mercoledì 21 maggio 2025

Mercoledì 21 maggio 2025: alcuni libri della SECOP edizioni presentati al Salone del Libro di Torino

E oggi mi sembra giusto onorare alcuni Libri della nostra Casa editrice SECOP di Corato-Bari, perché al Salone del Libro di Torino 2025 ha fatto la differenza tra le innumerevoli Case editrici presenti, grazie all’Editore Peppino Piacente e al suo Delfino Nicola Piacente, ai vari importanti Autori come  Milisav Savic, Lino Patruno, Paolo De Vita e Mimmo Mancini, Mariella Medea Sivo; grazie ai qualificati presentatori , come  Angelo Rossano , Caporedattore del Corriere della Sera, il quale con maestria ha intervistato il suo collega  il famosissimo Lino Patruno, lo stesso Editore e soprattutto il Prof. Gianluca Simonetta (dello StraLab dell’Università di Firenze), che ha  intervistato e dialogato con Mariella Medea Sivo, nella duplice veste di autrice e presentatrice, e i  Carlo e Cosimo con Paolo De Vita e Mimmo Mancini. Infine, ha aperto la lista delle presentazioni, giovedì 15 maggio, presso lo stand della Regione Puglia (Pad 2 - Stand J118-K117) Marco Allegretti col suo romanzo Humanutopia, visionario e distopico, ma con accenni di speranza per questa nostra umanità alla deriva.  
Sabato 17 maggio h. 15: Milisav Savic: LA SANS-PAREILLE, presentato da Mariella Medea Sivo.
È un Libro, che non ha appunto paragoni. È unico per il fascino che trasmette al lettore perché rivela la cultura immensa del suo Autore. Essa attraversa tutta la   fascinosa Bellezza del mondo greco-latino fino ai nostri giorni, privilegiando il “gioco delle rifrazioni, gli specchi di rimando” della cultura italiana, privilegiata per la seduzione che esercita il territorio fisico, psicologico, mentale che solo la genialità di uno Scrittore “folle” come Milisav Savic ha potuto vivere pienamente e valorizzare per i lunghi soggiorni in Italia, e in particolar modo in Toscana, da cui ha inizio il romanzo che si traduce in tante storie, degne di essere narrate, ascoltate, lette, assaporate, trasmesse, divulgate con tutti i riferimenti alla guerra nella ex Jugoslavia degli anni Novanta, con tutta la sua ferocia e il tragico volto delle verità fiorate e mai raggiunte. Sono storie di un sogno? Di un grande amore? Di una fervidissima Fantasia? Secondo me, di una realtà mai vera mai falsa, attraversata dalle innumerevoli Bellezze delle chiese, degli altari, dei monasteri, delle pitture, sculture, e i rimandi cinematografici e musicali (da Bertolucci a Vivaldi), passando per i luoghi classici della lettura (vedi le Giubbe Rosse a Firenze), e tenendo a mente Quasimodo e Montale e i loro rabbiosi alterchi fuorvianti e lontani, fino a incontrare il mare dell’Adriatico e i fiumi di Belgrado. Sono storie di luoghi conosciuti e amati, di gente che appartiene alla propria gente e altre genti da scoprire per ritrovarsi nella propria unicità. Di qui l’esigenza di tradurre in Lettere le proprie emozioni lungo un viaggio che dovrebbe avere inizio e fine, ma potrebbe rimanere scritto a metà perché l’altra metà potrebbe completarla il lettore. È accaduto? Accadrà? Forse… (e forse è la parola che Leopardi ritiene la più bella del nostro vocabolario, una sospensione di giudizio che sconfina verso l’infinito).
