lunedì 6 giugno 2022

Lunedì 6 maggio 2022: 80 sogni vissuti con circa 80 amici e parenti dai 20 agli 80 anni...

Probabilmente penserete di me che sono affetta da un narcisismo spaventoso, visto che da una settimana non faccio altro che scrivere della festa dei miei 80 anni camuffati per sogni condivisi. Certo, e chi osa darvi torto! Mea culpa! Ma permettetemi di spezzare una lancia in mio favore. 80 anni o sogni non sono bruscolini, ma esperienze vissute, gioie e dolori attraversati, disperazioni affrontate e speranze imbastite quotidianamente per non naufragare. E le parole dette e non dette, le confidenze e le risate, le lacrime nascoste e i sorrisi esibiti, le nuove vite a illuminare il mondo e le prime perdite ad oscurarlo. E tutto questo e tanto altro ancora, mio e di quanti degli 80 invitati hanno accettato l’invito di Peppino e Raffaella felici di esserci formano un cielo/mare di storie, di sentimenti, di emozioni che vale la pena raccontare, per me che amo leggere, scrivere, sognare. Che amo stare con gli altri in uno scambio senza fine di dare e ricevere amore e questo spero che si evinca da ogni mio gesto, ogni mia parola, da ogni mio verso. E non servono più arringhe per discolparmi. Basta la gioia provata in una condivisione corale che ancora mi riempie il cuore. E le quasi 80 voci vanno festeggiate ad una ad una, perché innalzano un inno all’amicizia, alla vita, alla bellezza dello stare insieme che si fa preghiera, ringraziamento, gratitudine. E questo è alla fine quello che conta nel dono reciproco di ESSERCI. Al di là di tutte le nostre inevitabili e salutari contraddizioni, che sono esse stesse la nostra stessa giustificazione di esistere e di desiderare di essere migliori, di trasformare il mondo, di non avere paura del futuro. Insieme è possibile. E INSIEME è una parola magica per imparare a VIVERE per sé e per gli altri.

E, allora, riprendo a raccontare e lo faccio parlando del mio prezioso e carissimo amico Giuseppe Tricarico, il nostro bravissimo fotografo-filosofo, che continua a sorprendermi e a stupirmi con i suoi scatti, i suoi pensieri, la sua luce visionaria e reale, le sue misteriose sospensioni nei cieli di ogni possibile bellezza che chiamiamo Arte. Il dono di Giuseppe con la sua presenza, le sue meravigliose orchidee, il suo scrigno prezioso, di cui parla nella seguente elegantissima, raffinata lettera per scrittura, grafia e contenuto, è immenso: Cara Angela, ho pensato di rilegare questo - permettimi - scrigno, composti di ottanta pagine di fine avorio, racchiuse in una delicatissima velina color carta da zucchero, come invito a fissare una considerazione e una fotografia che ti ritrae per ciascuna delle ultime ottanta evoluzioni del nostro pianeta intorno al Sole. Ritengo possa essere un modo per cominciar a testimoniare, a nostro beneficio, l’inarrestabile evoluzione intellettiva e spirituale da cui è sgorgata l’inimitabile, profonda e ricamata poetica che distingue la tua penna, il tuo flusso creativo. Prima della velina color carta da zucchero, ho impaginato un foglio bianco ad aprire e chiudere… anzi!, riaprire il quaderno per rammentare che la tua vita, appena venuta alla luce, era tutta da scrivere, esattamente come devi continuare a considerarla. Fogliobianco, quindi, quale stimolo progettuale, perché il meglio è sempre da venire, perché la vita riesce a sorprenderci soltanto se l’accogliamo con crescente curiosità e infinita meraviglia. Con tutto l’affetto che posso, Giuseppe Tricarico. Minervino Murge, lì 27 maggio 2022

A questa lettera senza aggettivi perché tutti li comprende per profondità, delicatezza, amore; una lettera in cui ogni termine è appropriato, ogni virgola ha una sua ragione d’essere, ogni spazio un suo silenzioso richiamo ad altro e ad altro ancora, mi spinge immediatamente a pensare con rammarico che è stato un peccato non aver l’altra sera mostrato il prezioso “scrigno”, evidenziato sul monitor questa ineguagliabile lettera che Giuseppe avrebbe dovuto leggere al microfono per condividere con tutti così sfolgorante splendore. Ma non c’è stato il tempo divorato da tante sorprese e tanto fervore di interventi, tutti degni di nota, di una emozione, di un applauso. Peccato! Ma, comunque, la prima e forse fondamentale risposta a Giuseppe l’ho trovata nelle parole di Christian Bobin, lo scrittore francese molto amato “per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce chi legge agli aspetti fondanti dell’esistenza”, scritte in quarta di copertina del suo libro Mozart e la pioggia, dono stupendo della mia amatissima Francesca Pice: Scrivere è un modo/ di rispondere alla vita./ Abbiamo sempre bisogno/ di rispondere a un dono/ con un altro dono,/ non per sdebitarci,/ ma per continuare/ a donare e ricevere/ senza fine.

Sì, per me, e per tanti come me, venuti alla mia festa, scrivere è un dono da donare a chi me ne ha fatto e mi fa dono “non per sdebitarmi” ma per continuare a “donare e ricevere senza fine”. Ed è quanto ritengo sia accaduto l’altra sera! Con mia/nostra immensa gioia! Grazie, Giuseppe! Grazie a ciascuno dei presenti! Grazie a Christian Bobin e a Francesca! Grazie al Cielo che ci illumina e ci dà vita, calore, conoscenza evolutiva “intellettiva e spirituale”.

