E passiamo da giornate, in cui ci siamo incontrati, sperando di dare un senso alla nostra vita attraverso la “ricerca della felicità” a una giornata, che mette tristezza solo a nominarla: “Giornata della memoria”. E oggi piove. Come nei giorni scorsi. E fa freddo. Tutto congiura contro la nostra serenità. Sembra che il cielo ci sommerga di lacrime e che il freddo penetri nelle nostre ossa per spingerci a ricordare. E, del resto, come è possibile non ricordare? Ne fanno fede i tanti scritti, le tante poesie, frasi, immagini postate sui vari social perché la MEMORIA individuale e collettiva si faccia testimonianza della ferocia umana nella sua disumanità.
Anch’io ho riproposto una poesia, scritta quando ero ancora chiusa in una stanza d’ospedale, mentre con lo sguardo dietro i vetri percorrevo la via crucis del dolore lungo un cielo trafitto da rami spogli e cupi che lacrimavano come oggi. Oggi un pettirosso infreddolito si è poggiato sui rami stillanti del tiglio del mio giardino; ha cercato di bere quelle lacrime ghiacciate simili a diamanti; è rabbrividito (di orrore? Di umana pieta? Di paura?), si è scosso ed è volato via, con la sua rossa ferita sul petto. Quel petto ferito mi ha riportato alla mente i miei versi dimenticati. Sono andata a cercarli su “note” del mio cellulare, che conserva memoria dei miei appunti scritti nelle interminabili notti d’insonnia, al buio, per non svegliare le varie mie compagne che, di volta in volta, mi hanno fatto compagnia. La poesia era lì, sembrava aspettarmi. “IL ritorno della memoria infranta”. Eccola: Gli abeti alla collina/ forano il cielo che in silenzioso/ segreto lacrima/ d'inascoltate preghiere/ Mi attraversa la spenta memoria/ il tempo che ci vide colpevoli/ senza l'innocenza degli orrori/ commessi da altri non da noi/ Colpevoli noi di non vedere/ non sapere non chiedere/ non credere/ E "la banalità del male" ci scoprì/ docili agnelli alla pastura/ nei campi dei morti viventi/ dove il filo d'erba nato sulle ossa/ comuni ci sembrò campo/ di grano per il pane quotidiano/ alla mensa dei giusti/ E con il fuoco barattammo/ il fumo dei camini/ a riscaldare la nostra coscienza/ infreddolita da eterno inverno/ (attendiamo ancora primavera/nell'insperato germoglio su rami/ secchi per troppa arsura/ e ci sgomenta la sete d'odio/ che ancora ci divora/ Saremo mai innocenti?)
E me lo chiedo ancora, confrontandomi con il dolore del mondo di ieri come di oggi. L’uomo non ha imparato ancora, anzi! (Sei quello della fionda e della pietra/uomo del mio tempo...).Usa armi sempre più sofisticate e costose per calpestare i suoi simili e distruggere il nostro Pianeta, definito dagli astronauti “azzurro” o "blu", come appare dallo spazio o dalla luna, ma sempre più lordato di sangue innocente e macchiato di eterna colpa, non di vergogna.
Ed ecco
il messaggio rivolto ai potenti della terra da Papa Francesco. È un grido
sdegnato: è “una vergogna” e “una pazzia” pensare di aumentare la spesa per le
armi, anziché adoperarsi per orientare verso la pacifica convivenza il sistema
delle relazioni internazionali.
Ma pare che le varie televisioni
abbiano vietato di diffondere il grido dei Pontefice perché ritenuto dai più “scomodo”.
Solo Rai 3 gli ha dedicato ampio spazio e qualche altra televisione meno nota. Anche
le testate dei vari Quotidiani hanno usato un metro valutativo diverso, rispecchiando
idee e orientamenti socio-politico-culturali propri. La voce inascoltata del
Papa, in verità, ci sconforta ulteriormente, mentre il presidente dell’Ucraina
Zelen’sky sarà ospite a Sanremo. Niente contro il presidente ucraino e la sua
terra martoriata, ma mi sembra questa presenza a un festival fuori luogo, fuori
contesto. In questo caso, una presenza da “autogoal”. Ma è solo una mia
opinione.
Papa Francesco un gigante di coraggio
e di umana pietà. Gli altri? Piccoli uomini che cercano di farsi largo tra la
folla “dei dispersi”.
E per oggi basta così, ma mi auguro
che il buonsenso innanzitutto e soprattutto l’amore prevalgano su ogni altra
considerazione, di parte o meno, per salvare il nostro Pianeta e questa umanità
alla deriva… Angela
Ciao Angela, sei bella come sempre, dentro e fuori, ed io condivido ogni tua parola e voglio anch'io alzare con te la bandiera per una vita che va vissuta senza inganni e crudeltà, ma nella condivisione; per una vita fatta di incontri tra cuori che si attraggono con umiltà, sincerità e pazienza.
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