Questo il mio pensiero che fa il paio con quello della bravissima Mariella, che ha dato ai lettori una chiave di lettura attenta, intensa, appassionata, come è nelle sue corde. Ottenendo meritatissimi applausi anche dall’Autore.
IL SUD HA VINTO
di Lino Patruno
SECOP edizioni
Come, il Sud ha vinto?
Ha vinto <perché laggiù si fanno meraviglie>.
Ha vinto perché è la settima potenza manifatturiera d’Europa, la terza economia del Mediterraneo, il primo produttore di energia pulita d’Italia, il primo produttore agricolo d’Europa.
Ha vinto perché, se non ci fosse, l’Italia non potrebbe andare avanti.
Ha vinto perché il controesodo dei suoi giovani può ribaltare il futuro.
Ha vinto perché era deciso che perdesse.
Ha vinto perché è un bisogno dell’anima per tutti.
Ha vinto perché tanti ci vorrebbero vivere
Ha vinto per la bellezza della sua ricercata lentezza.
E il divario col Nord?
C’è, ed è terrorismo.
Sabato 17 maggio, h. 18,15, nella Sala Berlino, dove Lino Patruno dialoga con Angelo Rossano, Caporedattore - Corriere della Sera.
Personalmente, desidero evidenziare alcune caratteristiche particolari ed estremamente catturanti di questo imperdibile Libro. Intanto, la sua pubblicazione nella particolarissima Collana “InnovATTORI”, diretta, per la Casa editrice SECOP (Corato-Bari), dallo stesso Editore Peppino Piacente, il quale si riserva di pubblicare in queste pagine Libri davvero meritevoli di particolare attenzione per forma e contenuto, per importanza degli Autori, per la qualità multidimensionale della loro ispirazione. È il caso appunto di Lino Patruno e della sua grandezza, fama e notorietà come giornalista e scrittore di innumerevoli saggi, a cui si aggiunge la innegabile originalità della sua scrittura: ogni capitolo ha come esergo e come conclusione delle citazioni studiate nei minimi particolari per condensare in brevi frasi, spesso colme di ironia, il contenuto dell’intero capitolo.
Ma ciò che affascina più di ogni altro espediente narrativo, che Lino Patruno usa a suo piacimento come consumato scrittore e giornalista, è la reiterazione martellante, intensa, incalzante delle sue affermazioni, nella continua ossessiva ripetizione “Il Sud ha vinto”, che non solo si fa ritmo insistente e pressante del suo puntuale assunto, ma lascia scoprire notevoli riverberi di poesia, come pura luce e pura musica che dilatano la bellezza del nostro Sud nel tempo e nello spazio…
Dietro le incalzanti domande del suo interlocutore, Lino Patruno s’infervora a tal punto da diventare egli stesso quella luce che illumina il Sud, in ombra e ignorato fino a qualche tempo fa.
C’è, a tale riguardo, il capitolo sulla “lentezza del Sud” che è un capolavoro di luce che accende il nostro Sud se vissuto con lentezza e, quindi, lentamente guardato, assaporato, amato.
Necessaria è, dunque, la lentezza. Necessaria e vitale. La lentezza ci porta oggi a preferire il Sud. Nella sua modernità che vince il luogo comune della sua atavica “arretratezza”, dovuta ad una sorta di “immobilismo”, inserito nel suo DNA, come alcuni ancora affermano. Niente di più falso!  E Lino Patruno lo afferma con la forza e la vehemenza, congeniali alla sua personalità e alla sua dialettica.  Soprattutto ricordando il ritorno al Sud come scelta oppure la “restanza” di chi decide di rimanere per valorizzare la propria terra e le proprie radici. Scroscianti e meritatissimi applausi a fine incontro.
                                                         
