E riprendo a ri-cordare, a riportare al cuore (come direbbe Mario) quanto vissuto giovedì sera coralmente, felicemente, fra emozioni e commozioni difficili da contenere nella coppa delle mani di tenerezza e gratitudine sotto forma di preghiera. E desidero riportarmi ai collegamenti con Mattia, Roberta, Ginevra, Maria Pia che hanno scelto e recitato alcune mie poesie più recenti che hanno sentito più vicine alle loro “corde”, cioè più confacenti al loro “sentimento” della scrittura, sorprendendomi, ma non molto, per la vicinanza profonda delle nostre anime poetiche. Vicinanza riproposta, con nuovi temi e nuove emozioni condivise, dalle splendide letture di Annalisa Mercurio, sapiente “raccordatrice” di tutti noi durante tutta la serata, e della carissima Francesca Morelli, sempre attenta agli eventi che mi/ci coinvolgono. Ma innanzitutto avverto l’urgenza di ringraziare Mattia per aver trovato il tempo da dedicarmi, nelle molteplici attività in cui è impegnato senza tregua oggi più che mai. Un atto di grande amicizia e affetto da parte sua. E che dire di Roberta, fragile e titanica creatura, sempre dimidiata tra la poesia che le urge dentro, e la paura che l’attanaglia di non farcela, di non essere all’altezza, di non reggere all’emozione che ogni parola da dire, da leggere le procura? Solo un atto di grande amore il suo. Amore puro. A cui mi inchino con grande ammirazione e infinita tenerezza per il suo coraggio tra le sue mille fragilità. A Ginevra devo precisare che mi ha donato la gioia immensa della sorpresa, un dono inestimabile che apprezzo infinitamente perché fa parte della “magia” dell’impensabile che si avvera e sconvolge lo scontato, il quotidiano. E scopro che è madre che s’intenerisce alle mie parole di madre e di nonna, perché riguardano la sacralità della vita e della oblatività del sentimento materno, pulsante nel cuore per sempre. Grazissime, cara amica mia di penna e d’anima. e, infine, come non riportare l’attenzione sulla poesia scelta e sapientemente commentata da Maria Pia? Penso, a questo punto, che sia opportuno riflettere insieme su alcune sconcertanti verità di questo nostro tempo alla deriva. Per questo la ripropongo qui per chi voglia, leggendola, scrivere un commento, una riflessione, o suggerire qualche possibilità di soluzione nel nostro piccolo e con i mezzi che sappiamo adoperare o ci siano concessi, per competenza, per conoscenza o semplicemente per amore delle nuove generazioni, a cui stiamo lasciando una triste eredità:
Ci sarà mai
un’alba giusta,
la legge che
sovrasti piccoli intrighi
o dispiegate
ali di falchi predatori,
e difenda i
lenti passi di carni stracciate
verso il
campo di grano riscoperto,
e la fatica
del pane condiviso?
Ci sarà il
canto dell’allodola
accanto alla
sinfonia dell’usignolo
a benedire insieme
l’universo
dei suoni e
delle melodie
dei mattini
di sole e l’ombra delle sere?
Non più la
tristezza dei bimbi falciati
ancora e
ancora sulla terra di nessuno
e un solo
grido d’orrore levato al cielo?
Ci sarà un
coro di guerrieri d’amore
a rivendicare,
per tutti gli uomini inermi
e soli e
poveri e diversi e mai estranei e mai
stranieri e
mai ignorati umiliati offesi feriti
calpestati,
il nome il tetto il sogno la dignità?
Su questo
suolo livido d’inganni
germoglieranno
fiori tra l’erbe ferite?
Proteggeranno
intrecci di mani le siepi
dischiuse su
confini di libertà e conoscenza?
Oltre le
domande e la retorica d’ogni risposta
ho nell’anima
una sola preghiera:
oh Signore di
tutte le fedi, solo Tu puoi,
tra campane a
festa e luminarie diffuse,
ridonare la
perduta umanità all’uomo
e
sorridere al
sorriso d’ogni bambino
fiorito sul
cuore rappacificato del pianeta.
(Ci sarà, ne
sono certa, la nostra prima zolla.
Accenderemo
di stelle solchi di pianto
e trionfo di
luce saranno giustizia e verità).
Mai scelta fu
più appropriata, mia carissima Maria Pia, e tu ne hai evidenziato le
piaghe/pieghe del nostro cuore lacerato e sempre più spesso inerme di fronte a
tanta violenza. E a tanta indifferenza, che a volte può essere peggiore della
violenza stessa, e persino dell’egoismo o della pavidità. E lo hai fatto con un
commento che vale molto di più della mia stessa poesia. Grazie infinite.
