“Quando la gioia accade/"Quando la gioia accade/fatecelo sapere/quando esplode nel cielo/un fragore di stelle/a migliaia..."
Sono versi dell'amata Desanka
Maximovic, la più grande e compianta poetessa serba, più volte incontrata in
Italia e in Serbia. Ultranovantenne, parlava ancora d'amore come una ragazzina
innamorata dei suoi vent'anni. E incitava poeti scrittori e giornalisti a dare
notizia al mondo della gioia e dell'amore, più che della guerra e del dolore
per superare sempre l'una e l'altro.
Anch'io a ottant'anni sento
una gioia nuova che mi vibra nel cuore e di cui oggi voglio parlare.
Mi sono sentita avvolta
d'affetto come sempre e come non mai nel giorno del mio compleanno.
E sì, desidero parlarne per
poter ancora una volta dire "grazie alla vita" e a quanti hanno
condiviso con me il gioioso accadimento: festeggiare i miei sogni ancora
intatti.
La mia immensa gratitudine va innanzitutto
ai miei figli, i miei generi e i miei nipoti che hanno voluto tradurre in
realtà questi sogni a mia insaputa come carezze d'anima.
La mia grandissima gioia e
profonda gratitudine anche nel sentirmi circondata da tanti parenti e amici
venuti anche da lontano per donarmi amore a piene mani, rendendomi felice.
FELICE!!!
E qui, da oggi, desidero
ricordare tutti, proprio tutti, uno per uno, perché... "quando la gioia
accade..." è bene raccontarla.
Anche per dire semplicemente
ma urgentemente GRAZIE!
E così vado a incominciare: in
primis, comunque, sento l’urgenza affettiva di ringraziare Peppino, mio genero,
per il suo filiale affetto che lo porta da anni a prendersi cura di me e della
mia salute, e che, di volta in volta, ha fortemente voluto organizzare i miei
vari compleanni con memorabili megafeste, di cui un giorno, se ci sarà tempo,
scriverò per i miei adorati nipoti, Nicola e Anna Paola, perché non se ne perda
memoria. Lo ha sempre affiancato nell’ardua impresa Raffaella, ma questa volta
con i loro due ragazzi. Una vera e propria carboneria, per evitare il benché
minimo trapelamento dell’amorosa/amorevole avventura.
A questi quattro prodi e angeli
custodi hanno fatto eco i miei figli “romani”, Ombretta con Riccardo, Giuliano
con Viviana, e Daniela, che hanno tradotto le loro stupende idee di tangibile
amore in un “Quadro fotografico della famiglia negli ultimi quarant’anni”
(bellissima e faticosissima opera di Ombretta con Riccardo), e con deliziosi
video rammemoranti i miei tanti lustri di sposa, mamma, grafomane impenitente
con penna poetica incorporata (Ombretta e Daniela). E, in più, un ironico e
tenero video di mio figlio Giuliano, che ha sfruttato i suoi amici famosi
(addirittura Luca Argentero) per un insolito, divertito e divertente augurio di
compleanno.
Intanto, l’evento, programmato
nei minimi dettagli, da Peppino, si è trasformato, per sua volontà, in un vero
e proprio viaggio della memoria, andando a ritroso nel tempo, come hanno
evidenziato concretamente e metaforicamente le quattro torte di compleanno in
andata e ritorno: i vent’anni con i versi di Neruda; i quaranta, con una frase
famosa di Pirandello; i sessanta, con un’ode alla vita sempre di Neruda; gli
ottanta ancora Neruda, con inversione di marcia. In pratica sono tornata ai
miei vent’anni e ai tanti anni da vivere ancora. Per giungere almeno a cento,
come da sempre mi riprometto, tenacemente, coraggiosamente, stupendamente
incosciente e folle. Di quella incoscienza e follia che adoro e che nessuno può
cancellare tra mente, cuore, anima, cielo, mare, azzurrità di una meta che si
smemora di allegria e magia. inconsistente. Come di notte ho scritto:
Nel sogno dell'alba
lanterne di rosse ciliegie
accesero il mare
e sonnolente barche
sorpresero la luna
a navigare sulle bianche ali
del veliero a un passo dal
cielo.
Sorridono papaveri nel
giardino
a me che strinsi patti d'amore
tra parole da dire per
lasciare
un segno sulla pelle degli
anni
un segno di follia appena
sull'albero della cuccagna
dove salire con passi di festa
e un solo cuore
prima di lasciare la scena
ai sognatori e ai giocolieri
prima che la musica irrompa
di felicità e inondi la
lacrima
di un sorriso lasciato a metà
Metà strada tra ieri e oggi
sorprendendo ogni nuovo domani
con mani di nuvole...
Sarò carezza per ogni giorno
già vissuto da vivere
(nei palmi aperti sarò
racconto
di lontana nostalgia)
E, infatti, ecco il primo step
del viaggio: la festa tra la notte di venerdì 27 e l’alba di sabato 28. Mi
avete fatto sognare e per una notte ho avuto solo vent'anni con tutto il vostro
tangibile Amore ricambiato...
GRAZIE a tutti i presenti, agli
assenti, a quelli che sono ali di Luce nel cuore.
Grazie anche ad Antonio Saracino,
proprietario della masseria che ci ha ospitato, riservandoci in esclusiva il
locale interno per gli ampi spazi che offre, una cena che ritengo abbia
sostituito egregiamente il solito buffet, e i suoi sentiti e commossi auguri,
prima di andar via. Come solo i veri, grandi amici sanno fare.
Il secondo step è tutto da raccontare: sabato mattina, 28 maggio, giorno effettivo del mio compleanno, dopo la colazione con tutti i miei figli in giardino, tutti mi hanno sollecitato a mettere quattro passi per entrare dall’altro cancello per vedere ancora le “mie” rose fiorite. L’invito mi aveva sorpreso, ma data l’insistenza ci sono andata. E qui l’altra indescrivibile, commovente sorpresa non solo delle rose ma soprattutto di un grande albero di magnolia, piantato nottetempo con la complicità di Pasquale, il nostro operaio tuttofare, e tanto di gru e di carro attrezzi, in un angolo del giardino dove prima svettava una quercia poi, per la siccità, appassita con mio grande dispiacere. Ebbene, da una idea di Ombretta, immediatamente abbracciata da figli, generi, nipoti, ancora una volta in combutta tra loro, la magnolia, chiamata “Magnolina” era là davanti ai miei occhi stupiti, commossi, trasognati… in ricordo di una magnolia da me tanto amata del minuscolo cortile della “Casa delle fate” (con tanto di tetto rosso a punta e persiane verdi alle finestre e tanto bianco bugnato alle pareti esterne con una scala che portava dal pianterreno al primo piano), nostra sognante dimora estiva nel Salento per oltre un decennio, e con una motivazione bellissima letta da Raffaella: l’albero, simbolo di rigenerazione e del perenne rinnovarsi della natura, del fluire della vita di generazione in generazione. E, cosa meravigliosa da sottolineare: dalla finestrella della camera da letto-studio che condivido con Anna Paola, dalla mia scrivania posso vedere il trionfo della natura, dell’amore e del profumo fisico e simbolico della splendida Magnolia, che avrà per sempre il mio nome. Insomma, mi hanno assicurato fissa dimora nel luogo di ogni mio giorno vissuto e ancora (spero) da vivere. Finché Dio vorrà…
A domani. Angela Angelina Lina
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