Oggi Dragan Mraovic,
mio carissimo amico serbo per oltre quarant’anni, avrebbe compiuto 76
anni, se ho fatto bene i conti: 4 ottobre 1947-20 marzo 2022
Dragan, dopo lo sbigottimento, il nodo alla gola, il pianto e il rimpianto, anch’io, in questo giorno così difficile da vivere, voglio dedicarti un pensiero che ti riporti con velieri, “corde, àncore, bussole”, da noi in Italia. Almeno per un saluto, un abbraccio.
Ho cercato tra i tanti file delle tue traduzioni, a cui avrei dovuto fare l’adattamento alla lingua italiana, e mi è venuta prodigiosamente incontro una poesia di DRAGOSLAV GRAOČANKIĆ, tradotta da te ma senza il mio adattamento. Rimasta in attesa, dunque, come tutto il resto. Eppure questo ritrovamento oggi, tra i mille file che imbrogliano e imbrigliano il mio desktop, ha senso e significato. È segno. È emozione e commozione. È poesia. È il tuo amore per l’Italia e per la nostra Puglia. Come sarà facile scoprire. Ed io ci credo ai segni. Niente accade per caso.
Eccola così come l’hai tradotta:
DRAGOSLAV
GRAOČANKIĆ
VERSO L’ITALIA
a Properzio con ossequi
Quale vento, meglio degli altri,
porta verso l’Italia ?!
Siamo così tanto
sfaccendati e sognatori,
perché in noi la voglia è grande
da far perfino questa domanda?!
Dove sono natanti,
vele,
corde, àncore, bussole?
Raggiungeremmo la destinazione
magari col vento migliore?!
Se aspettiamo che tutto accada da sé,
se tutto ciò fiaccamente ci attrae,
ci manca comunque qualcosa -
noi stessi forse.
Non siamo abili lupi di mare,
ma che ce ne importa!
Conosciamo la terraferma quanto l’alto mare
e ci sentiamo a nostro agio come a casa nostra.
Forse impareremo tutto lungo il nostro cammino
sulla nostra nave non ancora in vista,
eternamente giovane,
la maieutica,
che ci aspetta pronta,
e non confezionabile,
con le esperienze meravigliose,
dei numerosi suoi ultimi viaggi
e dei suoi sempre nuovi vari,
essa che con il tu si rivolge
alla Cina, al Giappone, alla Somalia -
e per noi si strugge almeno
quanto noi stessi per l'Italia ci struggiamo.
Mogadiscio,
XII / 2017.
(Traduzione
dal serbo a cura di Dragan Mraovic)
Ed
ora, Dragan, dopo essere tornato tra noi, ti so nuovamente in volo verso le
rive venerate del tuo Danubio. Fai buon viaggio, amico di una vita! Porta con
te il mio abbraccio a Mira, ai tuoi figli, ai tantissimi amici Serbi che mi
porto nel cuore. Lina
Ma è un omaggio che non può bastare. Oggi ho ritrovato anche un altro bellissimo lavoro di Dragan, scritto in ottimo italiano senza il mio consueto adattamento.
Già il titolo mi intriga molto: IL POPOLO DEL VENTO. E parla degli zingari.
Scrive: Dragan
Mraovic
La maggior parte
della gente ha un’immagine stereotipata degli Zingari, cioè del popolo dei Rom.
Si pensa agli Zingari, di solito, come a dei nomadi che chiedono elemosina,
fanno furtarelli oppure vanno in giro a indovinare il futuro, il che è abbastanza
errato. I Rom, invece, sono uno dei popoli più infelici di questa nostra Terra,
ma sono gente dotata di moltissime facoltà, tra le quali non ultima quella di
essere artisti, musicisti e poeti spesso di grande valore. Gli Zingari sono un
popolo molto sensibile e con una concezione filosofica della vita del tutto
eccezionale, tanto da fare invidia a tutti noi, diventati ormai servi della
società moderna. Sono un popolo del vento, perché temono i venti che portano il
freddo nelle loro povere abitazioni oppure mentre camminano per le strade del
mondo. I Rom hanno un animo delicato, fucina di emozioni, e non per caso la
loro musica e le loro canzoni d’amore sono, come diceva Cervantes, “la pace
dell’animo, la festa dei sensi”. I valori di vita dei Rom non hanno niente a
che fare con i valori materiali della società consumistica. Naturalmente, col
tempo, anche gli Zingari si stanno adeguando a certe regole della società
moderna, ma il loro senso naturale della libertà e i pregiudizi della gente
rendono i Rom ancora un popolo “senza casa, senza tomba”. Speriamo che la cosiddetta
gente civile si liberi dai pregiudizi per contribuire a valorizzare un popolo
che merita di essere apprezzato, perché ha saputo sopravvivere a tante ingiustizie
e per di più ha creato un’arte di valore eccezionale, di cui la poesia costituisce
una fondamentale testimonianza.