E, intanto, Raffaella continua con la sua infaticabile opera di sorprendemi/ sorprenderci. È la volta di Luciana De Palma e Federico Lotito, sposi felici e innamoratissimi. Anche della lettura e della scrittura, altra sintonia che tanto li accomuna. Hanno preparato, dietro indicazione di Raffaella, una lettura a due voci di alcune poesie di Primo Leone e mie dal libro per oro e per sempre, voluto intensamente dal team della Secop, a mia insaputa, e pubblicato, qualche anno fa, per festeggiare le nostre (mie e di Primo) nozze d’oro, pur non essendoci più fisicamente il mio sposo con me.

(Il sogno che si rinnova: “per oro e per sempre”

Un libro.

Un nuovo libro per una nuova collana della SECOP edizioni.

Una nuova collana di poesie, “Paralleli poetici”, che vedrà, insolitamente, di volta in volta, due autori raccontarsi a vicenda.

Storie, ricordi, progetti, parole come richiami, come echi d'indaco a colorare di sacralità il respiro poetico, in un incontro/confronto, che li contiene tutti nel bacio di pagine che, solo dischiudendosi come ali di farfalla, rivelano il loro contenuto e il loro splendore.

Un nuovo formato.

Una nuova composizione grafica elegante e armoniosa.

Un titolo che racchiude il mistero del non detto e si fa messaggio dell'istante puro proiettato verso l'eternità.

Un libro, il primo, che tiene a battesimo la collana, dedicato a me e a mio marito, Primo Leone, nel giorno in cui la nostra storia d'amore conta gli anni dell'oro che non conosce tramonti...

Uno scrigno di versi che s'intrecciano e volano nell'abbraccio condiviso di parole, che cantano nelle pagine a specchio di due autori, amanti, ferocemente innamorati come ferocemente sconfitti ma mai arresi.

Un uomo e una donna, che vibrano in sintonia in un richiamo di note senza fine.

Ecco il sogno che si rinnova e si avvera.

È il sogno accarezzato da un editore folle, Peppino Piacente, votato alla poesia.

È una nuova sorprendente Sfida di una Casa Editrice, nata sotto il segno della creatività passione, dell'impegno coraggio, del sogno desiderio). A cominciare da:

Capricorno selvaggio                                                                  Capricorno selvaggio

… e della mia terra tu                                                                    Capricorno Selvaggio

capricorno selvaggio                                                            Sono nato prima di nascere

amasti l’ulivo la vite il fico selvatico                                               Assurdo capricorno

E la rosa…                                                                           Di uno zodiaco senza cielo;

Nella mia terra piantasti                                                                        inseguivo tropici

radici                                                                                            con sangue di ghiaccio

celebrasti la casa l’amore                                                         lungo i confini del vento

portasti il vento dei tuoi mari                                                    che cerca la sua ragione

e bucasti le stelle a primavera                                                           accusando le foglie

t’incatenasti ai sentieri fioriti                                                       di bruciare l’autunno.

del mio cuore in cui fissasti

vessilli di libertà e chiodi di solitudine.

Quanta commozione e quanti ricordi e quanta nostalgia.

Ma Luciana mi riserva un’altra sorpresa personale. Una sua poesia da dedicarmi con i seguenti versi, riconoscibilissimi per stile, forma contenuto da parte di chi ha fatto della poesia e della scrittura una ragione di vita: PER ANGELA 28 maggio 2022: fitte parole le tue/ Reti di trasparenza/ E azzurrità/ Distese sull’infinito/ A coprire la distanza/ Tra un attimo d’estasi/ E il silenzio in cui si acquatta/ il mistero// Senza esitazioni cogli/ Quello che di memoria si nutre/ Come pensiero appuntato/ alle labbra/ Come il profumo dei ciliegi in fiore/ Che ancora s’intreccia/ Ad un gesto d’amore/ Tra i sospiri del tempo/ E gli irrequieti sbuffi del vento Luciana De Palma

 Ed io sono lieta di sottolineare l’essenza concreta eppure legata al sogno, la sonorità ritmico-espressiva, la musicalità di questi suoi versi, fascinosamente permeati di silenzioso apprezzamento verso quell’intuito, quel candore, quella tenerezza materna, che mi fanno antica e nuova, “Come il profumo dei ciliegi in fiore”. Grazie infinite, Luciana! Grazie di cuore, Federico”. Ma grazie anche a Zaccaria Gallo per il suo affettuoso, atteso e direi quasi complice intervento, condiviso con la sua dolce e premurosa consorte Rosanna Nardi. Grazie alla sempre attenta e amabile, con la sua presenza ricca di consonanze del cuore e della mente, Anna Visconti Scaringi, e grazie agli assenti giustificati, ma presenti più che mai nel dono (una collana di delicata bellezza) che hanno voluto condividere con gli altri, e nei puntelli affettivi da anni fissati reciprocamente con chiodi e martello di sapida ironia e di insostituibile empatia nell’anima, che tutto ascolta, accoglie, trattiene, conserva. Mi riferisco alla carinissima, arguta, deliziosa Mariella Medea Sivo e all’eterno Peter Pan ma non troppo, lama affilata di ironia e autoironia che non ferisce mai perché preferisce la battuta fulminea che ti lascia spiazzata (in un atto di com-prensione reciproca), in cui non ci sono mai né vincitori né vinti ma una sorridente stretta di mano. Parlo di Alberto Tarantini. Beffardo, tenero, sincero quant’altri mai.

E anche per oggi il mio racconto-viaggio si ferma qui, per continuare domani. Grazie ancora e sempre. Angela Angelina Lina

  

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