI, utilizzando il doppio binario della critica e dell’elogio: è un’impresa un po’ arrogante che sfida il momento storico che stiamo vivendo per ovvie ragioni di difficile sopravvivenza della carta stampata e dei lettori, sempre più scarsi in verità; è un’avventura alquanto romantica e per questo più coinvolgente perché la Rivista si presenta bene e dovrebbe accontentare i gusti dei vari ipotetici lettori.

Letteralmente trascinati dal nostro entusiasmo si son detti Enzo Quarto e Francesco Bellino, che hanno parlato in ambiti diversi, legati naturalmente alla loro professione di giornalista e docente universitario, propugnando però entrambi l’urgenza di alcune riflessioni sul mondo negativo dei nostri giorni sia in campo scolastico, culturale, politico, professionale, sia in campo performativo in cui è necessario passare dalla descrizione all’azione, dagli enunciati ai fatti, producendo un reale cambiamento per realizzare una società più giusta, solidale, più autentica nel prenderci cura gli uni degli altri. E questi ultimi vanno ben al di là del nostro “prossimo”, dei nostri cari o dei vicini di casa per abbracciare ogni essere vivente nel nostro Pianeta. Facendoci carico dei suoi cambiamenti climatici, atmosferici, degenerativi in ogni campo. E qui non serve solo la Parola per redimerci. Bisogna passare ai fatti per ri-nascere, producendo benessere e stabilità pur nel dubbio e nelle incertezze che la trasformazione produce.  Di qui anche la transizione dai fatti alle parole per riportarci alla TRIDIMENSIONALITA’ DELLA PAROLA: letta, scritta, comunicata. Fino ad abbracciare l’intelligenza artificiale che ha le sue radici nella realtà virtuale. E Gianluca Simonetta si è rivelato il vero mago della prima, convergendo e divergendo da quest’ultima con la sua solita abilità comunicativa autoironica e convincente, per farci apprezzare ed abbracciare in toto, o quasi, anche la seconda. In realtà, tutti i Relatori, me compresa, hanno fatto continuo riferimento all’importanza delle parole per comunicare a livello interpersonale, sociale, lavorativo al fine di conoscersi, capirsi, aiutarsi reciprocamente. Francesco Bellino ha fatto riferimento a Don Lorenzo Milani, “il prete scomodo”. Don Lorenzo, nonostante le sue radici alto-borghesi (nipote del grande Comparetti, filologo, grecista e latinista, che gli inculcò l’amore per la PAROLA), era soprattutto un uomo di sinistra. Era per i poveri, i derelitti, per tutti coloro che non avevano mai avuto “voce”, sia nella loro storia personale che in quella più ampia della Storia dell’umanità.

Non a caso nella sua scuola di Barbiana, Don Milani improntò tutta la sua pedagogia sull’utilizzo dei giornali che i ragazzi, di varia età ma di estrazione sociale povera, dovevano imparare ad usare in modo corretto per impadronirsi del senso e significato di ciascuna parola, soprattutto in modo critico-costruttivo, per potersi confrontare con tutti i possibili interlocutori e andare anche all’estero, dopo aver studiato a Barbiana parecchie lingue straniere, per completare gli studi o per lavorare, con cognizione di causa, per la conquista della libertà di parola e di pensiero. Francesco ha parlato con grande coinvolgimento emotivo, come è nelle sue corde, ricordando commosso anche suo padre quale testimone della forza della parola data, sancita solo da una semplice stretta di mano, senza contratti notarili o altro.

Enzo Quarto, invece, ha sottolineato che occorre usare soprattutto “parole per riflettere” per imparare dagli ultimi a prendersi cura di ciascuna PERSONA, al di là del credo professato, dei luoghi di provenienza, delle esperienze vissute e che la hanno resa quella che è, nella compiutezza di sé, con le sue inevitabili fragilità, che dobbiamo comprendere per fargliele superare con il nostro aiuto e i suoi “punti di forza” che dobbiamo imparare a valorizzare. Prendendoci il tempo necessario. La fretta non è mai buona consigliera. Enzo è stato suadente, pacato nelle sue riflessioni e nei suoi suggerimenti, attento nei giudizi e nei pre-giudizi che sono sempre da evitare.

Quanto a me, credo di aver ribadito i loro concetti, propugnando a spada tratta l’importanza del possesso delle parole per aiutare il pensiero a formulare concetti più ampi, più ricchi, più profondi e significativi. Umberto Galimberti sostiene, infatti, e a giusta ragione, che il vocabolario si è andato sempre più impoverendo per la progressiva perdita della parola orale e scritta da parte di queste ultime generazioni. I social complici di tale misfatto. Le parole vengono sostituite dalle faccine e il cervello si atrofizza. Occorre possedere più parole possibili per rendere la mente più elastica e creativa. E io ho ribadito che noi siamo le nostre parole e i nostri silenzi, che spesso parlano più di mille parole che comunque ci vibrano dentro tanto da far parlare anche il non detto, il non esplicitato. Paul Eluard parlava dell’importanza dei margini sulla pagina per tutto l’ipotizzabile, per ogni vuoto da riempire. Ma naturalmente occorrono le parole per poterlo fare. Poi, c’è il linguaggio del corpo, che accompagna meglio le parole per comunicare l’inespresso, ciò che le parole non osano dire: i sentimenti, per esempio, il riso, il pianto… Anche lo sguardo lancia messaggi che vanno oltre il silenzio.  Ma, in risposta alle Relazioni, che si sono concluse tutte col ribadire la necessità di “incontrare l’uomo” per procedere verso la via del cambiamento positivo e propositivo, avrei voluto rispondere con la bellissima “teoria del volto dell’Altro” nell’Umanesimo del filosofo francese Emmanuel Lèvinas, contro la filosofia della “identità”, che ritiene l’identico come un prolungamento di sé, annullando ogni differenza. Così pensando, l’Io perde sé stesso in quanto non riconosce la diversità dell’Altro. Occorre passare dal “principio di identità” - afferma Lèvinas - al “principio di alterità”. L’uomo nuovo rinascerà dall’incontro del volto dell’Altro, che darà la giusta dimensione all’Io, che, nella sua soggettività, diventa responsabile di ogni altro da sé.