In un convegno dedicato allo stato sociale dei Rom svoltosi a Foggia il 17 marzo 2000 gli Zingari hanno detto all’operatrice sociale italiana: “La verità è, signora, che tutti ci chiedono di votare, ma nessuno fa nulla per noi. Forse perché portiamo vestiti poveri e non siamo profumati. Ma, comunque, ricordi che noi puzziamo solo dall’esterno, mentre gli altri puzzano dall’interno!” Avevano ragione quegli Zingari, avvalorati anche da Fabrizio De Andrè che canta “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Comunque, la Regione Puglia ha emanato una buona legge per difendere l’identità etnica e culturale dei Rom, riconoscendo loro soprattutto “il diritto al nomadismo e al soggiorno stabile”, a seconda della loro scelta. Questa legge prevede pure uno stanziamento di fondi per l’educazione scolastica e per l’educazione professionale dei Rom, per la loro sistemazione, per la costruzione delle loro case, per la salvaguardia della loro lingua, ecc. All'inizio di questo secolo in Italia vivevano circa 110.000 Zingari, di cui 70.000 con la cittadinanza italiana. Ci sono Zingari abruzzesi, napoletani, i cosiddetti “napulengre”, cilentini di Salerno, lucani, pugliesi, calabresi, cioè “khorakhanè” prevalentemente musulmani, siciliani (“camminanti” e “kalderasha”), poi ci sono i vari Sinti “(Sinti delle giostre”, marchigiani, emiliani, veneti, lombardi, piemontesi, Gacane di Alto Adige, cioè sinti tedeschi). Citiamo pure gli Zingari “carvati”, “lovara”, “rudari”. Ci sono quelli di origine spagnola, polacca, istriana, slovena, montenegrina, romena, poi Zingari “schipetaria” e “mangiupi” della Serbia, precisamente della provincia serba Kosovo e Metohija, e della Macedonia del Nord e del Montenegro. Dalla Serbia provengono anche gli Zingari “mrsnaria”, “bulgaria”, “busnaria”, “banculesti”, “Arlia”. In Puglia vivono molti Zingari “schipetaria” della provincia serba Kosovo e Metohija, soprattutto a Foggia, Lecce, Altamura e Brindisi. Il loro passaggio dall’equilibrio psicoambientale del seminomadismo allo squilibrio dei campi recintati e delle case popolari nelle città è spesso traumatico per loro, che essenzialmente sono divisi in tre gruppi: nomadi, seminomadi e sedentari. Il nome Rom secondo me non è una scelta felice. Questa parola della loro lingua vuol dire “uomo”, termine generico che assomiglia troppo all’ “hey man” americano. Cioè, un saluto a nessuno. Un saluto senz’anima. Questo cambiamento del nome fatto artificialmente non cambia nulla nella vita degli zingari. È solo un trucco della società moderna che tende alla superficialità, è solo “il vestito nuovo del re” oppure come canta il nostro poeta Brana Crncevic:
Fui lo
Zingaro una volta,
ora Rom, che invenzione stolta!
Ma ciò non m’interessa affatto.
Rimasi ciò che sono sempre stato.
Il termine Zingaro è nobile e poetico, malgrado il suo significato
etimologico sia negativo. Ma spesso avviene che il tempo, la storia,
l’avvicendarsi delle società e delle culture modificano l’uso delle parole e i
loro significati. Cosicché, la parola “zingaro” è evoluta verso la nobiltà,
come, al contrario, la parola tiranno, nata con un’accezione positiva, ha
acquisito un significato di indiscutibile negatività. Ma poi gli Zingari sono
Indiani dell’India, sono Sinti e altri che ho nominato. Come mai un attore Cabir
Bedi, credo amato e rispettato da tutti, sia per noi un Indiano, mentre i suoi
compatrioti venuti dalle Indie secoli fa chiamiamo Zingari? Ma allora anche
Bedi è uno Zingaro. E ciò non toglie nulla alla sua arte e alla sua personalità.
