Riguardo in continuazione le tue foto, le nostre foto insieme, nei luoghi abitati in tutte le età della nostra vita, per trovare un appiglio di sopravvivenza, una ragione, un terrapieno che non riesco a trovare. Precipito in un vuoto che è solo pieno di te, della tua assenza/presenza. Tu mia roccia, mia ala protettrice sempre in un intreccio di noi che sapeva di magia tra dolore, sempre presente alle nostre vite, e allegria, sempre presente alle nostre vite.
In questi giorni ho
riletto per la centomilionesima volta il romanzo da te scritto Gelido è l’inverno, e trascorro il tempo
immergendomi nei ricordi. E non so più se è un bene o un male. Il naufragio è
sempre a portata di mano. Leggo e rileggo la tua dedica: Alla sorella del cuore/ sorella gemella/ un solo cuore/ un solo
sentire/ tanto AMORE/ tanta DISPONIBILITA’// Con un affetto grande quanto il
mondo intero, Anna Maria.
Ed io per il tuo
meraviglioso quanto amaro libro scrissi una sorta di presentazione/recensione: Diario epistolare: niente di più intimo. Non
è facile entrare in questo libro perché è come un “tabernacolo”, con la
sacralità del Corpo di Cristo in un’Ostia consacrata: sangue, martirio, morte e
resurrezione. Anche in questo libro, infatti, vivono questi quattro elementi,
che rendono sacro quanto Anna Maria ha scritto. Scrivere è anche perpetuare. E questa
scrittura serve per tenere in vita l’uomo amato e perduto, e per tenersi in
vita. Dunque, la scrittura che salva l’uomo amato e salva l’Autrice. La scrittura,
per conservare una testimonianza d’amore e di dolore. Il “conservare”: quale
atto d’amore più grande! Conservare, del resto significa “custodire”, “proteggere”,
“salvaguardare dai pericoli”, “tutelare”; significa “prendersi cura” perché niente
venga sciupato, si perda. Conservare è, dunque, anche la testimonianza di un
amore che non può morire. Un testamento: eredità più preziosa di ogni altra. La
pubblicazione: atto di coraggio che vivifica l’amore e il soggetto/oggetto di
così tanto amore. Rendendolo immortale. Per questo “conservare” diventa anche
sinonimo di “tramandare” per lasciare “traccia”, non orma che potrebbe svanire,
ma solco profondo che rimane.
Ma, ancora più
importante di queste mie osservazioni sul tuo libro è la lettera che ti
scrisse la grande poetessa fiorentina Mariella Bettarini, mia coetanea e mia
preziosa amica: Carissima Anna Maria,
anzitutto, ti chiedo il piacere di darci del tu, e spero tu sia d’accordo… Ho
appena finito di leggere, con immensa, dolorosa, ma anche lucente
partecipazione, il tuo magnifico diario epistolare “Gelido è l’inverno”, che la
tua carissima sorella Angela mi ha fatto avere. Credimi: sono rimasta “folgorata”
per l’intensità dell’amore, dei ricordi, della dolcezza, della tenerezza, dell’empatia
che questa tua scrittura emana, facendo condividere tutto questo ai tuoi
lettori e alle tue lettrici, pure con l’arricchimento di tante immagini
fotografiche, che vivacizzano in maniera straordinaria (e impensabile) quanto
scrivi. Grazie, grazie di cuore, Anna Maria carissima, di questo meraviglioso
tuo DONO a noi tutti, che abbiamo avuto la grazia di leggerti! Grazie infinite,
e mille auguri a te, alle tue figlie, ai tuoi nipoti e a tutti i tuoi cari e
care (a cominciare dalla nostra preziosa Angela), anche per l’anno nuovo,
naturalmente con un grande abbraccio da parte di Mariella Bettarini.
Poi, rivolgendosi a me: Angela carissima, spero che con la
carissima Anna Maria si divenga amiche reciprocamente preziose. Il suo amore,
la sua immensa sofferenza, così profondamente espressi nella sua scrittura, mi
sono davvero entrati nel cuore…
Nel libro, infine, ci sono molte altre mie annotazioni, altri miei interventi per essere quanto più vicina a te e a Nicola, che di riflesso amavo come un fratello. E che dire delle tante foto sue, di voi due, dei suoi quadri? Erano intrisi, questi ultimi, quasi tutti di grande tristezza e malinconia. Quasi un presagio ad accompagnarlo nella sua breve vita. E tu, giorno dopo giorno, annotavi tutto perché niente rimanesse oscuro del suo passaggio breve su questa Terra. Del tuo annullarti in lui e lui in te. Dell’intrecciare continuo della mia vita alla tua, e alla sua. Molto significative sono le ultime pagine del libro, in cui parli della forza dirompente del tuo amore per lui, del suo amore per te. Dei tantissimi sacrifici per coronare il vostro sogno. Ma… “troppa felicità fa ingelosire gli dèi e… non tutte le favole hanno un lieto fine!”. Questo hai scritto nelle ultime pagine.
