Non scrivo su questo argomento già trattato ieri, ampiamente e intensamente, da tanti amici poeti. Mi limito, pertanto, a mettere insieme le loro voci perché il nostro grido sia un urlo di dolore e ribellione, nonché di ri-costruzione di ogni “IO” ferito, offeso, mutilato ma mai distrutto o annientato. Si può e si deve sempre ri-nascere.
E parto dalla splendida silloge poetica, ancora inedita,
di Roberta Lipparini dal titolo La lavanda
dell’orco, decisamente in tema: Quando lui morirà (il mio
mostro, l’aguzzino) cosa accadrà al mio cuore?/ Cosa rimarrà di me, che di
quell'orrore mi sono data forma e nome?/ Si spegnerà la mia
anima?/ Cesseranno le grida, le parole tenerissime, gli insulti
strazianti?/ A che nuovo tempo mi potrò battezzare? A quale senso?/
Quanta parte di me si porterà via?/ Di quale
vuoto mi lascerà orfana?/ Cosa accadrà quando morirà il mio
orco?/ Il mio grande dolore, il mio fiato/ il mio sangue
versato, il mio perpetuo addio/ il mio passo malato, il mio essere... io
Ed ecco gli intensissimi versi di Mattia
Cattaneo, di cui conosciamo la sensibilità e la grande forza
aggregante (“Contro la violenza sulle donne”):
con i tessuti slegati/ e la polvere sui gomiti/ una barca
rissa in mezzo/ all’oceano del pianto// non sono una delle tante/ una di quelle
che ha fatto le scale con il mento/ ma sono una e per ognuna/ a cui è stato
schiaffeggiato il disprezzo/ le mani a forma di fendente// il corridoio l’ho
visto tutto e ho sentito il peso inutile di un bacio malato/ un’intera
costellazione di spine/ sulla quale stendere un velo bianco/ davanti alle tue
menzogne// la finestra sbatte/ ho chiuso i conti col dolore:/ mi rimane un po’
di tempo per appoggiare/ le mani/sugli occhi che conoscevo
Di Anna Mininno ecco un alternarsi di prose
e di poesie di questi ultimi anni. Segno di una tematica che le sta
profondamente a cuore:
Sfumature/ piccole cose/ a latere/ dicono che/ non muti
il tiro/ - retaggio/ incastonato/ nella testa tua/ ancestrale -/ Ma nel
baillamme/ del tuo cuore/ sarò io/ la scheggia tua/ costante/ che chiamerai
Impazzita (25 novembre 2018)
Una giornata scomoda per molti, semmai si riuscisse a
pensare che il male è sempre a monte. Cerchiamo di non intasare il tutto di
luoghi comuni, o di sterile retorica, ed educhiamo educhiamo educhiamo, dal
concepimento in avanti senza sosta o deroghe, che non esiste differenza di
genere ma solo di ruoli, che il rispetto è doveroso verso tutti e chiunque e
che esso non comporta l’annullamento del sé. Più che i geni o gli ancestrali
convincimenti valgono molto di più gli esempi e l’educazione. Ma spesso capita
di dimenticarsene! (25 novembre 2019)
Penso ci sia un difetto di interpretazione. È la donna
che con l’uomo genera albe future, unendosi e moltiplicandosi. Ogni deviazione
è vilipendio di strafottente e disumana onnipotenza che il mondo deve
cancellare. Occhio, dunque, a chi ama possedendo, a chi ha il mal di donna, a
chi non sa di rispetto e gentilezza. Occhio a chi non ha e non riconosce amore.
Occhio alla vita, diritto inalienabile che Caino non può e non deve
toccare (25 novembre 2021)
Giù le mani, voglio crederci ancora!/ *// avanzo di te il
senso/ dei giorni già passati/ e lo scotto/ del gioco mai giocato// avanzo di
te tutto/ avanzo io di te// avanzo di te i sogni/ in urna di cristallo/ e le
carezze/ di fantasie scolpite// avanzo di te// avanzo di te l’aurora/ che porta
al tramonto/ per amore/ e solo per amore// in cambio io di te (25
novembre 2022)
Di Maria Concetta Giorgi due poesie molto
intense “Finirono” e “Rosso”, anticipate da una breve prosa, molto
significativa, che vale la pena leggere:
Per tutte le donne, per tutte quelle che combattono
perché sono donne. Per una domanda così banale che non dovremmo farcela:
“Perché le donne devono combattere per essere donne?”. Siamo un ostacolo per
chi?
Rosso
Sangue sul palmo delle mani/ sui muri dipinti dal
sangue./ Rosso di un tempo deciso/ dalla divisa di un combattente./ Rosso
aspro, brillante e porpora/ rosso violento in una roccia carsica./ Rosso che se
duro/ in un giorno di dolore./ Rosso che scolora/ quando al tramonto il sole/
perde e piange/ di rosso.