Arrivarono in Europa dalla provincia del Rajasthan in India nel X secolo.
Tuttavia, si dice che provengano dal Punjab (India settentrionale e Pakistan),
i cui abitanti hanno grandi somiglianze linguistiche ma, secondo altri, i Rom
provenivano dallo Sri Lanka, perché la loro base linguistica è identica alla
lingua singalese parlata nello Sri Lanka. Tuttavia, poiché i Rom fino alla fine
del XX secolo vivevano principalmente una vita nomade ed entravano in contatto
con molte culture e lingue, cambiarono, e quindi ci sono molte varianti, circa
80 gruppi etnici. Non hanno una religione unica.
La disoccupazione e la povertà, calamità endemiche per la popolazione Rom, affliggono in particolare le donne, la cui aspettativa di vita media è di 48 anni! Tra i Rom sono pochi quelli che hanno ricevuto l'istruzione superiore. Tuttavia, la situazione sta cambiando in meglio e ci sono sempre più membri importanti della società tra i Rom.
Gelem, Gelem è l'inno del popolo Rom, adottato ufficialmente al primo Congresso Mondiale Rom svoltosi a Londra nel 1971. È stato composto, nella sua forma ufficiale, dal musicista serbo Zarko Jovanović, che scrisse il testo in lingua romaní adattandolo a una melodia tradizionale. Nel brano sono presenti riferimenti al Porajmos, lo sterminio di Rom e Sinti perpetrato dai nazisti, precisamente dagli Schutzstaffel, la Legione Nera.
Associare gli zingari alla musica è pressoché scontato. La loro cultura è inseparabile dalla musica magica che creano. I loro più illustri musicisti vivono in Russia, Ungheria, Romania, Serbia, Spagna... Il flamenco, considerato musica e danza nazionali spagnole, è di origine rom. I Rom sono i migliori con i tamburelli in Ungheria e in Vojvodina, provincia serba del nord confinante con l’Ungheria, con i violini in Romania, senza parlare dei suonatori di tromba nel sud della Serbia.
Мolti sono i personaggi famosi Rom, che non solo non hanno nascosto la loro origine, ma l’hanno rimarcata con orgoglio: Django Reinhard, primo musicista jazz europeo di origini Rom; Pablo Picasso, che dichiarava orgogliosamente di essere un Rom); Jul Brinner, la cui nonna materna era una Rom russa, presidentessa onoraria dell’Associazione mondiale dei Rom fino alla fine della sua vita, nel 1985; Tyson Fury, Rom irlandese, campione del mondo di boxe; l’attore inglese di fama mondiale Michael Caine, insignito di alte onorificenze britanniche e straniere, era di etnia rom romanichael, come Charlie Chaplin, nato a Smetwick, vicino a Birmingham, nello stesso insediamento di roulotte rom dove era nata sua madre; la famosissima attrice Rita Hayworth, nata come Margarita Carmen Cancino, figlia di un Rom spagnolo. In Serbia i Rom sono conosciuti soprattutto nel mondo della musica: Saban Bajramovic, Esma Redzepova, Usnia Redzepova, Jay Ramadanovski, Boban Markovic. La cantante lirica serba di etnia Rom Natasa Tasic Knezevic ha descritto gli stereotipi che accompagnano i Rom: “All'estero, mi presentano come un'artista, non una donna rom, anche se sono una donna rom”. Gli zingari si chiamano tra loro con l’appellativo di fratello e sorella.
In Serbia i Rom, i nostri fratelli Zingari, sono rispettati e amati. Lo affermano loro stessi. Non c’è alcuna discriminazione o isolamento. Loro hanno pregi e difetti, come noi serbi, dunque nulla che riguardi il colore della pelle o la loro condizione umana e il loro modo di vivere. Loro stessi dicono che la Serbia è il paese in cui sono di casa. Durante l’aggressione illegale hitleriana della NATO alla Serbia nel 1999, quando noi serbi dicevamo d’essere rimasti soli, perché siamo giusti come il nostro Signore Gesù Cristo che rimase solo sulla croce pur essendo un giusto, i Rom di Serbia ci hanno rivolto un messaggio: “Serbi, non siete soli, noi Zingari siamo con voi!”
Un atto di umanità e di senso di giustizia ignorato dalla cosiddetta comunità internazionale in cui i Rom, gli Zingari, sono gente di grado inferiore.
