E così siamo giunti alla tua culla, al giorno che ti diede i natali, mio caro Cris. Occorre che almeno per il momento io ti saluti. Tra una settimana è Natale. Occorre viverlo al meglio di quanto questo tempo possa concederci. In famiglia, possibilmente. Con i propri cari. “Sentire” profondamente il tempo dell’Attesa, scoprirne o riscoprirne la bellezza, accendendo dentro tutte le luci per rischiarare tutte le ombre, per sentirci in pace con noi stessi e con gli altri. “A Natale puoi” recita uno slogan pubblicitario. Potremmo, volendo, cambiarlo in “Ogni giorno puoi”. Basta armarsi di coraggio e di buona volontà. Quantomeno “tentare non nuoce”: è da questo slogan che nasce il cambiamento? Forse sì, almeno in parte. Poi ci sono tanti altri fattori da prendere in considerazione, sapendo che il cambiamento è alla base di ogni attimo della nostra vita. Solo che non è giusto accettarlo passivamente, non è giusto subirlo. Dobbiamo essere noi gli agenti del cambiamento in termini migliorativi. La stella cometa è ancora là sui nostri presepi a indicarci, con la sua luce, la strada. Il viaggio. Metafora della vita e della continua trasformazione delle nostre esperienze, ricerche, conoscenze da raccogliere a piene mani “insieme” per essere più forti nella conquista di noi stessi in una relazione di inter-esistenza, complessa ma stimolante. La nostra realtà fisica e spirituale, dunque, è fatta di inter-esistenza. Siamo strettamente interconnessi gli uni agli altri. Né dobbiamo temere di perdere la nostra unicità in questo processo continuo di inter-connessione.
E a questo proposito bellissima è
la pagina riguardante la Rete di Indra tra induismo e buddhismo, che ci rivela
il segreto dell’universo: Racconta di una
rete di fili infinita presente in tutto il Cosmo. I fili orizzontali corrono
attraverso lo spazio, i fili verticali attraverso il tempo. Ad ogni incrocio di
fili c’è una persona con una perla di cristallo; ogni perla riflette la luce
proveniente da ogni altra perla e dall’intero universo. Tutte le persone
vengono illuminate simultaneamente.
Altra versione riguarda una tela
multidimensionale che, al mattino presto,
si ricopre di gocce di rugiada. E ogni goccia di rugiada contiene il riflesso
di tutte le altre gocce di rugiada. E in ogni goccia di rugiada riflessa, i
riflessi di tutte le altre gocce di rugiada in quel riflesso. E così
all’infinito… (LA RETE DI INDRA,
a cura di Rachele Re & Licia Marie Toccaceli, Paratissima. It)
Insomma, tutto brilla di luce
propria riflettendo la luce di ogni altro da sé. Bellissima immagine di
interdipendenza in tutto il Creato. Dal particolare si passa all’universale. Ed
è questa la legge che tiene coeso l’universo e lo rigenera continuamente in un
continuo atto d’AMORE.
Con te, mio carissimo Cris, è
stato proprio così, abbiamo vissuto ore di “viaggio”, di sera in sera, di
libreria in libreria, della tua voce a leggere le mie poesie, del mio incanto
nell’ascoltarti perché i miei versi letti da te si ammantavano di luce. Avevano
prodigiosamente altro senso, altro significato. Un “altrove” che ci apparteneva
e ci superava, andava oltre. Oltre il tempo e lo spazio. Oltre le ore e i
giorni, le sere e gli applausi, i confini dentro e fuori di noi… e ci siamo
arricchiti di pura amicizia, parole come perle da conservare nello scrigno
delle cose preziose, da ricordare per consegnarle agli altri, ai figli, ai
parenti, agli amici, ai conoscenti. Per contaminare POESIA e buoni sentimenti. La
purezza del cuore. L’audacia del compito di portare a tutti la “lieta novella”
per ri-nascere alla Speranza. Come tu mi hai insegnato. Come i tanti amici di
penna e di cuore, del passato e del presente mi hanno insegnato e m’insegnano
ancora.
