Riprendo subito con nuovi incontri virtuali ma quanto reali e belli e stimolanti sulla felicità. Proviamo insieme a farne tesoro.
Marco
Balzano ha pubblicato, con la Feltrinelli, Cosa c’entra la felicità - una parola
quattro storie, in cui descrive in terza persona, in una sorta di
introduzione, il suo libro:
Felicità
è una parola di cristallo, la più soggettiva del vocabolario. Cambia a seconda
dei valori, delle condizioni di salute, delle idee, della fede, dell’età, del
rapporto con il tempo e con la morte. Muta svariate volte nel corso della vita,
poiché a cambiare siamo prima di tutto noi con il nostro orizzonte di
desiderio. Definirla, quindi, non è impresa da poco, ma può rivelarsi
un’avventura avvincente. Il suo significato, infatti, apre mille strade e mille
orizzonti. Per me è uno stato di estasi, per te un momento di inconsapevolezza.
Il luogo dove si trasforma di più è proprio la lingua, con i suoi labirinti
etimologici perché le parole contengono immagini originarie, miniere di storie
e di misteri, che nei sotterranei della nostra mente agiscono e danno forma ai
pensieri e alle emozioni di ogni giorno. Marco Balzano varca la soglia della
felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro. Sono quelle in cui la
civiltà occidentale affonda le sue radici: il greco e il latino della
tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese,
lingua universale del nostro tempo. In ognuno di questi idiomi la parola
felicità dischiude immagini e significati molto differenti che illuminano
valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e, più
genericamente, maniere di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla
memoria, agli altri e a noi stessi. L’etimologia restituisce alle parole la
loro complessità (…). Capire da dove vengono e come sono arrivate
a noi le parole ci mostra quanto influiscano sulla nostra vita e come ci
plasmino. Al punto da poterci indicare nuovi modi di essere felici.
Le sue parole meritano un saggio a
parte sulla felicità tanto sono ricche di molteplici rimandi, ma non posso fare
un saggio nel nostro blog. Ci vorrebbe tempo e spazio che mi mancano e sarebbe
un attentato alla pazienza di chi mi segue “con affetto e simpatia”, per cui mi
limito a dire banalmente: le parole del
bravissimo Balzano si commentano da sole! Ma mi danno l’opportunità di
introdurre altri richiami per questo nostro viaggio alla ricerca
della possibilità di raggiungere una qualche felicità. Ecco allora una
bellissima poesia della mia tenera e cara amica Roberta Lipparini, tratta dal suo libro Io ce l’ho un amore
(Zona-Unilibro, 2014):
Sai, la felicità?/ Quella che fa paura/
quella che tanto non dura/ più di un istante/ Quella punita dagli dei
invidiosi/ e condannata dai gelosi/ La felicità che è una colpa/ che forse è un
peccato/ che ha un prezzo/ sempre/ salato/ Quella che puoi solo sognare/ quella
che ti devi meritare/ con un bel po’ di sofferenza/ che poi svanisce/ e devi
stare senza/ Quella che forse è contro la morale/ Che se viene ti può far male/
La felicità che non ti devi abituare/ che appena arriva/ subito/ scompare/ Sai?
Oggi è arrivata/ e l’ho presa/ e la terrò qua/ perché penso sia giusta/ questa
mia felicità
Ritengo che sia davvero la poesia giusta
per comprendere appieno le regole del filosofo tedesco, di cui ho parlato nei
giorni precedenti.
Nei versi di Roberta, infatti, c’è tutto
ciò che potrebbe creare un ostacolo fisico, psicologico, sociale alla nostra
ricerca della felicità e al nostro desiderio di conquistarla con coraggio,
perseveranza e quotidiana attenzione e concentrazione, perché sono puntualizzazioni, a mio parere,
alquanto negative: la felicità “che fa
paura” perché “non dura”; quella
“non voluta dagli dèi” perché
rappresenta una sfida alla loro onnipotenza e alla loro sacralità divina e
inaccessibile; quella “che è una colpa”,
perché ha alla base una situazione peccaminosa; quella che, per averla, “ha un prezzo troppo salato” in termini
di dolore in quanto, dopo tante sofferenze e rinunce e attese, va via a
tradimento in una frazione di secondo; quella che “bisogna meritarsela”… e… siamo sicuri di esserne
degni? Insomma, tutto quello che potrebbe essere considerato un
deterrente e che ci induce alla fuga prima di… cadere in tentazione. E, invece
poi, d’improvviso arriva… e, con Roberta, la nostra meravigliosa e incauta
poetessa, sentiamo che sarebbe giusto afferrarla e tenerla forte tra le mani e
nel cuore senza pensare ad altro… sarebbe giusto così, quale ne fosse il prezzo
da pagare e la durata. Bisogna solo esserle grata che sia andata a darle questo
palpito, fosse pure un sussurro, uno svolazzo di aquilone che s’inazzurra per
trasportarla su sempre più su dove tutto il resto si riduce a ben poca piccola
cosa.
