sabato 26 novembre 2022

Sabato 26 novembre 2022: Contro la violenza sulle donne: ieri, oggi, ancora...

Non scrivo su questo argomento già trattato ieri, ampiamente e intensamente, da tanti amici poeti. Mi limito, pertanto, a mettere insieme le loro voci perché il nostro grido sia un urlo di dolore e ribellione, nonché di ri-costruzione di ogni “IO” ferito, offeso, mutilato ma mai distrutto o annientato. Si può e si deve sempre ri-nascere.

E parto dalla splendida silloge poetica, ancora inedita, di Roberta Lipparini dal titolo La lavanda dell’orco, decisamente in tema: Quando lui morirà (il mio mostro, l’aguzzino) cosa accadrà al mio cuore?/ Cosa rimarrà di me, che di quell'orrore mi sono data forma e nome?/ Si spegnerà la mia anima?/  Cesseranno le grida, le parole tenerissime, gli insulti strazianti?/  A che nuovo tempo mi potrò battezzare? A quale senso?/

Quanta parte di me si porterà via?/  Di quale vuoto mi lascerà orfana?/ Cosa accadrà quando morirà il mio orco?/  Il mio grande dolore, il mio fiato/ il mio sangue versato, il mio perpetuo addio/ il mio passo malato, il mio essere... io

Ed ecco gli intensissimi versi di Mattia Cattaneo, di cui conosciamo la sensibilità e la grande forza aggregante (“Contro la violenza sulle donne”):

con i tessuti slegati/ e la polvere sui gomiti/ una barca rissa in mezzo/ all’oceano del pianto// non sono una delle tante/ una di quelle che ha fatto le scale con il mento/ ma sono una e per ognuna/ a cui è stato schiaffeggiato il disprezzo/ le mani a forma di fendente// il corridoio l’ho visto tutto e ho sentito il peso inutile di un bacio malato/ un’intera costellazione di spine/ sulla quale stendere un velo bianco/ davanti alle tue menzogne// la finestra sbatte/ ho chiuso i conti col dolore:/ mi rimane un po’ di tempo per appoggiare/ le mani/sugli occhi che conoscevo

Di Anna Mininno ecco un alternarsi di prose e di poesie di questi ultimi anni. Segno di una tematica che le sta profondamente a cuore:

Sfumature/ piccole cose/ a latere/ dicono che/ non muti il tiro/ - retaggio/ incastonato/ nella testa tua/ ancestrale -/ Ma nel baillamme/ del tuo cuore/ sarò io/ la scheggia tua/ costante/ che chiamerai Impazzita (25 novembre 2018)

Una giornata scomoda per molti, semmai si riuscisse a pensare che il male è sempre a monte. Cerchiamo di non intasare il tutto di luoghi comuni, o di sterile retorica, ed educhiamo educhiamo educhiamo, dal concepimento in avanti senza sosta o deroghe, che non esiste differenza di genere ma solo di ruoli, che il rispetto è doveroso verso tutti e chiunque e che esso non comporta l’annullamento del sé. Più che i geni o gli ancestrali convincimenti valgono molto di più gli esempi e l’educazione. Ma spesso capita di dimenticarsene! (25 novembre 2019)   

Penso ci sia un difetto di interpretazione. È la donna che con l’uomo genera albe future, unendosi e moltiplicandosi. Ogni deviazione è vilipendio di strafottente e disumana onnipotenza che il mondo deve cancellare. Occhio, dunque, a chi ama possedendo, a chi ha il mal di donna, a chi non sa di rispetto e gentilezza. Occhio a chi non ha e non riconosce amore. Occhio alla vita, diritto inalienabile che Caino non può e non deve toccare (25 novembre 2021)

Giù le mani, voglio crederci ancora!/ *// avanzo di te il senso/ dei giorni già passati/ e lo scotto/ del gioco mai giocato// avanzo di te tutto/ avanzo io di te// avanzo di te i sogni/ in urna di cristallo/ e le carezze/ di fantasie scolpite// avanzo di te// avanzo di te l’aurora/ che porta al tramonto/ per amore/ e solo per amore// in cambio io di te (25 novembre 2022)

Di Maria Concetta Giorgi due poesie molto intense “Finirono” e “Rosso”, anticipate da una breve prosa, molto significativa, che vale la pena leggere:

Per tutte le donne, per tutte quelle che combattono perché sono donne. Per una domanda così banale che non dovremmo farcela: “Perché le donne devono combattere per essere donne?”. Siamo un ostacolo per chi?

Rosso

Sangue sul palmo delle mani/ sui muri dipinti dal sangue./ Rosso di un tempo deciso/ dalla divisa di un combattente./ Rosso aspro, brillante e porpora/ rosso violento in una roccia carsica./ Rosso che se duro/ in un giorno di dolore./ Rosso che scolora/ quando al tramonto il sole/ perde e piange/ di rosso.