Tutto ciò è alla base dell’Etica. “L’uomo vince il suo egoismo nel momento stesso in cui va verso l’altro”.  È questa l’Etica della responsabilità, di cui si è parlato tanto in questo Convegno/confronto, da Piero Ricci a Francesco Bellino in particolar modo, da Enzo Quarto a Gianluca Simonetta. Solo così possiamo realmente cambiare in meglio il mondo. E l’intesa tra due sguardi è già una possibile Speranza.

Nel frattempo c’è stato un altro momento indimenticabile che abbiamo vissuto con Piero Meli, fotografo, poeta, scrittore, e gli altri fotografi vincitori del contest. Le 5 foto selezionate sono di: Francesco Armenise (Primo classificato), Michele Petrelli (Secondo), Simona Lasciarrea (Terza), Rafael LaPerna (Quarto), Marina Vallino (Quinta) su una trentina di partecipanti. Tutti hanno avuto dei doni dalla Casa Editrice e tutti il nostro sentito applauso. (NB: Per altre notizie sul contest e la Rivista si prega i diretti interessati di rivolgersi a Piero Meli o all’editore. Grazie).

Alla fine, però, nonostante il tempo a nostra disposizione fosse agli sgoccioli, tutti hanno voluto partecipare al dibattito/confronto previsto: Un docente è stato piuttosto duro nei riguardi delle nuove generazioni, ribadendo con Francesco Bellino la necessità di bocciare, quando il disimpegno scolastico dei ragazzi crea lacune incolmabili nell’arco di pochi mesi o settimane. Non tutti sono stati d’accordo e ne è nato un dibattito nel dibattito. La Preside Giovanna Piacente, Dirigente scolastico da parecchi anni in un Istituto di Scuola Superiore di Bari, ha difeso con pacata veemenza i ragazzi, spesso desiderosi di apprendere e di cimentarsi con nuovi linguaggi a loro più congeniali; l’impegno e il sacrificio degli insegnanti per essere sempre pronti a incoraggiare i propri studenti e a sostenerli, favorendo l’acquisizione dell’autostima affinché imparino le strategie necessarie per l’autoaffermazione dentro e fuori la scuola; la scuola tutta che non chiude mai i battenti per farsi istituzione aperta al territorio, ai genitori e alle esigenze educative e socio-culturali della comunità in cui opera. Le sue parole sono state molto apprezzate e condivise, tanto da indurre la professoressa Cettina Fazio Bonina (Presidente dell’Associazione culturale Porta d’Oriente) a intervenire elogiando i ragazzi che hanno vinto il Concorso “Nicola Saponaro” che quest’anno ha avuto come tema “L’amicizia al tempo dei social”. I ragazzi hanno svolto con entusiasmo componimenti degni della lode della giuria di valutazione. Il professore ha dovuto chiarire la sua posizione accettando il compromesso tra severità e ascolto perché, in realtà, i ragazzi vanno ascoltati, compresi, amati prima di emanare giudizi negativi sui loro modi di essere e di pensare. E, del resto, noi adulti e anziani siamo stati nel bene e nel male i loro modelli!

Una nota a sé merita la presenza della giovanissima scrittrice Federica Nolasco, che era presente alla serata insieme al suo papà (giornalista televisivo). Ebbene, Federica ha solo ventidue anni ma già scrive in maniera molto originale, con uno stile tutto suo che sicuramente prenderà il volo nella Letteratura del III millennio. Una smentita a chi vuole i giovani di oggi privi, tra l’altro, di interessi culturali; e una conferma per chi apprezza il loro entusiasmo e il loro impegno in tutto quello che fanno. Io sono tra questi.  

E, per concludere con una certa coerenza, desidero ricordare che i tantissimi momenti significativi della serata sono stati eternati dalla passione magica per la macchina fotografica della talentuosa Anna Paola Piacente. Tutti i service hanno visto all’opera con grande professionalità e spirito di squadra l’infaticabile Nicola Piacente (Graphic Designer della Casa Editrice e del suo personale NP Studio). Alcune fotografie artistiche sono state scattate dal dott. Antonio Bonina, felice e attento consorte di Cettina.  

Tutti, comunque, hanno avuto per la Rivista toni elogiativi. Per l’entusiasmo e l’impegno profusi in questo primo anno di collaudo. E anche Raffaella Leone ha avuto i suoi meritati applausi come coordinatrice del Convegno. 

Il ritorno a casa è stato il felice bilancio di un intero anno di lavoro senza risparmio di fatica, ma con l’entusiasmo di chi ama le sfide per migliorarsi continuamente.

E chiudo con alcune significative parole della famosa scrittrice Chiara Valerio per lunghi anni carissima amica di Michela Murgia.

Nonostante tutto, io immagino il futuro. Perché ho fiducia negli esseri umani. Penso che custodiscano ciascuno - ciascuno di noi - il sacro. Il sacro è il sentimento del credere che, nonostante la complessità, il mondo possa essere rappresentato attraverso gli alfabeti che abbiamo e che avremo a disposizione. Parole, gesti, simboli, immagini, strutture familiari, dispositivi… 

Mi fermo qui. sereno Natale a Tutti e alla prossima. Angela

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