Ed ecco un altro volto della conquista
della felicità. Ce lo offre, a sua insaputa, la brava psicologa e
psicoterapeuta Stefania Deangelis.
Trascrivo solo uno stralcio da un suo scritto trovato su FB, riguardante una
seduta con una sua paziente e l’amore per il suo lavoro: … Se il tuo pianto non è stato mai consolato, se hai dovuto silenziarlo
e tenerti su da sola… Io lo comprendo anche se non trovi ancora le parole
giuste per raccontarmelo… In quel nascondiglio ci sono entrata anch’io e per
fortuna mi sono trovata e gentilmente accompagnata fuori a vedere il sole e la
pioggia della vita.
La
vita con la terapia non diventa più bella, diventano più belli i nostri occhi
per scoprire piccole e semplici felicità anche nei giorni di dolore.
È un esempio luminoso di come, opportunamente e
competentemente aiutati se ne abbiamo bisogno, si possa fare un percorso
salvifico per asciugare lacrime e sofferenze mai dimenticate e per
rinascere a nuova vita, scoprendo occhi nuovi per assaporare “le piccole cose”
che la felicità ci offre, pur non cancellando il dolore. E sono grata a
Stefania Deangelis per avercelo insegnato.
Ma in queste righe aleggia il ricordo di una infanzia
difficile che ha teso corde di dolore mai del tutto spezzate. Quanto importante
aver vissuto una infanzia serena colorata di amore e di magia! A questo
proposito, ecco la testimonianza di una infanzia vissuta con amore e tenerezza,
che vince ogni silenzio e rende rassicurante ogni incertezza, morbido ogni
dolore.
Tenerissima, infatti, la breve ma incantevole poesia
della grande poetessa e mia meravigliosa amica di una vita Ada De Judicibus Lisena intitolata “Baci” che è un canto ai ricordi
del passato e al fervore goloso e innocente della giovinezza, vissuta all’ombra
di riti quotidiani e dolci sintonie del cuore:
Mia nonna/ segnava il pane/ con una croce./ Io baciavo
la croce odorosa/ e mangiavo il pane caldo/ che sembrava cantare./ Certo/ di
tutti i baci che ho dato poi/ nessuno l’ho dato/ con tanto goloso fervore.
E ancora la delicatezza di
questi suoi altri brevi e “verdeggianti” versi di luminoso metaforico
splendore, misto all’ombra di inevitabile paura che sempre accompagna la
speranza: Bambina che scrivesti:/ “Noi siamo un quadrifoglio”/ e colorasti
di verde,/ molti anni fa,/ un compito di scuola,/la tua famiglia quadrifoglio,/
eccola è qui,/ coi petali chiusi/ intorno a una speranza-paura. (da A. De
Judicibus Lisena, Poesie 1980-1996, Mezzina, Molfetta 1996)
Come
non lasciarsi contagiare dal verde intenso della “famiglia quadrifoglio”, che
Ada ancora oggi da amatissima nonna, si porta nel cuore come il bene più
prezioso di rinnovata dolcissima intima felicità. Tutto questo mi riporta
all’incontro con le “persone belle e ricche di luce”, che ci aiutano a
sopportare anche il dolore. Mi riporta alla mente uno scritto di Patrizia Sollecito che è, a mio parere,
l’esempio vivente di una “bella persona”. Le sue parole cominciano con una citazione:
“Le persone Belle non capitano semplicemente, si sono formate”… e lei continua:
… al tornio del dolore e delle rinascite;
al sapore amaro delle sconfitte e al miele delle albe nascenti; alla lotta
quotidiana contro i mulini a vento per non essere gregge. Le riconosci dal
pulviscolo luminoso che ti rimane sulla pelle, dopo che ti hanno sfiorato l’anima.
Ed
io non ho potuto fare a meno di scriverle il mio grazie dal più profondo del
cuore: Mi sono intenerita per le tue
meravigliose parole e illuminata per la loro luce che rispecchia la Luce della
tua anima. Grazie.
E anche per oggi va bene così. Continuerò per qualche giorno ancora. Possibile che ci sia tanta felicità in giro? Devo necessariamente fare il pieno prima che mi sfugga nuovamente di mano. A domani. Angela
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