Finirono

Finirono quei giorni/ finì tutto/ non sapevamo più chi fossero gli uomini/ eravamo il capriccio dei senza senso/ il tempo dei finiti/ volevamo rubare le ore/ correre l’amore/ volevamo i passi./ Non c’erano storie a concludere i nostri pensieri/ c’era quello che non avremmo mai voluto/ la solitudine insopportabile/ la perdita dei confini sui muretti a secco/ la divinità spenta dei nostri corpi. (25 novembre 2022)

Di Angela Strippoli una poesia molto amara, molto vera, molto sua. Imperdibile:

Tutti i giorni/ Io non ti perdono//Non posso// Non voglio// Se quel giorno/ Se quel giorno avessi urlato/ Forse/ Avrei potuto// Se avesse urlato mia madre/ Forse/ Ti avrei perdonato// Ci saremmo salvati insieme// Se urlasse oggi, mia figlia/ Se si ribellasse allo schifo/ Piuttosto che sguazzarci dentro/ Forse ti perdonerei// Forse// Da queste ceneri/ non perdono/ Non c’è stella in questo universo che perdona// Non posso/ Non voglio// Sono il fantasma che toglie il sonno/ Sono la stella che vola alto/ Sono gravida di tutte le donne morte/ Sono incinta di mia madre, di mia figlia e di me, pure// Sono morta che avevo cinque, sei anni/ Mio fratello pure/ e mia figlia è nata vittima/Poi/ Carnefice/ Mia madre, non è mai nata// Non perdono/ Non posso// Offenderei Dio

Di Mariateresa Bari “La terra chinavi”, intrisa di dolcezza e di sogno fino al triste risveglio dell’alba:

Quando sui tuoi petali/ fiatavo sublime/ capolavori immaginavo per te/ altezze da difendere/ chiome da accarezzare// Tu ramificavi nel grave/ il suono del tuo dolore/ plumbeo il latte/ al seno della mia notte// E la terra chinavi al silenzio

Di Raffaella Leone una poesia mista a prosa poetica: stupende nella loro amara intensa verità:

Zitta zitta devi stare zitta// Ferma ferma devi stare ferma mentre ti divoro il cuore ti sego le ali interrompo la tua corsa spacco il tuo respiro pugnalo il tuo pensiero// Non gridare nessuno ti sente mentre ti uccido per sempre.// Resta immobile sull’asfalto laveranno il tuo sangue e dimenticheranno.// Io verrò a piangere dietro la tua porta avrò le mani di rose e tornerò di nuovo e di nuovo ancora perché tu non gridi, stai zitta, pieghi la testa, stai ferma, mentre io ho ancora tempo per divorarti il cuore.// Mai più zitte// Mai più ferme// Mai più in silenzio

 Come è facile notare è soprattutto sulla pelle delle donne che striscia il dolore come serpe velenosa e crudele. Gli uomini sono pochi e sono quelli che hanno una sensibilità femminile che li connota nella veste di poeti e di artisti a tutto tondo. Per fortuna, esistono. E sono la nostra luce. Il nostro conforto. Io mi fermo qui per oggi. Depositando queste testimonianze tra le mani di tutte le donne tradite da “malato amore”, ma anche di tutte le donne che sanno apprezzare i loro uomini che hanno la forza e il coraggio di amare. Eccone almeno tre: Mattia, Michele e Giovanni, ma sono sicuramente molti di più. Ricordiamocelo! Io potrei citare mio figlio Giuliano Leone, e i miei generi: Peppino Piacente e Riccardo Pinna.

Mi ritengo davvero fortunata. Sono loro che, al di là del 25 novembre, mi danno la forza di non recriminare su ciò che mi manca, ma di apprezzare immensamente quello che ho ricevuto in dono dalla vita…

Assumerò sogni disoccupati/ voragini di presenze/ per averti al mio fianco sempre (Michele Carniel)

Mio fiore, piccola luce. Ti scrivo da questa malinconica pioggia che cade su tutte le cose vive e dentro il mio cuore, anche l’acqua si aggrappa al cielo disperatamente e io sento quel pianto così vicino, quasi dentro i tuoi occhi. Stasera, mio fiore, tra il fumo e le risate, fai aggiungere una sedia, prossima alla tua luce, al tuo odore irrequieto, mia piccola luce. A quanti chiederanno, tu di’ che l’amore è un posto lasciato a chi ci abita l’anima. qualcuno riderà, qualcun altro non farà caso alla luce intorno alle tue parole. Ti scrivo, piccola luce, così tu possa sentire la mia voce percorrere la tua, come il rumore dell’acqua la sete. (28/5)

Altrove è tutti i posti dove ho deciso di attenderti

Noi è la prima persona del verbo amare. (Giovanni Sepe).

Alla prossima. Angela

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