Finirono
Finirono quei giorni/ finì tutto/ non sapevamo più chi
fossero gli uomini/ eravamo il capriccio dei senza senso/ il tempo dei finiti/
volevamo rubare le ore/ correre l’amore/ volevamo i passi./ Non c’erano storie
a concludere i nostri pensieri/ c’era quello che non avremmo mai voluto/ la
solitudine insopportabile/ la perdita dei confini sui muretti a secco/ la
divinità spenta dei nostri corpi. (25 novembre 2022)
Di Angela Strippoli una poesia molto amara,
molto vera, molto sua. Imperdibile:
Tutti i giorni/ Io non ti perdono//Non posso// Non
voglio// Se quel giorno/ Se quel giorno avessi urlato/ Forse/ Avrei potuto// Se
avesse urlato mia madre/ Forse/ Ti avrei perdonato// Ci saremmo salvati
insieme// Se urlasse oggi, mia figlia/ Se si ribellasse allo schifo/ Piuttosto
che sguazzarci dentro/ Forse ti perdonerei// Forse// Da queste ceneri/ non
perdono/ Non c’è stella in questo universo che perdona// Non posso/ Non
voglio// Sono il fantasma che toglie il sonno/ Sono la stella che vola alto/
Sono gravida di tutte le donne morte/ Sono incinta di mia madre, di mia figlia
e di me, pure// Sono morta che avevo cinque, sei anni/ Mio fratello pure/ e mia
figlia è nata vittima/Poi/ Carnefice/ Mia madre, non è mai nata// Non perdono/
Non posso// Offenderei Dio
Di Mariateresa Bari “La terra chinavi”,
intrisa di dolcezza e di sogno fino al triste risveglio dell’alba:
Quando sui tuoi petali/ fiatavo sublime/ capolavori
immaginavo per te/ altezze da difendere/ chiome da accarezzare// Tu ramificavi
nel grave/ il suono del tuo dolore/ plumbeo il latte/ al seno della mia notte//
E la terra chinavi al silenzio
Di Raffaella Leone una poesia mista a prosa
poetica: stupende nella loro amara intensa verità:
Zitta zitta devi stare zitta// Ferma ferma devi stare
ferma mentre ti divoro il cuore ti sego le ali interrompo la tua corsa spacco
il tuo respiro pugnalo il tuo pensiero// Non gridare nessuno ti sente mentre ti
uccido per sempre.// Resta immobile sull’asfalto laveranno il tuo sangue e
dimenticheranno.// Io verrò a piangere dietro la tua porta avrò le mani di rose
e tornerò di nuovo e di nuovo ancora perché tu non gridi, stai zitta, pieghi la
testa, stai ferma, mentre io ho ancora tempo per divorarti il cuore.// Mai più
zitte// Mai più ferme// Mai più in silenzio
Come è facile notare è soprattutto sulla pelle delle
donne che striscia il dolore come serpe velenosa e crudele. Gli uomini sono
pochi e sono quelli che hanno una sensibilità femminile che li connota nella
veste di poeti e di artisti a tutto tondo. Per fortuna, esistono. E sono la
nostra luce. Il nostro conforto. Io mi fermo qui per oggi. Depositando queste
testimonianze tra le mani di tutte le donne tradite da “malato amore”, ma anche
di tutte le donne che sanno apprezzare i loro uomini che hanno la forza e il coraggio
di amare. Eccone almeno tre: Mattia, Michele e Giovanni, ma sono
sicuramente molti di più. Ricordiamocelo! Io potrei citare mio figlio Giuliano
Leone, e i miei generi: Peppino Piacente e Riccardo
Pinna.
Mi ritengo davvero fortunata. Sono loro che, al di là del 25
novembre, mi danno la forza di non recriminare su ciò che mi manca, ma di
apprezzare immensamente quello che ho ricevuto in dono dalla vita…
Assumerò sogni disoccupati/ voragini di presenze/ per
averti al mio fianco sempre (Michele Carniel)
Mio fiore, piccola luce. Ti scrivo da questa malinconica
pioggia che cade su tutte le cose vive e dentro il mio cuore, anche l’acqua si
aggrappa al cielo disperatamente e io sento quel pianto così vicino, quasi
dentro i tuoi occhi. Stasera, mio fiore, tra il fumo e le risate, fai
aggiungere una sedia, prossima alla tua luce, al tuo odore irrequieto, mia
piccola luce. A quanti chiederanno, tu di’ che l’amore è un posto lasciato a
chi ci abita l’anima. qualcuno riderà, qualcun altro non farà caso alla luce intorno
alle tue parole. Ti scrivo, piccola luce, così tu possa sentire la mia voce
percorrere la tua, come il rumore dell’acqua la sete. (28/5)
Altrove è tutti i posti dove ho deciso di attenderti
Noi è la prima persona del verbo amare. (Giovanni
Sepe).
Alla prossima. Angela
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