Poi, alle ore 20, presso lo SPAZIO DIALOGHI, PAD 2 della Regione Puglia, Gianluca Simonetta,  dialoga con Mariella Medea Sivo sul suo libro Favole senza finale felice di una ragazza nata negli anni ’70.
È stato un dialogo molto coinvolgente perché appassionato e, nello stesso tempo, divertente. Gianluca Simonetta, mago della parola e della narrazione “interroga” Mariella, che ha delle competenze medico-scientifiche, ma anche narrative a largo spettro, sulla possibilità di una narrazione che tenga conto della bellezza del racconto e della possibilità di intervenire sulla essenzialità del racconto stesso tradotto in scrittura. Interessante la tecnica dell’anatra adottata da Mariella, riferendosi all’anatra dipinta da un pittore del Novecento (il riferimento a De Pisis e alla sua arte pittorica intrisa di poesia o a quella di Magritte onirica e simbolica? Propendo per De Pisis. Ma desidero conferme o meno). La descrizione, fatta da Mariella, è decisamente accattivante: l’anatra sembra scivolare leggera a pelo d’acqua, ma in realtà occorre osservare sotto la superficie azzurra, che ci inganna, la tecnica del nuoto, lo sforzo delle zampine, la fatica nel tenere la direzione o nel virare. Mi piacerebbe adottarla, ma vorrei prima scoprire, con maggiore cognizione di causa, i risvolti psicologici di un processo di scrittura molto interessante anche freudianamente, oltre che per le figure retoriche sapientemente adottate. Probabilmente non sarebbe utile alla “narrazione”, ma potrebbe tornare utile alla consapevolezza, che via via si acquisisce, addentrandoci man mano nel processo scritturale, che, come afferma Friedrich Nietzsche è fondamentale e inevitabile, Vi è al mondo una strada,/ un’unica strada/ che nessun altro può percorrere/ salvo te:/ dove conduce?/ Non chiedertelo, cammina. Occorre procedere, dunque, andare avanti, fare un percorso personale di crescita per raggiungere un proprio stile nello scrivere, quella musica interiore che non ha bisogno della firma per essere riconosciuta. Si firma da sé.
Intanto, occorre precisare, che uno scrittore valido viene riconosciuto innanzitutto da un buon lettore, e dal passa parola di quest’ultimo. Tantissime e tutte importanti sono le recensioni che Mariella sta ricevendo per questo suo libro, le attestazioni più pertinenti e interessanti continuano a pioggia sulla sua pagina. E i nomi sono davvero tanti. Ma le più immediate e senza filtri le ha ricevute quattro sere fa da Gianluca Simonetta, che io ritengo un genio della scrittura a trecentosessantagradi!!!
E, infine, domenica 18 maggio, alle h. 13,30, vengono presentati dall’Editore SECOP, Peppino Piacente, e dal prof. Gianluca Simonetta il Libro CAPITONI CORAGGIOSI ovvero gli eroi dell’insuccesso di Paolo De Vita e Mimmo Mancini, presso lo spazio presentazioni dello stand della Regione Puglia Pad. 2 J118-K117.
Due pazzi scatenati occupano la scena con i loro divertentissimi siparietti, mordaci, senza “peli sulla lingua” anche nel sottolineare vizi e virtù dei politici seguiti dal loro codazzo di accoliti. Affiatatissimi, improvvisano scenette comiche che hanno lo scopo di attirare la fiumana dei visitatori della Fiera dei Libri, di far ridere, ma anche di far pensare. Il primo, mingherlino, serioso ma non troppo, pronto a dare la risposta giusta al momento giusto al suo compagno più giovane, mattacchione, sbruffoncello, ma calato immediatamente nella parte dell’eroe dell’insuccesso con aneddoti vibranti di vita vissuta e riportati magicamente alla memoria dei fratelli C.C.C.: Carlo e Cosimo Capitoni che, improvvisamente e immediatamente, diventano quattro: Paolo Mimmo Carlo Cosimo. E giù sberleffi a tutto spiano sulla loro conflittuale amicizia che dura ormai da una vita, sempre sul punto di spezzarsi e sempre misteriosamente e amabilmente riscoperta, rispolverata, ritrovata. Entrambi riescono a riannodare i capi della loro ingarbugliata matassa di amore-odio, distanze, lontananza di passi e vicinanza di cuori e di anime, che convergono e si fondono, divergono e prendono strade diverse fino a che nostalgia e rimpianto hanno la meglio su sentimenti negativi e risentimenti che dentro fanno rumore fino a risvegliare la coscienza di tutti e due, nella consapevolezza di non poter fare a meno l’uno dell’altro. E rifioriscono come rami secchi a primavera; ritrovano le antiche speranze, frutto di sogni mai spenti, mai tacitati. Di ricordi. Di incontri con grandi intellettuali, artisti, attori, musicisti, gente dello spettacolo, della televisione. Di rimembranze. Di speranze appena rinate e immediatamente spente in un nulla di fatto. Senso di sconfitta e acredine. Come quando si trovarono a tu per tu con Dario Fo e Franca Rame, due colossi del mondo letterario e dello spettacolo: lui Premio Nobel per la Letteratura nel 1997; lei grandissima attrice, drammaturga ed ex senatrice della Repubblica italiana. I Capitoni furono invitati da Franca Rame a recarsi da suo marito perché li aveva notati in una sfida tra attori esordienti Nord contro Sud. “Emozionati e increduli, ci fiondammo da lui, dal maestro Dario Fò che volle complimentarsi personalmente, per il testo, lo sviluppo, ma soprattutto per la drammatica assurdità dei due fratelli Carlo e Cosimo, al contempo clown ed eroi da tragedia” (cit. dal libro, p 170). Ma tutto si spense tra mille dubbi, incertezze, paure di Paolo e Mimmo di non essere all’altezza di andarlo a trovare nella sua “Libera Università di Alcatraz”. Una enorme possibilità perduta per un senso esagerato di inadeguatezza.
Questo è solo uno dei tantissimi esempi fallimentari narrati ora da Mimmo, ora da Paolo. Alcune volte ad incastro: De Vita parla di Mancini e viceversa, tra accuse reciproche e reciproci rancori. Ma alla fine il loro è un inno all’amicizia, vera autentica, vitale. Alla fine si rendono conto che insieme emanano sinergicamente energie positive. Si completano. Tra loro “è sufficiente uno sguardo, respirare il profumo dell’anima” (come direbbe Agostino Degas). E lo sguardo è presenza di anima e di corpo, di mente e di cuore. Di intimità anche con le loro famiglie, nelle loro case, attraversate dai loro figli. Lo sguardo è un senso di intesa (ti sono vicino, ti mando al diavolo). È un senso di appartenenza che è cura e abbandono nel duplice significato di “lasciarsi andare” alle confidenze per perdersi, ma anche nel senso di allontanarsi per perdersi e ritrovarsi “sempre nel per sempre”.
“Certo che ti farò del male.
Certo che me ne farai.
Certo che ce ne faremo.
Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno.
Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.
(Antoine De Saint-Exupéry, Il piccolo principe)
 
Alla prossima, grata come sempre. Angela/lina

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