mercoledì 6 agosto 2025

Mercoledì 6 agosto 2025: RITA LOPEZ e il suo Libro "La nostalgia dolcissima e bastarda per ciò che non è stato"...

Simile a un dio mi sembra che sia

E forse più di un dio, vorrei dire,

che, sedendoti accanto, gli occhi fissi

                            ti ascolta ridere

                                dolcemente

                            (Catullo)

Un libro di Rita Lopez, originalissimo già nel titolo, nella copertina (in insolita e fascinosa continuità con il retro-copertina), nella Premessa, (scritta a mano e con una cifra tutta sua da Mariella Medea Sivo, curatrice, insieme al suo compagno Nicola Rizzi, con una consolidata esperienza come fotoreporter ed eccellente disegnatore). Un libro, insomma, che non finisce mai di stupire oltre ogni apparenza di verità-non verità. Si tratta di sette racconti che parlano di “Sette amori impossibili. Sette relazioni complicate. Sette racconti che si pongono esattamente a metà tra la memoria e l’immaginazione…”.

A cominciare da “La madre di Carla”, che è una sequenza filmica di una storia amarissima e tenerissima, in cui ci si ritrova immersi insieme ai protagonisti, con il desiderio coinvolgente e sconvolgente di intervenire per far quadrare il cerchio. È, infatti, una storia sapientemente costruita su l’apparenza che spesso inganna e sull’inevitabile pettegolezzo che nasce quasi sempre dal pregiudizio, dall’ignoranza dei fatti, dai preconcetti, basati su stereotipi che generano atteggiamenti negativi o presuntivi (e presuntuosi) privi di fondamento. Fino alla resa dei conti. In un bilancio niente affatto scontato, ma intensamente raccontato.

Più legato alle nostre credenze e tradizioni è il secondo racconto “U lupòmn”, in cui si penetra profondamente nella nostra baresità, nei luoghi del cuore e della memoria, se non più vi abitiamo. Qui incontriamo la magia della luna piena e la mostruosità del lupo mannaro, nel catturante racconto del nonno che, inconsapevolmente, ci conduce per mano alla scoperta delle nostre origini greco-latine e della nostra storia più intima e magica. Fino a una conclusione fantastica, tra l’onirico e l’intensamente suggestivo per il prodigio di un sentimento che può rendere eterno il fluire dell’esistenza… in un intreccio di storie antiche e nuove che coinvolge il lettore in un pathos crescente che si placa soltanto nel silenzio di un tempo millenario, riproposto sulle ali di un tempo/spazio che ci appartiene e che fa preziose e magiche le nostre radici.

Fiorellino” è un racconto basato anch’esso su particolari comportamenti umani, derivanti da disistima, confronti inadeguati, riluttanza ad accettarsi per quello che si è e per come si è, fino a quando… ecco subentrare la svolta della consapevolezza esistenziale affrontata con coraggio e determinazione da uno dei protagonisti, Michele, definito “fiorellino” dai ragazzacci che ogni giorno lo aspettano al varco, sulla spiaggia, per deriderlo.

Essenza della maturazione dell’IO cosciente contro l’EGO che immobilizza persino il diritto di esistere e di assaporare realmente la pienezza contagiosa della libertà di essere quello che si è.

Don Mario” è la storia di un prete, giovane, appassionato, attento ai parrocchiani e alla sua missione di sacerdote fortemente coerente con i dettami della Chiesa, ma è soprattutto la storia della “Signora Gilda”, una maestra in pensione, compiaciuta di sé e della sua voglia/illusione di piacere ancora. Anche qui le due storie s’intrecciano magnificamente, grazie alla penna di Rita Lopez, “maestra” di fraintendimenti allusivi, ammiccanti, incalzanti fino al punto di arrivo, alla soluzione strategica che sorprende, illumina, canta nell’anima come un “sorriso bello” che sa di “primavera”.