E meravigliosa testimonianza è anche la pagina, intitolata “OPERE
DI NICOLA PARISI (1940-1974)” di Domenico Danza, bravissimo critico d’Arte che,
tra l’altro, ha scritto: Un cenno a parte
merita “L’autoritratto” (opera andata dispersa, per ragioni sconosciute): è una
composizione che va oltre i limiti del tempo, che l’autore avrebbe potuto
dipingere, indifferentemente, in altre circostanze, passate o future; qui la
sua personalità è viva e presente, riflessa come in uno specchio: il tratto è
rapidissimo, lo sguardo acuto, l’introspezione psicologica profonda…
Poi, incontrasti Gianni
e con lui, dolorosamente, ma quotidianamente, stringesti un “patto d’alleanza”
per mettere insieme i cocci di devastanti dolori, vissuti da entrambi, per
costruire pezzo dopo pezzo un rapporto d’amore che fosse àncora di salvezza per
tutti fino ai piccoli nati che rappresentano una nuova speranza nella VITA. Quanto
importante darsi sempre la mano per non essere mai soli. Tu lo hai insegnato a
tutti noi. E noi dobbiamo fare tesoro
di questo tuo modo di essere che non escludeva mai nessuno, che “raccoglieva”
ed “accoglieva” per costruire sempre nuovi legami, in cui ritrovarsi tutti come
in una grande famiglia, che non conosce confini, ostacoli, riserve, rifiuti,
esclusioni, divisioni, ritorsioni. Ciascuno aveva la sua importanza nel tuo
cuore generoso. Ne è testimonianza la pagina 184 del tuo libro, riservata alle DEDICHE
E RINGRAZIAMENTI, dove scrivi: Sono stati
molti i gelidi inverni, trascorsi senza Nicola ed ho atteso con pazienza e un
filo di speranza una primavera che riportasse foglie e fiori ai miei alberi
ormai stanchi. Le primavere sono tornate ad ogni nascita dei miei nipotini…
Questo libro è soprattutto un DONO per loro, perché un giorno saranno curiosi
di sapere chi era Nicola Parisi e quali erano le sue caratteristiche…
Sento,
però, il desiderio di dedicare questo diario anche al mio attento e premuroso
compagno di vita, Gianni Brattoli, alle mie figlie Isabella e Nicoletta con i
loro mariti Michele e Nicola, ai miei adorati nipotini: Nicole, Sofia,
Francesco, Andrea; alle mie sorelle, ai miei fratelli, ai miei cognati: Anna,
Mariella, Lina Graziella, Felice.
Una
dedica agli affezionatissimi nipoti Raffaella e Peppino (a cui va il mio
grazie), uniti a Nicola e Anna Paola; a Ombretta, con Riccardo, a Giuliano con Viviana,
e a Daniela.
Una
dedica ai doppiamente nipoti Gianfranco e Fabrizio e anche a Leila e alla
vivacissima Silvietta.
A
Carmela e Vito Parisi.
A
Marica e Anna Maria con i relativi coniugi e figlioli.
A
Eliana e Raffaele.
E
poi: a Davide e Micaela e ai loro piccoli: Elisa, Riccardo, Gianluigi.
Ai
cari Tiziana, Paolo con Claudio e Roberto, Marcella con Martina e Stefano.
A
Silvana e Felice Brattoli con Giuseppe.
A
Ida, Mirella, Leo e rispettive famiglie.
A
Rosetta, Agnese, Sabino, Giovanna, Felice e Piera.
Agli
amici poeti e scrittori, conosciuti in passato e agli amici poeti e scrittori
della grande famiglia SECOP.
Un
grazie speciale a mia sorella Lina, che mi ha incoraggiata ad aprirmi a un più
vasto numero di lettori e che, negli ultimi tempi, mi ha sostenuto nei momenti
critici.
Grazie
a tutti, con affetto. Anna Maria.
Non un solo filo d’erba
è sfuggito alla tua generosità. Alla tua gratitudine. Ai tuoi “alberi sempre
pieni di foglie, di gemme, di frutti”. Nonostante le immani sofferenze, accettate stoicamente. Nonostante l'inevitabile stanchezza.
E stanotte il nostro ininterrotto dialogo si è arricchito del tuo sorriso di passaggio sul mio letto, a riscaldarmi il cuore, mentre eri circondata da tanta LUCE dorata che non offuscava le stelle.
Noi due/incontro di anime/ che non esclude/ il
Cielo…
E dopodomani sarò ancora con te. Lina
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