IL SUD HA VINTO
di Lino
Patruno
SECOP edizioni
Come, il Sud ha vinto?
Ha vinto <perché laggiù si fanno
meraviglie>.
Ha vinto perché è la settima potenza
manifatturiera d’Europa, la terza economia del Mediterraneo, il primo
produttore di energia pulita d’Italia, il primo produttore agricolo d’Europa.
Ha vinto perché, se non ci fosse,
l’Italia non potrebbe andare avanti.
Ha vinto perché il controesodo dei
suoi giovani può ribaltare il futuro.
Ha vinto perché era deciso che
perdesse.
Ha vinto perché è un bisogno
dell’anima per tutti.
Ha vinto perché tanti ci vorrebbero
vivere
Ha vinto per la bellezza della sua
ricercata lentezza.
E il divario col Nord?
C’è, ed è terrorismo.
QUASI PER CASO OPPURE NO
Ora che IL
SUD HA VINTO di Lino Patruno è stato
pubblicato dalla SECOP edizioni di
Corato (Bari) e io ho avuto il privilegio di leggerlo in anteprima, come di
solito avviene per chi svolge il lavoro di editing in una Casa editrice, mi
piace dire la mia su questo Saggio così insolito e così assertivo da diventare
quasi un problema da risolvere per dirimere controversie pro e contro. Come
capita ai Libri forti e densi di citazioni, emozioni, narrazioni che
sollecitano punti di vista diversi, dialoghi, dibattiti, contraddittorio.
Personalmente, desidero evidenziare alcune
caratteristiche particolari ed estremamente catturanti di questo imperdibile
Libro.
Intanto, la sua pubblicazione nella
particolarissima Collana “InnovATTORI”,
diretta dallo stesso Editore Peppino
Piacente, il quale si riserva di pubblicare in queste pagine Libri davvero
meritevoli di particolare attenzione per forma e contenuto, per importanza
degli Autori, per la qualità multidimensionale della loro ispirazione. È il
caso appunto di Lino Patruno e della sua grandezza, fama e notorietà come
giornalista e scrittore di innumerevoli saggi, a cui si aggiunge la innegabile
originalità della sua scrittura: ogni capitolo ha come esergo e come conclusione
delle citazioni studiate nei minimi particolari per condensare in brevi frasi,
spesso colme di ironia, il contenuto dell’intero capitolo.
Ma ciò che affascina più di ogni altro
espediente narrativo, che Lino Patruno usa a suo piacimento come consumato
scrittore e giornalista, è la
reiterazione martellante, intensa, incalzante delle sue affermazioni; è una
reiterazione che crea ritmo, musica, una danza suggestiva e sfiziosa “con
alterno pede”, come ci suggerisce Orazio, prendendo esempio dal musico greco
Alceo, e parlando delle ninfe dei boschi o delle Grazie leggiadre, mentre si
tengono per mano…
Ma non posso non fare riferimento alla “Danza
delle Ore” di Amilcare Ponchielli nella sua imperitura Gioconda; una danza che
insegue un immaginario orologio del tempo con leggiadria e stupore. Anche in
Lino Patruno si avverte, nella continua ossessiva ripetizione “Il Sud ha
vinto”, non solo il ritmo insistente e pressante del suo puntuale assunto, ma si scoprono notevoli riverberi di poesia,
come pura luce e pura musica che dilatano la bellezza del nostro Sud nel tempo
e nello spazio…
E vorrei fare un solo esempio, a tale
riguardo, parlando del pulviscolo
atmosferico, che sempre mi affascina e che abita invisibile nell’ombra di
una stanza chiusa, ma appena lasciamo filtrare un po’ di luce attraverso una
tapparella aperta, o tanta luce da una finestra spalancata, ecco che il
pulviscolo si anima con la danza di mille corpuscoli dorati che impreziosiscono
ogni cosa presente in quella stanza e che ora è viva, luminosa, meravigliosa.
Il Saggio
di Lino Patruno è quella luce che illumina il Sud, in ombra e ignorato fino a
qualche tempo fa. Il formidabile intuito di Lino ci ha permesso, inoltre, di
comprendere finalmente nuove realtà legate al Sud. E comprendere (cum-prehendere
= prendere insieme, abbracciare, racchiudere) si fa, in questo Libro, Letteratura,
Filosofia, Narrazione, Sociologia, Psicologia, Storia e Memoria; Psichiatria, Geografia,
Teatro, Poesia. Ma cum-prehendere ha un altro meraviglioso significato: cioè,
significa anche “capire” con intelligenza e, ancora di più, “sentire” con il
cuore fino a raggiungere la profondità dell’anima. Non a caso, il sentimento
tocca le corde più profonde della conoscenza e di una possibile verità (cfr. Clemente
Rebora “A verità condusse poesia”).
C’è, a tale riguardo, il capitolo sulla “lentezza del Sud” che è un capolavoro di luce
che accende il nostro Sud se vissuto con lentezza e, quindi, lentamente
guardato, assaporato, amato.
E, a tale proposito, la coralità delle voci,
che Patruno richiama a testimonianza del suo assunto, è davvero impressionante:
da Plutarco al più vicino a noi M. McLuhan, al nostro vicino di casa Michele
Mirabella; da Biagio Pascal al giornalista napoletano Antonio Polito, al nostro
amico e grande scrittore Raffaele Nigro; da Baudelaire a Vincenzo Castellano,
dall’emerito Prof. di Sociologia Domenico De Masi, oggi purtroppo non più tra
noi, al compianto sociologo Franco Cassano e il suo “pensiero meridiano”,
passando per Papa Francesco e il nostro Presidente Mattarella. Ma l’elenco, in
questo caso, non ha limiti né confini.
Fra i tanti esempi, che potremmo fare qui, desidero
ricordare il paradosso di Zenone, noto come sfida tra il “pie’ veloce Achille”
e la tartaruga oppure, meglio, mi piace proporre la leggenda di San Martino e
la sua “estate” ai primi di novembre. San Martino, quale soldato dell’esercito
romano, stava, come ogni giorno, cavalcando il suo destriero per perlustrare
l’accampamento, quando si accorse di un mendicante… Se non avesse rallentato non si sarebbe neppure accorto di lui
rannicchiato per il freddo al bordo della strada. Il resto della leggenda è
a tutti nota.
Necessaria
è, dunque, la lentezza. Necessaria e vitale. La lentezza ci porta oggi a
preferire il Sud. Nella sua modernità che vince il luogo
comune della sua atavica “arretratezza”, dovuta ad una sorta di “immobilismo”,
inserito nel suo DNA, come alcuni ancora affermano. Niente di più falso!
Lino Patruno ha il pregio di possedere uno “sguardo obliquo” tra passato, presente
e futuro (come forse in Sylvia Plath), di cui si serve per confermare la bontà
delle sue riflessioni e convinzioni “fino all’ultimo respiro”.
E, poi, vorrei brevemente focalizzare anche l’importanza
delle virgolette, perlopiù a spina di pesce singola o doppia, perché hanno una
loro insolita ragione d’essere e una precisa identità. Tutte da ipotizzare. Tutte
da confermare.
Infine, l’ultimo
capitolo (il 17° come gesto scaramantico all’incontrario) conclude il saggio
con “Una nuova storia”, ossia apre una finestra sul futuro e tutto si fa nuovamente
racconto, tutto si trasforma in narrazione di “storie” tra realtà e follia,
come gli Dèi sono soliti parlare agli uomini, privilegiando i folli che destano
“stupore e meraviglia”. E
hanno l’ardire/ardore di cambiare il mondo… Qualche volta in meglio…
Angela De Leo
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