domenica 4 maggio 2025

Domenica 4 maggio 2025: IL SUD HA VINTO di LINO PATRUNO...

 

IL SUD HA VINTO

di Lino Patruno

SECOP edizioni

Come, il Sud ha vinto?

Ha vinto <perché laggiù si fanno meraviglie>.

Ha vinto perché è la settima potenza manifatturiera d’Europa, la terza economia del Mediterraneo, il primo produttore di energia pulita d’Italia, il primo produttore agricolo d’Europa.

Ha vinto perché, se non ci fosse, l’Italia non potrebbe andare avanti.

Ha vinto perché il controesodo dei suoi giovani può ribaltare il futuro.

Ha vinto perché era deciso che perdesse.

Ha vinto perché è un bisogno dell’anima per tutti.

Ha vinto perché tanti ci vorrebbero vivere

Ha vinto per la bellezza della sua ricercata lentezza.

E il divario col Nord?

C’è, ed è terrorismo.

 

QUASI PER CASO OPPURE NO

Ora che IL SUD HA VINTO di Lino Patruno è stato pubblicato dalla SECOP edizioni di Corato (Bari) e io ho avuto il privilegio di leggerlo in anteprima, come di solito avviene per chi svolge il lavoro di editing in una Casa editrice, mi piace dire la mia su questo Saggio così insolito e così assertivo da diventare quasi un problema da risolvere per dirimere controversie pro e contro. Come capita ai Libri forti e densi di citazioni, emozioni, narrazioni che sollecitano punti di vista diversi, dialoghi, dibattiti, contraddittorio.

Personalmente, desidero evidenziare alcune caratteristiche particolari ed estremamente catturanti di questo imperdibile Libro.

Intanto, la sua pubblicazione nella particolarissima Collana “InnovATTORI”, diretta dallo stesso Editore Peppino Piacente, il quale si riserva di pubblicare in queste pagine Libri davvero meritevoli di particolare attenzione per forma e contenuto, per importanza degli Autori, per la qualità multidimensionale della loro ispirazione. È il caso appunto di Lino Patruno e della sua grandezza, fama e notorietà come giornalista e scrittore di innumerevoli saggi, a cui si aggiunge la innegabile originalità della sua scrittura: ogni capitolo ha come esergo e come conclusione delle citazioni studiate nei minimi particolari per condensare in brevi frasi, spesso colme di ironia, il contenuto dell’intero capitolo.

Ma ciò che affascina più di ogni altro espediente narrativo, che Lino Patruno usa a suo piacimento come consumato scrittore e giornalista, è la reiterazione martellante, intensa, incalzante delle sue affermazioni; è una reiterazione che crea ritmo, musica, una danza suggestiva e sfiziosa “con alterno pede”, come ci suggerisce Orazio, prendendo esempio dal musico greco Alceo, e parlando delle ninfe dei boschi o delle Grazie leggiadre, mentre si tengono per mano…

Ma non posso non fare riferimento alla “Danza delle Ore” di Amilcare Ponchielli nella sua imperitura Gioconda; una danza che insegue un immaginario orologio del tempo con leggiadria e stupore. Anche in Lino Patruno si avverte, nella continua ossessiva ripetizione “Il Sud ha vinto”, non solo il ritmo insistente e pressante del suo puntuale assunto, ma si scoprono notevoli riverberi di poesia, come pura luce e pura musica che dilatano la bellezza del nostro Sud nel tempo e nello spazio…

E vorrei fare un solo esempio, a tale riguardo, parlando del pulviscolo atmosferico, che sempre mi affascina e che abita invisibile nell’ombra di una stanza chiusa, ma appena lasciamo filtrare un po’ di luce attraverso una tapparella aperta, o tanta luce da una finestra spalancata, ecco che il pulviscolo si anima con la danza di mille corpuscoli dorati che impreziosiscono ogni cosa presente in quella stanza e che ora è viva, luminosa, meravigliosa.

Il Saggio di Lino Patruno è quella luce che illumina il Sud, in ombra e ignorato fino a qualche tempo fa. Il formidabile intuito di Lino ci ha permesso, inoltre, di comprendere finalmente nuove realtà legate al Sud. E comprendere (cum-prehendere = prendere insieme, abbracciare, racchiudere) si fa, in questo Libro, Letteratura, Filosofia, Narrazione, Sociologia, Psicologia, Storia e Memoria; Psichiatria, Geografia, Teatro, Poesia. Ma cum-prehendere ha un altro meraviglioso significato: cioè, significa anche “capire” con intelligenza e, ancora di più, “sentire” con il cuore fino a raggiungere la profondità dell’anima. Non a caso, il sentimento tocca le corde più profonde della conoscenza e di una possibile verità (cfr. Clemente Rebora “A verità condusse poesia”).

C’è, a tale riguardo, il capitolo sulla “lentezza del Sud” che è un capolavoro di luce che accende il nostro Sud se vissuto con lentezza e, quindi, lentamente guardato, assaporato, amato.

E, a tale proposito, la coralità delle voci, che Patruno richiama a testimonianza del suo assunto, è davvero impressionante: da Plutarco al più vicino a noi M. McLuhan, al nostro vicino di casa Michele Mirabella; da Biagio Pascal al giornalista napoletano Antonio Polito, al nostro amico e grande scrittore Raffaele Nigro; da Baudelaire a Vincenzo Castellano, dall’emerito Prof. di Sociologia Domenico De Masi, oggi purtroppo non più tra noi, al compianto sociologo Franco Cassano e il suo “pensiero meridiano”, passando per Papa Francesco e il nostro Presidente Mattarella. Ma l’elenco, in questo caso, non ha limiti né confini.

Fra i tanti esempi, che potremmo fare qui, desidero ricordare il paradosso di Zenone, noto come sfida tra il “pie’ veloce Achille” e la tartaruga oppure, meglio, mi piace proporre la leggenda di San Martino e la sua “estate” ai primi di novembre. San Martino, quale soldato dell’esercito romano, stava, come ogni giorno, cavalcando il suo destriero per perlustrare l’accampamento, quando si accorse di un mendicante… Se non avesse rallentato non si sarebbe neppure accorto di lui rannicchiato per il freddo al bordo della strada. Il resto della leggenda è a tutti nota.

Necessaria è, dunque, la lentezza. Necessaria e vitale. La lentezza ci porta oggi a preferire il Sud. Nella sua modernità che vince il luogo comune della sua atavica “arretratezza”, dovuta ad una sorta di “immobilismo”, inserito nel suo DNA, come alcuni ancora affermano. Niente di più falso!  

Lino Patruno ha il pregio di possedere uno “sguardo obliquo” tra passato, presente e futuro (come forse in Sylvia Plath), di cui si serve per confermare la bontà delle sue riflessioni e convinzioni “fino all’ultimo respiro”.

E, poi, vorrei brevemente focalizzare anche l’importanza delle virgolette, perlopiù a spina di pesce singola o doppia, perché hanno una loro insolita ragione d’essere e una precisa identità. Tutte da ipotizzare. Tutte da confermare.

Infine, l’ultimo capitolo (il 17° come gesto scaramantico all’incontrario) conclude il saggio con “Una nuova storia”, ossia apre una finestra sul futuro e tutto si fa nuovamente racconto, tutto si trasforma in narrazione di “storie” tra realtà e follia, come gli Dèi sono soliti parlare agli uomini, privilegiando i folli che destano “stupore e meraviglia”. E hanno l’ardire/ardore di cambiare il mondo… Qualche volta in meglio…

                                                         Angela De Leo

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