Dragan, dopo lo sbigottimento, il nodo alla gola, il pianto e il rimpianto, anch’io, in questo giorno così difficile da vivere, voglio dedicarti un pensiero che ti riporti con velieri, “corde, àncore, bussole”, da noi in Italia. Almeno per un saluto, un abbraccio.
Ho cercato tra i tanti file delle tue traduzioni, a cui avrei dovuto fare l’adattamento alla lingua italiana, e mi è venuta prodigiosamente incontro una poesia di DRAGOSLAV GRAOČANKIĆ, tradotta da te ma senza il mio adattamento. Rimasta in attesa, dunque, come tutto il resto. Eppure questo ritrovamento oggi, tra i mille file che imbrogliano e imbrigliano il mio desktop, ha senso e significato. È segno. È emozione e commozione. È poesia. È il tuo amore per l’Italia e per la nostra Puglia. Come sarà facile scoprire. Ed io ci credo ai segni. Niente accade per caso.
Eccola così come l’hai tradotta:
porta verso l’Italia ?!
Siamo così tanto
sfaccendati e sognatori,
perché in noi la voglia è grande
da far perfino questa domanda?!
corde, àncore, bussole?
Raggiungeremmo la destinazione
magari col vento migliore?!
se tutto ciò fiaccamente ci attrae,
ci manca comunque qualcosa -
noi stessi forse.
ma che ce ne importa!
Conosciamo la terraferma quanto l’alto mare
e ci sentiamo a nostro agio come a casa nostra.
sulla nostra nave non ancora in vista,
eternamente giovane,
la maieutica,
che ci aspetta pronta,
e non confezionabile,
dei numerosi suoi ultimi viaggi
e dei suoi sempre nuovi vari,
essa che con il tu si rivolge
alla Cina, al Giappone, alla Somalia -
e per noi si strugge almeno
quanto noi stessi per l'Italia ci struggiamo.
Ma è un omaggio che non può bastare. Oggi ho ritrovato anche un altro bellissimo lavoro di Dragan, scritto in ottimo italiano senza il mio consueto adattamento.
Già il titolo mi intriga molto: IL POPOLO DEL VENTO. E parla degli zingari.
In un convegno dedicato allo stato sociale dei Rom svoltosi a Foggia il 17 marzo 2000 gli Zingari hanno detto all’operatrice sociale italiana: “La verità è, signora, che tutti ci chiedono di votare, ma nessuno fa nulla per noi. Forse perché portiamo vestiti poveri e non siamo profumati. Ma, comunque, ricordi che noi puzziamo solo dall’esterno, mentre gli altri puzzano dall’interno!” Avevano ragione quegli Zingari, avvalorati anche da Fabrizio De Andrè che canta “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Comunque, la Regione Puglia ha emanato una buona legge per difendere l’identità etnica e culturale dei Rom, riconoscendo loro soprattutto “il diritto al nomadismo e al soggiorno stabile”, a seconda della loro scelta. Questa legge prevede pure uno stanziamento di fondi per l’educazione scolastica e per l’educazione professionale dei Rom, per la loro sistemazione, per la costruzione delle loro case, per la salvaguardia della loro lingua, ecc. All'inizio di questo secolo in Italia vivevano circa 110.000 Zingari, di cui 70.000 con la cittadinanza italiana. Ci sono Zingari abruzzesi, napoletani, i cosiddetti “napulengre”, cilentini di Salerno, lucani, pugliesi, calabresi, cioè “khorakhanè” prevalentemente musulmani, siciliani (“camminanti” e “kalderasha”), poi ci sono i vari Sinti “(Sinti delle giostre”, marchigiani, emiliani, veneti, lombardi, piemontesi, Gacane di Alto Adige, cioè sinti tedeschi). Citiamo pure gli Zingari “carvati”, “lovara”, “rudari”. Ci sono quelli di origine spagnola, polacca, istriana, slovena, montenegrina, romena, poi Zingari “schipetaria” e “mangiupi” della Serbia, precisamente della provincia serba Kosovo e Metohija, e della Macedonia del Nord e del Montenegro. Dalla Serbia provengono anche gli Zingari “mrsnaria”, “bulgaria”, “busnaria”, “banculesti”, “Arlia”. In Puglia vivono molti Zingari “schipetaria” della provincia serba Kosovo e Metohija, soprattutto a Foggia, Lecce, Altamura e Brindisi. Il loro passaggio dall’equilibrio psicoambientale del seminomadismo allo squilibrio dei campi recintati e delle case popolari nelle città è spesso traumatico per loro, che essenzialmente sono divisi in tre gruppi: nomadi, seminomadi e sedentari. Il nome Rom secondo me non è una scelta felice. Questa parola della loro lingua vuol dire “uomo”, termine generico che assomiglia troppo all’ “hey man” americano. Cioè, un saluto a nessuno. Un saluto senz’anima. Questo cambiamento del nome fatto artificialmente non cambia nulla nella vita degli zingari. È solo un trucco della società moderna che tende alla superficialità, è solo “il vestito nuovo del re” oppure come canta il nostro poeta Brana Crncevic:
ora Rom, che invenzione stolta!