Ne “Il confine” scopriamo Ovidio che, nelle sue Metamorfosi, parla “dell’amore sfortunato tra Piramo e Tisbe”. Anticipa di oltre un millennio la storia di Giulietta e Romeo di William Shakespeare. Molto interessanti tutte le disquisizioni della nostra Autrice sulle diversità spazio-temporali del “diventare adulti” nella piena consapevolezza di “chi” amare. E così le tragedie si consumano ancora oggi, nel Terzo Millennio, soprattutto tra la gente del Sud. È, dunque, la storia di Gaetano e di Vittorio, legati da un “tragico destino” perché omosessuali. In entrambi, benché colti e intelligenti, c’è sempre un “troppo poco”, come suggerisce acutamente Rita, che fa di questo racconto un grandioso inno catulliano sulla magnificenza dell’amore corrisposto, contro ogni “troppo poco” a marchiarli a vita. E la tragedia ha inizio tra le mura domestiche, che dovrebbero essere protettive e invece si rivelano respingenti. Il resto è un binario di treni che percorrono Bari senza fermarsi mai, neppure negli occhi del professore, pieni di lacrime a impedirne il cammino.

Infine, ecco “Bonnie @ Clyde”, una storia di perbenismo, snobbato da due innamorati dell’ultima generazione. Due innamorati che scappano via e imparano a delinquere per essere sempre insieme senza arte né parte. È la bellissima storia conclusiva che offre alla Scrittrice l’idea del titolo dell’intera raccolta. In cui ciò che “non è stato” è immensamente più importante di “ciò” che rimane. E la contraddizione, come Simone Weil c’insegna, vince alla grande. E non poteva essere altrimenti con una scrittrice che fa persino della sconfitta un inno alla vita e alle risorse fisiche e psicologiche che è capace di inventarsi con un pizzico di malinconia, tanta ironia, tanta inventiva e immaginazione.

Ancora una volta, i libri di Medea e Rizzi hanno un racconto maschile impaginato all’incontrario, con delle soluzioni originali, connotative, straordinariamente inusuali e felicemente catturanti, che fanno della coppia Medea-Rizzi un duo decisamente vincente nel panorama della Letteratura e della Cultura letteraria italiana, e non solo. E anche l’Editore, Peppino Piacente, della SECOP edizioni, si sente fiero, appagato, soddisfatto per aver riposto la sua totale fiducia in questi due talentuosi “ricercatori di pepite d’oro” (vedi il Libro di Rita Lopez) tra tante “ciofeche”, che purtroppo oggi vanno per la maggiore, sdoganate anche dai social e quant’altro, su cui non voglio indagare, perché non mi piace e non ho “i ferri del mestiere” per farlo con assoluta etica onestà.

Questa volta si tratta del racconto del noto regista e sceneggiatore, di pretta marca barese, Gennaro Nunziante. Intensa e divertente descrizione di un agosto vissuto tra la libertà del mare e “l’acchiappo” delle fanciulle in fiore sulla battigia delle nostre azzurre acque, tra il Lido San Francesco e Palese.

Anche qui la storia si conclude con un nulla di fatto ma con il sapore di un bacio strappato all’ultimo minuto per poi scappare a gambe levate con il rischio di una brutta fine. Meglio rimanere a casa anche di Ferragosto? Ai lettori “l’ardua sentenza”.

Ma sospette ellissi di quotidiana anormalità è il dono più bello che Rita Lopez possa fare a noi lettori, stregati dalle sue parole, quasi riserva di salvezza per ogni fragilità che ci rende imperfetti ma veri (ma questa è soltanto una mia interpretazione…).

                                                                         Angela De Leo

E ora vi lascio, miei carissimi lettori, perché è davvero tempo di vacanze e di riposo per tutti, per me e per noi. A risentirci verso la fine di agosto e i primi di settembre. Mi mancherete. A voi non potrò mancare perché vi lascio un pezzo del mio cuore e… “non si attende chi si possiede già”. La vostra Angela/lina.   

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