Ma questi luminosi esempi parlerò
nei giorni prossimi anche perché fra alcuni giorni, sempre in dicembre, prima e
dopo Natale, ci sono altri compleanni da festeggiare tra le stelle.
Di te ancora qualche poesia per
festeggiarti:
ORMAI! Questo furore di poesia
questa balbuzie
che mi opprime / e mi esalta
questa Venere Immacolata
questa Vergine / che si vela
ha rapinato / ormai / ogni forza
e mi ha sorriso.
Sono nel suo paradiso / tutti che
l'amarono
/ anche se
maledetti.
Corteggiata con mille parole
notti senza sonno e giorni poveri
mi ha lasciato qui dove sono.
Solo.
Lasciatemi ora che il risveglio è
completo
tirar sassi sulla spiaggia / come
da bambino
nel mare
e gridare.
Meglio
svanita la mente
trascinare il sogno / di scherno
in scherno
alzare pertiche russe / sui
grattacieli
per nido al raro uccello / ormai /
d'avventura
sulla foresta città / di antenne
televisive
sotto il cielo così spesso
tristemente fumoso
che scolora sempre più asmatico /
ormai.
Il terso cristallino
così estraneo / agli occhi stanchi
che solo fissano prezzi nelle
vetrine
sperduti imprigionati
nel reticolo di strade / sempre
meglio tatuate.
Questo delirio di poesia / questa
mattana
questa seducente puttana
lo so
non avrà mai orecchio / né perdono
ma solo l'educata compassione
silenzio pietoso
dell'ultimo conoscente.
Wu Ming Zen’
0
MARTA
che tremava
È successo alla fontana del fiume
tenero
l'abbraccio del vento
aveva
occhi furfanti
e
piede marino
la
dolce veronica
lisciava
cosce di corallo
e
voglia di conchiglia
non
chiese aiuto
la
camicetta
né
la gonna ballerina
la
faccia di brace
filtrava
un
mistero d'acque profonde
il
sole era svenuto
a
tanto ardore
era
un arancio
disse
il
vento libertino
parole
di liuto
a
Marta che tremava
era
alla fontana del fiume
a
torcere i panni
(Cris/O)
Quanto amore per la poesia in te, Cris, tra sogno e realtà, tra
piacere e dolore, tra mistero e inganno, tra il visibile e l’invisibile, tra l’esaltazione
dell’“eterno femminino” e il timore di perdersi in conchiglie di mare a
risentirne il richiamo in una eco infinita.
Ed ora ti saluto, Cris, con una
poesia a te dedicata per questo giorno di festa tra terra e cielo.
Cede l'inquieto
autunno
una follia di foglie
al vento furioso di
quasi inverno
che ti diede ricamo
di culla
e un sogno
tra rami di neve a
nido
e braccia morbide di
madre
Strappò al cielo la
luna
inghirlandata di
Poesia
e te ne fece dono al
guizzo
antico di giovani
eresie
e occhi innamorati
sul grande
palcoscenico della vita
Amasti folli amori
con mani
di tenerezza e di
abbandono
e lacrime di
dolcezza
per i tuoi figli e
il loro incanto
Mi donasti le tue
ali e divenni
angelo di tenaci
intese tra fogli
che sanno di velluto
la tua voce
di pane e miele le
mie poesie
il nostro canto
insieme
E dimenticammo
ferite
tra argini di parole
alate
Ora nel Teatro del
Cielo
acceso di stelle a
migliaia
angeli e cherubini
ascoltano estasiati
il tuo cuore
dove fioriscono
versi
di cristallo e
zucchero filato
di mandorle amare e
di ulivi
verdi di inaudito
splendore
Lievi le nostre sere
di anni
e di magie
e di stagioni
vissute ad una voce
come acqua di fonte
sorrisi
di sole mistero di
Cieli e di altari
(con Caterina la tua
bimba di te
affamata e della tua
carezza
sui doni d'anima a
lei riservati
ti vengo anch'io
come una volta
ancora una volta a
cercare)
Per Cris Chiapperini
e il suo compleanno tra le stelle
A prestissimo, Cris, con tanta
Poesia ancora…
bellissima Angela🌸
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