Peccato che
la mia disabilità non abbia permesso a tutti i presenti di godere pienamente
dei collegamenti con i vostri volti, le vostre voci, le vostre emozioni. Io,
inamovibile, purtroppo, ho messo a dura prova soprattutto il regista. Confesso
di aver provato parecchio disagio e molta amarezza. È doveroso, pertanto,
ringraziare mille volte il regista Vincenzo Bari, fratello di Mariateresa, e
quanti si sono prodigati per rendere meno gravosa ogni mia esigenza,
rassicurandomi e facendo l’impossibile per conciliare ogni cosa nella maniera
più confortevole possibile.
Grazie anche
a Dina Ferorelli che, presa dall’emozione della serata, ha scritto per me
estemporaneamente un “fuori programma” che vale la pena di leggere. Sono bellissimi
versi scritti col cuore e dedicatimi con il grande affetto che ci lega dopo
anni e anni di lavoro di penna insieme e di grande immarcescibile Amicizia.
Eccoli:
Rose di poesia impresse sul cuore
veleggiano
nella circonferenza del mondo
sei il seme che si fa
pianta albero fiore vita
E sei immensità poesia
amore di madre
donna oceano di versi
in fragile equilibrio
dove le tue ali si librano come aquila
più in alto si ogni pensiero
più in alto del silenzio infinito
Arcobaleno di Poesia
Altro “fuori
programma” meraviglioso: la venuta alla serata della amatissima Paola Tidona,
mia alunna tanti anni fa nella scuola Mastromatteo di Palo ed ora giovane, preparatissima
ed empatica docente dalla straordinaria sensibilità poetica e non solo. Come ogni
volta accade lei, timida, discreta, dolcissima, mi raggiunge con splendidi
doni. Giovedì aveva tra le mani una confezione, vera e propria opera d’arte (immortalata
anche in alcune foto della serata), in cui solo oggi, dopo due giorni di
giacenza in macchina, ho trovato un dono prezioso: una rosa blu, trattata non
so come ma viva e vera, in una scatola trasparente con tante minuscole sfere di
cristallo posate sul fondo. Una meraviglia. Altra magia che accompagnerà i miei
giorni blu di dolce malinconia, dimensione che appartiene a entrambe. Ti abbraccio
forte forte. Mia tenerezza che si rinnova ad ogni raro incontro, ma
quotidianamente a me vicina. Ma per me è stata anche una grande sorpresa la
venuta da terra straniera, ma sempre italiana, di Luca Crastolla, poeta a tutto
tondo e simpaticissimo amico.
La serata si
è dipanata, prima ancora del mio emozionante incontro con Paola, con molti
altri “momenti magici”, come quello vissuto durante la lettura di una mia
poesia, dedicata a Daniela, la più giovane dei miei figli, da parte di
Mariateresa con appassionata e tremante partecipazione. Poi, però, il mio
lunghissimo intervento, dopo quello dirompente e fortemente catturante di
Mario, ha reso impossibile quanto programmato con meticolosa cura. Ma,
nonostante tutto, Mariateresa, Annalisa e Francesca hanno con eleganza
accorciato i loro interventi, modificato la scaletta e dato un ultimo brivido
all’attento e coinvolto pubblico: stupenda la canzone “Felicità” di Lucio Dalla
e Mauro Malavasi, da me tanto amata e molto spesso cantata. Altra magia per il
mio orecchio e il mio cuore.
Mariateresa,
infine, ha concluso ancora con alcune mie parole, cercate davvero con grande
amore:
“L’amore è l’‘attenzione’ che trema per
l’altro. L’amore non giudica. Ha solo paura che l’amico possa correre il
rischio di cadere. È ansia per la sorte della persona cara, che osa il volo non
a tutti consentito. È l’amore che ‘si prende cura dell’altro’ e lo fa sentire
compreso, protetto, amato. Sicuro, nonostante le proprie fragilità”.
E le note
struggenti di “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi hanno riempito la sala
impedendomi, per la commozione, di ringraziare le amiche e gli amici presenti,
altrettanto commossi, come avrei voluto. Lo faccio ora con un abbraccio grande
quanto tutto l’azzurro dei mari dei cieli degli oceani della POESIA che ci
abita dentro. GRAZIEEEEEEEEEEE. Angela-Lina
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