Ma ciò non m’interessa affatto.
Rimasi ciò che sono sempre stato.
La disoccupazione e la povertà, calamità endemiche per la popolazione Rom, affliggono in particolare le donne, la cui aspettativa di vita media è di 48 anni! Tra i Rom sono pochi quelli che hanno ricevuto l'istruzione superiore. Tuttavia, la situazione sta cambiando in meglio e ci sono sempre più membri importanti della società tra i Rom.
Gelem, Gelem è l'inno del popolo Rom, adottato ufficialmente al primo Congresso Mondiale Rom svoltosi a Londra nel 1971. È stato composto, nella sua forma ufficiale, dal musicista serbo Zarko Jovanović, che scrisse il testo in lingua romaní adattandolo a una melodia tradizionale. Nel brano sono presenti riferimenti al Porajmos, lo sterminio di Rom e Sinti perpetrato dai nazisti, precisamente dagli Schutzstaffel, la Legione Nera.
Associare gli zingari alla musica è pressoché scontato. La loro cultura è inseparabile dalla musica magica che creano. I loro più illustri musicisti vivono in Russia, Ungheria, Romania, Serbia, Spagna... Il flamenco, considerato musica e danza nazionali spagnole, è di origine rom. I Rom sono i migliori con i tamburelli in Ungheria e in Vojvodina, provincia serba del nord confinante con l’Ungheria, con i violini in Romania, senza parlare dei suonatori di tromba nel sud della Serbia.
Мolti sono i personaggi famosi Rom, che non solo non hanno nascosto la loro origine, ma l’hanno rimarcata con orgoglio: Django Reinhard, primo musicista jazz europeo di origini Rom; Pablo Picasso, che dichiarava orgogliosamente di essere un Rom); Jul Brinner, la cui nonna materna era una Rom russa, presidentessa onoraria dell’Associazione mondiale dei Rom fino alla fine della sua vita, nel 1985; Tyson Fury, Rom irlandese, campione del mondo di boxe; l’attore inglese di fama mondiale Michael Caine, insignito di alte onorificenze britanniche e straniere, era di etnia rom romanichael, come Charlie Chaplin, nato a Smetwick, vicino a Birmingham, nello stesso insediamento di roulotte rom dove era nata sua madre; la famosissima attrice Rita Hayworth, nata come Margarita Carmen Cancino, figlia di un Rom spagnolo. In Serbia i Rom sono conosciuti soprattutto nel mondo della musica: Saban Bajramovic, Esma Redzepova, Usnia Redzepova, Jay Ramadanovski, Boban Markovic. La cantante lirica serba di etnia Rom Natasa Tasic Knezevic ha descritto gli stereotipi che accompagnano i Rom: “All'estero, mi presentano come un'artista, non una donna rom, anche se sono una donna rom”. Gli zingari si chiamano tra loro con l’appellativo di fratello e sorella.
In Serbia i Rom, i nostri fratelli Zingari, sono rispettati e amati. Lo affermano loro stessi. Non c’è alcuna discriminazione o isolamento. Loro hanno pregi e difetti, come noi serbi, dunque nulla che riguardi il colore della pelle o la loro condizione umana e il loro modo di vivere. Loro stessi dicono che la Serbia è il paese in cui sono di casa. Durante l’aggressione illegale hitleriana della NATO alla Serbia nel 1999, quando noi serbi dicevamo d’essere rimasti soli, perché siamo giusti come il nostro Signore Gesù Cristo che rimase solo sulla croce pur essendo un giusto, i Rom di Serbia ci hanno rivolto un messaggio: “Serbi, non siete soli, noi Zingari siamo con voi!”
Un atto di umanità e di senso di giustizia ignorato dalla cosiddetta comunità internazionale in cui i Rom, gli Zingari, sono gente di grado inferiore.
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